Artigiani di moda: Louis Vuitton
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Artigiani di moda: Louis Vuitton

Quando si parla di lusso nella società contemporanea, pochi marchi possono vantare l’influenza di Louis Vuitton. Come dichiarato dal presidente e ceo del marchio, Micheal Burke: «Fondamentalmente, non si tratta di bagagli, si tratta di innovazione».

Alla fine del 2021, la Maison è apparsa al 13esimo posto nel report di Interbrand sulle aziende di lusso dal più alto valore. Si tratta dell’unica casa di moda a figurare nella top 20 (Chanel e Hermès sono rispettivamente al 22esimo e 23esimo posto, mentre la prima italiana - Gucci - si trova al 33esimo) con una crescita del 16%, per un valore complessivo di 36,766 miliardi di dollari.

Louis Vuitton - che lo scorso anno ha celebrato i 200 anni dalla nascita del suo fondatore - viene fondata a Parigi, nel 1854. Sin dalla sua fondazione, il brand realizza i suoi prodotti interamente a mano. Come si legge nel volume Contemporary Fashion: «Gli artigiani allineano la pelle e la tela, picchiettando uno per uno i minuscoli chiodi e fissando le solide serrature in ottone antiscasso a cinque lettere con una chiave individuale fatta a mano, progettata per consentire al viaggiatore di avere una sola chiave per tutti i suoi o il suo bagaglio. I telai in legno di ogni tronco sono realizzati in pioppo di 30 anni che è stato lasciato asciugare per almeno quattro anni. Ogni baule ha un numero di serie e la realizzazione può richiedere fino a 60 ore e una valigia fino a 15 ore».

Oggi, la storia degli atelier di Louis Vuitton e dei suoi artigiani è diventata un libro. Pubblicato da Assouline, Louis Vuitton Manufactures porta i lettori in un viaggio da Parigi all’Italia, fino a raggiungere il Texas. Con fotografie commissionate in esclusiva, il volume mette in mostra le straordinarie architetture e gli edifici degli atelier Louis Vuitton, insieme agli altrettanto straordinari artigiani che esprimono il loro talento attraverso le creazioni della Maison, portando avanti la tradizione, le tecniche e il savoir-faire del fondatore nel XXI secolo. Louis Vuitton promuove l'idea di un atelier che possa essere luogo di realizzazione e individualità, un luogo dove il savoir-faire possa essere appreso, rispettato e trasmesso, in cui l'innovazione sia alimentata, da artigiani che sfidano abitualmente l'immagine di un laboratorio tradizionale.

Gli atelier di Louis Vuitton abbracciano ogni luogo, dalla Francia a Ginevra (Svizzera), a Fiesso d'Artico (Italia) fino al Texas (USA). I siti di interesse storico o di straordinaria bellezza naturale hanno spesso un laboratorio Louis Vuitton nelle vicinanze: in Normandia, il forte nel mare di Mont Saint Michel può essere visto dall’atelier di Ducey, e a Beaulieu-Sur-Lalon, la struttura inondata di luce, si pone come obiettivo un basso impatto ambientale.

Il giornalista e storico Nicholas Foulkes ha curato l’introduzione del libro, che contiene 350 illustrazioni a colori. Prodotto in francese e inglese, in una tiratura limitata di 500 copie, Louis Vuitton Manufactures è custodito in una scatola di legno di pioppo.

Il suo predecessore, il tomo Louis Vuitton Windows - pubblicato da Assouline nel 2016 - è diventato altamente ambito dagli appassionati di moda, disposti a pagare cifre da capogiro per averlo nella propria collezione.

Un’ennesima conferma dell’iconicità di Louis Vuitton, le cui Nike Air Force 1 Low in Damier Azur - parte dell’ultima collezione dello stilista Virgil Abloh - sono state battute all’asta per 25,3 milioni di dollari (200 lotti). L’asta ha visto il coinvolgimento di un 75% di nuovi acquirenti di cui oltre i due terzi sotto i 40 anni.

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Mariella Baroli