70 anni fa la strage dei "Piccoli Martiri" di Gorla
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70 anni fa la strage dei "Piccoli Martiri" di Gorla

Durante un bombardamento americano su Milano, un errore di collimazione provoca il crollo di una scuola elementare. Muoiono 184 bambini con le loro maestre

Mattina del 20 ottobre 1944: la tragedia della scuola di Gorla si compie in soli 2 minuti: tra le 11,27, quando i bombardieri americani cominciarono a sganciare le bombe e le 11,29, l'attimo in cui una bomba da 500 libbre si infilò nella tromba del scale della scuola elementare "Francesco Crispi".

Quella mattina il cielo era particolarmente terso. Alle 7,58 si alzarono in volo dall'aeroporto di Castelluccio (Foggia) 36 bombardieri pesanti "B-24 Liberator" del 451st Bomb Group dell'USAAF. Il target erano gli stabilimenti della Breda di Sesto S. Giovanni.

I bombardieri arrivano incontrastati sul cielo di Milano poco dopo le 11 e si dividono sopra l'Initial Point per raggiungere gli obiettivi in diverse ondate. Qui succede l'irreparabile. Uno dei gruppi di bombardieri, giunto in ritardo, esce di 15° sud-est rispetto alla rotta prestabilita. Troppo tardi per riallinearsi. Dalla quota di circa 6,600 metri le pance dei bombardieri vomitano il loro carico di morte sui quartieri popolari di Gorla e Precotto.

Ore 11,24. Via Fratelli Pozzi, Gorla. Nella scuola elementare "Francesco Crispi" sono presenti circa 200 alunni, le maestre e il personale ausiliario. Si sente suonare l'allarme antiaereo, che fu dato in estremo ritardo e cioè quando gli aerei erano già su Milano. Alle 11,27 dai vani bomba dei B-24 piovono le bombe. In due minuti i primi ordigni giungono al suolo. E'l' inferno. La scuola Crispi è uno tra i primi edifici colpiti. Una bomba da 226 kg si infila nel vano scale, mentre gli alunni e le maestre stanno ancora scendendo nel rifugio, senza possibilità di scampo.

Consolidated B-24 "Liberator" del 451st Bomb Group, quello che effettuò il bombardamento del 20 ottobre su Gorla e Precotto.

Ricorda Graziella Ghisalberti Savoia, una delle alunne della scuola Crispi scampata alla tragedia:  "Mi trovavo nella scuola poco prima delle 11.30, quasi al termine della giornata scolastica. Non ero in classe, venivo dalla segreteria dove ero stata premiata per una pagina di calligrafia. Suonò il grande allarme appena prima della fine delle lezioni, così ci dissero di fare le cartelle". 

Graziella è in strada, davanti alla scuola. Proprio dove oggi sorge il monumento-ossario, scorge gli aerei nel cielo brillare nella loro livrea d'argento. Vede nettamente i grappoli di bombe cadere dal cielo azzurro di ottobre. E'un attimo. Le maestre sulla porta della scuola decidono di non farla rientrare, dato che il bombardamento è in corso. Graziella corre lungo la via Fratelli Pozzi verso Viale Monza. D'un tratto crolla a terra di fronte ad un portone. Viene trascinata all'interno dove volano vetri e calcinacci per lo spostamento d'aria. Poi i lunghi minuti con la cartella sulla testa, per ripararsi. Ed i colori che si fanno irreali attorno a sè. Raggiungerà più tardi la madre al negozio di famiglia, sul Viale Monza, passando tra mucchi di macerie.

Il postino, gli operai delle fabbriche
Non si è ancora resa conto del fatto che la sua scuola, crollata, ha inghiottito i suoi compagni, le maestre, gli assistenti. Non sa che nel crollo ha perso il cuginetto Edoardo e tanti compagni del quartiere, devastato dalle 342 bombe sganciate dai B-24. 

Poco dopo quanto è successo viene alla luce. Giungono i primi soccorritori tra cui dei genitori di alcuni bambini sepolti dalle macerie. Il postino, gli operai delle fabbriche. E le madri, alla ricerca disperata dei figli. Poi un altro crollo si porta via le vite di tanti soccorritori e di mamme con altri figli. Si salvano davvero in pochi. Alcuni perché non erano semplicemente andati a scuola o avevano bigiato data la bella giornata. Altri per una serie di circostanze fortunate. Tre alunni nella scuola furono salvati da un armadio che li aveva riparati. Poco prima guardavano dalla finestra i bombardieri e con l'ingenuità fantastica dei bambini dicevano tra loro che gli aerei stavano sganciando "palloncini" oppure "caramelle".

Infine lo strazio del recupero dalle macerie e i funerali delle vittime, in  una città ferita da un bombardamento che quel giorno costò oltre 600 vite civili. E pensare, come ricorda Graziella Ghisalberti, che ci avevano fatto rientrare a scuola a Milano perché ci dicevano "tanto, ormai, la guerra è finita". 

Per 184 bambini e per le loro maestre era finita la vita. Per le testimoni come la signora Ghisalberti la vita è anche raccontarci la storia della scuola di Gorla, perché non venga mai dimenticata.

Gorla, 70 dopo


20 ottobre 2014: i fiori della Pace.

Alle commemorazioni che si sono svolte a Gorla il 20 ottobre 2014, è accaduto quello che mancava da 70 anni: la visita di un cittadino statunitense, anche se in forma privata, spezza il doloroso e lungo silenzio da oltreoceano. Robert Bloomhoff, cittadino di Seattle da poco in Italia come insegnante d'inglese e appassionato di storia contemporanea, è venuto da poco a conoscenza della tragedia della scuola di Gorla. Non ci pensa molto e lunedì 20 ottobre è di fronte al monumento-ossario dei Piccoli Martiri con un grande mazzo di fiori. Vorrebbe posarli ai piedi del monumento, ma poi preferisce porgerli alla signora Graziella Ghisalberti, testimone in questo articolo. Forse da oggi qualcosa è cambiato e un pizzico di pace il signor Bloomhoff lo ha regalato ieri ai 184 bambini e alle maestre scomparse quel lontano 20 ottobre del 1944. I fiori, ai bimbi di Gorla, li porgerà la signora Graziella. E a lei i fiori piacciono molto.

Robert Bloomhuff con Graziella Ghisalberti sotto il monumento dei Piccoli Martiri di Gorla il 20 ottobre 2014.Courtesy Armando Savoia

La strage di Gorla- 20 ottobre 1944

Fotografia aerea dell'incursione sulla Breda del 20 ottobre 1944. La linea rossa indica la rotta dei bombardieri che sganciarono su Gorla, fuori rotta di 15 gradi sud-est.

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Edoardo Frittoli