Finali basket: perché Roma non vuole il PalaEUR
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Finali basket: perché Roma non vuole il PalaEUR

Nicola Alberani, general manager dell'Acea, spiega i perché di una scelta "in piccolo" che sta facendo discutere tanti appassionati di pallacanestro

14.348 spettatori paganti: tanti ne ospitò la sera del 19 aprile 1983 il Palasport dell'EUR (oggi PalaLottomatica) per la finale tra Banco Roma e Billy Milano che valse il primo e per il momento unico scudetto della capitolina Virtus. Un record di pubblico tuttora imbattuto, un ricordo tirato fuori dal cassetto ogni qual volta si parla dell'epoca d'oro della nostra pallacanestro.

Trent'anni dopo la Roma del basket è di nuovo in finale contro Siena: la sorpresa del torneo contro la dominatrice delle ultime 6 stagioni, la grande metropoli contro il borgo feudale divenuto regno indiscusso dei canestri. Una sfida sulla carta impari, ma che potrebbe essere riequilibrata proprio dall'effetto campo, dal momento che la Virtus ne ha il vantaggio in caso di serie alla 7a partita. Una finale che, in un'epoca di silenzi per il nostro basket, potrebbe far parlare di sé per gli spalti di nuovo gremiti del PalaLottomatica, ridando spazio anche sui giornali a uno sport - la pallacanestro - spesso ridotta a brevi trafiletti. E invece no…

Invece la Virtus decide di giocare le prime due gare di finale al PalaTiziano, la casa che l'ha ospitata per tutto questo incredibile Campionato, ma che con i suoi 3.500 posti a sedere pare davvero inadeguata a ospitarne anche le finali. Una scelta che sorprende anche All Events, la società che gestisce il PalaLottomatica e che aveva già approntato l'impianto (nella foto) per ospitare la serie contro Siena. Contattata da Panorama.it, All Events afferma che "al PalaLottomatica la società avrebbe potuto vendere circa 7.000 biglietti in più e che l'incidenza percentuale di tutti i costi dell'impianto in questa occasione sarebbe pesata al massimo per circa l'8% sugli incassi".

Calcolatrice alla mano, rimanendo "bassi" e facendo una media di 25 euro a biglietto, stiamo parlando di 175 mila euro, 161 mila al netto delle spese: moltiplicati per le 3 partite sinora sicuramente in programma, 483 mila euro tondi tondi. L'equivalente di un ingaggio di un buon giocatore e certo una cifra tutt'altro che disprezzabile per un club che la scorsa estate non sapeva nemmeno se si sarebbe iscritto al Campionato 2012-2013 proprio per problemi di fondi.

Ma perché la Virtus Roma, sponsorizzata Acea, ha preso una simile decisione? "Perché i conti non sono questi", risponde Nicola Alberani, general manager della società capitolina. "Secondo la nostra valutazione, i costi per l'affitto della struttura sarebbero stati almeno il doppio, con in aggiunta non pochi problemi di logistica che avrebbero generato altri costi, a partire dal trasferimento di tutte le pubblicità presenti al PalaTiziano e dalla necessità di affittare un hotel per l'intera squadra che, a causa del traffico cittadino, non sarebbe riuscita a sostenere l'allenamento di tiro al mattino, quindi rientrare in sede e poi tornare al PalaLottomatica per l'incontro. Piccole e grandi voci di spesa che, una volta sommate, non giustificavano a nostro avviso il passaggio nella struttura più grande, considerato anche che - con 11 mila posti a disposizione - saremmo stati subissati dalla richiesta di accrediti e inviti-omaggio che avrebbero ulteriormente ridotto l'incasso, portandoci più spettatori ma non necessariamente più tifosi".

Alla Virtus Roma bastano quindi i 70 mila euro a partita incassati sinora, con i 731 abbonati stagionali che hanno goduto della riduzione del 50% rispetto al costo effettivo del biglietto: "Un'attenzione per i nostri più affezionati supporter che pochi hanno sottolineato e che invece per noi è di fondamentale importanza. Così come il fatto che ai soldi abbiamo preferito poter contare sull'ambiente del PalaTiziano, impossibile da replicare al PalaLottomatica. È innegabile che un palazzetto con 11 mila spettatori sarebbe stato un bello spot per il basket, ma alla Virtus interessava e interessa solo avere la spinta di chi l'ha portata sin qui".

Un pensare in piccolo che accomuna ormai la maggior parte delle realtà della nostra pallacanestro, tra mancanza di sponsor e carenza di patron (eccezion fatta per Giorgio Armani) disposti a spendere fortune di tasca propria. Con il basket di Roma destinato a una dimensione tutt'altro che metropolitana anche nelle prossime gare di finale e pure nella prossima stagione: "Se avremo un boom di abbonati per il 2013-2014", conclude Alberani, "allora magari penseremo a fare un 'salto di quantità'. Per il momento, però, siamo consci del fatto che alla prima partita dei playoff contro Reggio Emilia avevamo 1.800 spettatori e che è quella la dimensione del reale interesse della città per il basket". Anche se uno scudetto sulla maglia potrebbe cambiare tante cose.

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Paolo Corio