5 libri da Premio Nobel
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5 libri da Premio Nobel

Da Patrick Modiano a Herta Müller, buone letture per concludere il 2014 (e cominciare bene il 2015)

Patrick Modiano, "Nel caffè della gioventù perduta"

Nel caffé della gioventù perduta (Einaudi) è un romanzo quasi reportagistico, sulle tracce di Louki, bella, affascinante e misteriosa donna che ha una caratteristica particolare: è veramente se stessa soltanto nel momento in cui fugge. C'è chi la cerca, come il commissario Pierre Caisley, e chi la ama, come Roland.

Ma c'è anche chi la osserva, da quella distanza minima per poterne cogliere ogni più piccolo fremito: è Patrick Modiano. Che in questo libro fragile e necessario travolge il lettore, disarmandolo. Attraverso i temi più classici dell'autore francese: la memoria, la storia intima e personale, il tempo. Che qui si declina in una nuova, mederna, scanzonata, ricerca del tempo perduto. Tanto che la critica ha definito Modiano un nuovo Proust.

Alice Munro, "Il sogno di mia madre"

Il sogno di mia madre (Einaudi) raccoglie otto storie di altrettante donne ed è il libro che ha consacrato Alice Munro a migliore autrice canadese. Sono racconti di vita quotidiana, storie minute e grandissime. Forse perché capitano a tutti, forse perché parlano di cose conosciute, forse perché propongono problematiche altamente sensibili, come l'aborto. Di sicuro, però, la capacità di Alice Munro è nella narrazione di uno sguardo, profondo e comune. Con uno stile preciso, puntuale ma dirompente e onirico, tratteggia la vita al femminile.

La forma del racconto è quella preferita dall'autrice, che ha quasi esclusivamento scritto short stories: "Avevo tre figlie a cui badare e non avevo tempo di scrivere un romanzo" disse una volta, con la sua immarciscibile ironia. Ma scrivere racconti è difficile: bisogna scegliere, selezionare e imporre uno sguardo, un punto di vista particolare. E quello di Munro ha la particolarità dell'universale.



Mo Yan, "Grande seno, fianchi larghi"

Per conoscere la storia della Cina, il romanzo Grande seno, fianchi larghi (Einaudi) è una tappa obbligata. Scritto come omaggio alla madre e alla cultura originaria di Mo Yan, questo romanzo enciclopedico è stato censurato in patria per la crudezza delle testimonianze che ha raccolto e per il tono sarcastico e corrosivo con cui descrive il Paese. Ne è un affresco interessante, fatto della storia recente, dalla società feudale degli anni Trenta per arrivare al capitalismo contemporaneo, passando attraverso l'epoca maoista.

Nelle parole dell'autore: "Grande seno, fianchi larghi in Cina è stato criticato in modo feroce. Per prima cosa per il titolo, che a qualcuno ha fatto pensare alla pornografia. In realtà la mia scelta è stata molto seria. (...) La madre che ho rappresentato è sicuramente diversa da quelle rappresentate nei romanzi tradizionali cinesi. Una madre che fa nove figli da sette uomini diversi, più che una madre sembra una nutrice. In realtà era secondo me il miglior modo per criticare un certo atteggiamento. Nella Cina tradizionale la donna è di fatto lo strumento per fare figli. Se una donna è sterile non ha nessuna posizione sociale".

E l'uomo? In questo romanzo si parla di un bambino che poi diventa adulto, ma non riesce a staccarsi dal seno della madre, suscitando le ire di lei, che lo vorrebbe uomo. "È certamente una situazione simbolica", spiega Mo Yan, "Forse rappresenta una tendenza degli uomini cinesi. Dopo un periodo di forte controllo e forti pressioni, l’uomo cinese ha perso il suo essere uomo. Rifugge le proprie responsabilità".

Tomas Traströmer, "Poesia dal silenzio"

Tomas Traströmer ha vinto il Nobel nel 2001. Poeta e psicologo svedese, in Italia è pressoché sconosciuto: i suoi libri non sono mai stati tradotti, tranne un paio di volumi pubblicati dall'editore Crocetti. Da leggere Poesia dal silenzio, una raccolta di liriche che sembrano emergere direttamente dal sogno, con elementi modernisti e simbolisti, ma anche tocchi di baudelaireana memoria. Per l'Accademia di Svezia, è lo scrittore svedese che ha più influenzato la letteratura internazionale: le sue opere sono tradotte in 46 lingue.

Proponiamo l'incipit di Pagina di libro notturno

Sbarcai una notte di maggio
in un gelido chiaro di luna
dove erba e fiori erano grigi
ma il profumo verde.

Mario Vargas Llosa, "Il sogno del Celta"

Il sogno del Celta è l'opera di Mario Vargas Llosa premiata dall'Accademia di Svezia. Un viaggio nella storia attraverso le avventure di Roger Casement, l'irlandese che fu fra i primi europei a denunciare gli orrori del colonialismo in Africa e in America Latina. Un eroe, che ha tutte le carte in regola per non esserlo affatto.

La sua vita è già un romanzo: osservatore per il governo inglese la raccolta del lattice negli anni del boom della produzione del caucciù in Congo Belga e America del Sud, denuncia le terribili condizioni di sfruttamento in cui sono costrette le popolazioni indigene, fino a pronunciare la necessità di una rivolta contro i massacri dei colonialisti. E contro gli inglesi: si batterà per l'autonomia della sua terra d'origine, l'Irlanda, ma mentre cerca il sostegno della Germania verrà arrestato e portato al patibolo.

Lungo questa storia virtuosa, però, si srotolano le vicende di un uomo pieno di ambiguità e contraddizioni, comprese la sua vena nazionalista e la sua incapacità di accettare e praticare la propria condizione sessuale. Come disse l'autore, «Gli eroi non sono statue, non sono esseri perfetti».

Una storia che racconta l'uomo, il mondo e la storia: ci dice qualcosa in più su chi siamo davvero. Edita da Einaudi.


Herta Müller, "Il re si inchina e uccide"

Herta Müller, rumena di nascita, ma tedesca d'adozione, è una scrittrice altamente poetica, pur scrivendo in prosa. Il suo linguaggio procede per immagini fulminanti e riflessioni che portano il lettore ad inerpicarsi negli abissi. La casa editrice Keller ha pubblicato Il re s'inchina e uccide, un libro particolare, in bilico tra narrativa, biografia e saggio storico - politico, in cui lingua e letteratura diventano strumenti per combattere la morte, tenere vivi gli ideali, non annientarsi.

Indignazione e resistenza al potere sono il filo conduttore di queste riflessioni, che tornano puntuali in tutti i romanzi del Premio Nobel. In profonda aderenza con la sua stessa storia.

In un breve estratto:

"Le regioni interiori non coincidono con il linguaggio, esse ci trascinano là dove le parole non riescono a soffermarsi. Spesso sono le cose essenziali quelle su cui non si può dire più niente, e l'impulso di parlarne scorre bene perché va oltre senza fermarcisi. Solo in occidente si pensa di risolvere questo disordine parlandone. Il parlare non rimette ordine né nella vita nel campo di mais né in quella sull'asfalto".

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Micol De Pas