Mondiali e supremazia sportiva: ecco perché la Cina investe nel calcio
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Mondiali e supremazia sportiva: ecco perché la Cina investe nel calcio

Miliardi di euro investiti su ordine del presidente Xi Jinping. Un piano fino al 2050 per diventare una potenza mondiale del pallone

Non c'è nulla di casuale dietro la massa di soldi che la Cina, attraverso le sue imprese, sta riversando sul calcio mondiale. Una montagna di euro al momento senza limite e senza possibilità di conteggio. Quanto è stato investito negli ultimi due o tre anni? Oltre 700 milioni di euro solo sul calciomercato, ma se la visuale si allarga alle operazioni di acquisizione dei club o di parte di essi si arriva senza grossi problemi a parlare di miliardi. E siamo solo all'inizio perché la sensazione è che lo tsunami non si arresterà in fretta.

E' tutto scritto e pianificato in un piano per lo sviluppo del calcio in Cina che getta lo sguardo al 2050. Lo ha voluto e firmato il presidente Xi Jinping in prima persona, convinto che il miliardo e 300 milioni di cinesi debbano diventare punto di riferimento anche il pallone dopo esserlo stati in molti altri sport. La tecnica è quella usata anche in altre branchie dell'economia e della finanza: arrivare, pagare, portare via. Spesso strapagare, se serve per convincere il venditore.

Obiettivo: ospitare (e vincere) i Mondiali in Cina

L'obiettivo finale è quello di rendere la nazionale della Cina una delle favorite per un Mondiale, possibilimente da ospitare a Pechino e dintorni. Quando? Magari nel 2030, visto che l'edizione 2026 potrebbe finire in Centro e Nord America con una candidatura congiunta di Stati Uniti, Canada e Messico. Per arrivarci Xi Kinping è disposto a tutto e ha ordinato di rendere competitivo il campionato locale, la Chinese Super League che si sta riempendo di stelle europee.

Questo mese di gennaio rischia di passare alla storia come quello dei record: il contratto-choc di Tevez che lo rende il calciatore più pagato al mondo, le proposte a Cristiano Ronaldo e i soldi spesi per prendere Oscar dal Chelsea. Tutti tasselli di un puzzle che si sta componendo senza regole e controlli, mentre dall'altra parte del mondo la Uefa impone rigidi vincoli ai propri club sul mercato e in tema di bilanci.

Lo shopping di società europee per imparare come si conduce un club

Ma i cinesi non si fermano qui. Vogliono imparare come si conduce una grande società di calcio e lo stanno facendo acquistandone alcune e inserendo i loro uomini all'interno Inter (Suning al 68,55%) e Milan (una volta che sarà chiusa la trattativa per il 99,93% con Sino-Europe Sports) sono solo i due casi che riguardano da vicino l'Italia. La mappa è più ricca e tocca tutti i grandi campionati d'Europa.

In Inghiltetta società cinesi hanno già le mani su Manchester City (13%), WBA (88%), Aston Villa, Birmingham e Wolverhampton (100%). In Spagna ha cominciato l'Atletico Madrid con la cessione del 20% delle quota a Wanda Group, poi è stato il momento di Espanyol (45%) e Granada (100%). In Francia capitali cinesi sono presenti in Sochaux (100%), Auxerre (60%), Nizza (80%) e Lione (20%). E non è finita qui.

Il piano per le scuole calcio: 30 milioni di praticanti

Il piano di Xi Jinping vuole, però, anche portare il calcio ovunque in Cina. Ecco l'idea di costruire 20mila scuole sparse per il paese in modo da coinvolgere 30 milioni di praticanti tra gli alunni in età scolare e arrivare a crearsi i campioni direttamente in casa. L'idea sarebbe anche di spedirne qualcuno a giocare in Europa subito, ma fin qui l'obiettivo non èstato raggiunto.

E qualche difficoltà continua ad averla anche la nazionale, a rischio eliminazione nella corsa al Mondiale del 2018 in Russia. Il Governo e la Federcalcio locale hanno richiamato in gran fretta Marcello Lippi per cercare di metterci una pezza, ma l'impresa è ardua. Anche dovesse andar male, il piano non cambierà. Semplicemente dovrà attendere un altro quadriennio per vedere la ribalta. Il Dragone, però, si sta mangiando il mondo del calcio.

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Giovanni Capuano