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Intevista a Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

Criticato dagli ambientalisti, amato da Matteo Renzi, ma eletto con il centrodestra. Parla il primo cittadino che fa tanto discutere

"Voglio riportare la dolce vita a Venezia". Non era a Roma? "Oggi è da Venezia che passa il mondo. Prima che Matteo Renzi andasse in Giappone qui sono sbarcati 11 sindaci giapponesi. Ed è venuta Michelle Obama. Siamo una città speciale e per questo dobbiamo avere leggi speciali come la Capitale".

Dopo Venezia vuole fare anche il sindaco di Roma? "Tifo per Roma. Ma se penso alle sfide che deve affrontare, il giubileo su tutti, sono preoccupato. Se Roma non dovesse farcela, ci candidiamo ad ospitare i turisti".

Nell’Italia dei paradossi, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, eletto con il centrodestra, è il sindaco che Renzi sogna per governare Roma, al posto del sempre più inadatto Ignazio Marino che è di centrosinistra. E infatti, Brugnaro non ha solo consegnato Venezia alla destra dopo vent’anni, ma ha liberato anche la sinistra dall’ossessione del déjà vu.

Qui dove il Pd è affogato negli scandali con il sindaco Giorgio Orsoni arrestato per fondi illeciti, Renzi ha dovuto accettare la candidatura del magistrato arruffato che ha vinto le primarie del Pd ma ha perso le elezioni, quel Felice Casson oggi senatore, ieri candidato sindaco della stessa città e ancora però magistrato in aspettativa. I veneziani si sono dunque affidati a questo imprenditore di cinquantatre anni, presidente dell’Umana, una società di lavoro interinale da 300 milioni di fatturato, proprietario della Reyer, squadra di basket presa dalla polvere del fallimento e portata in cielo, piuttosto che consegnarsi a quella zattera di intellettuali che considera Venezia l’isola del diavolo, la piccola repubblica del massimalismo.

Grandi Navi

Non crede che i veneziani l’abbiano eletta per disperazione? "Mi hanno eletto perché erano stanchi di quello che io chiamo il partito dei no a tutto. Sono i sempreverdi dei girotondi. Per intenderci, tutti coloro che hanno una cattiva idea dell’ambientalismo e che sognano di piantare le melanzane a Marghera. E invece a Marghera io sogno la reindustrializzazione, la sanità riabilitativa. Come dicevo in campagna elettorale: non sono cattivi ma sono stupidi".

Si può lasciare “violentare” Venezia con il “cubo” di cemento del nuovo hotel Santa Chiara? "A me quel “cubo” non dispiace. Pure il colore del nuovo edificio si sposa con il ponte dell’architetto Santiago Calatrava. Personalmente m’incuriosisce il nuovo, l’ibridazione tra antico e moderno. Credo che entrambi possano coesistere".

Le grandi navi non attentano Venezia? "Le grandi navi sono appunto navi e generano lavoro. Ho proposto un ingresso diverso. Quando non passeranno le grandi navi da Venezia, inizierà la morte della Laguna".

Come Indro Montanelli che immaginava per Venezia un magistrato delle acque, Brugnaro su un foglio di carta traccia la nuova mappa e le future traiettorie, e poi la sosta, l’attracco di questi dinosauri di ferro che crede di poter addomesticare con l’ingegneria idraulica più che con i decreti emergenziali: "Enfatizza la pericolosità delle grandi navi solo chi non conosce il mare".

Ce l’ha con il maestro della fotografia Gianni Berengo Gardin a cui sta impedendo di mostrare le sue immagini proprio a Venezia? "Parlo di chi viene a Venezia a bere il drink. Gli sfigati che non calcola più nessuno, i professionisti della polemica".

È vero che vuole chiudere Venezia al turismo e farne un sogno incantato per sceicchi e giapponesi? "Non è vero. Ma la Venezia che ho in mente deve avere un turismo esperenziale".

Non è una stupidata da marketing? "È l’unico modo efficace per portare sviluppo. Abbiamo bisogno di un turista che si fermi a Venezia più giorni".

Anche il fuksia della sua campagna elettorale è esperenziale? "Lo abbiamo scelto perché è il colore del coraggio ed è femminile. Dopo mia moglie, Venezia è la donna che amo di più".

Non è il suo secondo matrimonio? "Si. Da quando mi sono separato ho vissuto da solo conducendo una vita monacale. Ho corteggiato la mia seconda moglie per sei anni. Tutti mi chiedono da cosa derivi questo mio vitalismo. Deriva da mia moglie. Sono un uomo innamorato".

Migranti

Nella sua sala di Ca’ Farsetti, Brugnaro usa molto le mani che per lo scrittore Alberto Savinio svelano l’uomo operante dall’inoperante, l’uomo fattivo dall’infattivo. E così come le mani si affrettano, pure il volto è lungo ed eccitato, il conversare spedito e sicuro. Certo, c’è più matematica che pensiero, il pragmatismo al posto della divagazione. Brugnaro è più di terra che di mare, un italiano di movimento dall’orizzonte vasto ma dalle regole strette. E infatti parla di "piano strategico", "il turista è come la selvaggina e quindi va cacciato", "ridare merito alla fatica".

In meno di due mesi si è fatto fotografare alla guida del tram come Renzi si faceva fotografare alla guida delle ruspe, ha salvato un uomo che voleva darsi fuoco, ha inseguito gli ambulanti per strada come Rudolph Giuliani, di sicuro li vuole cacciare da San Marco "predisporre celle dove condurli dopo le retate".

Anche lei interpreta la parte logora del sindaco sceriffo contro abusivi e migranti? "Io dico solo che l’Africa in Italia non ci sta. Il governo deve cambiare rotta dall’economia all’immigrazione. Chiudere le frontiere e blocco navale".

Non crede di parodiare la Lega? "Guardi che ci stiamo schiantando. Le regole dobbiamo farle noi. Dobbiamo difenderci".

Costruiamo un muro in mezzo al Mediterraneo? "Io propongo un blocco a dieci miglia dalle coste con navi d’appoggio. Bastano pochi mesi e passerebbe il messaggio che finalmente sono state chiuse le porte. Continuiamo a non capire che questi sono migranti determinati e che ci faranno il mazzo".

Per muoversi, Brugnaro si fa trasportare da un suo dipendente, ha rinunciato allo stipendio da sette mila euro che trasferisce in un fondo vincolato.

Sindaco senza stipendio

Non è questa una furbizia populista? "Fare il sindaco è stata una scelta etica. Sullo stipendio, che non percepisco, ci pago pure le tasse".

Suo padre Ferruccio è stato una sorta di Trilussa del Veneto, operaio e poeta popolare, ma lei parla il codice dell’impresa. La comprende? "Conosce la grammatica della fatica".

È di sinistra? "Certo".

Essere stato eletto con la destra non è come tradirlo? "Solo dal centrodestra ho avuto carta bianca. Mi sono rivolto a tutti, anche a Renzi, ma evidentemente non era libero di sostenermi. Anche non poter candidare un uomo in cui credi si chiama palude".

Nel centrodestra si stanno cercando i nuovi Brugnaro… "Troppi si candidano a comandare ma pochi a partecipare. Per questo mi piace lo sport, il basket. E questo mi lega a Silvio Berlusconi. Io ho creduto nella sua idea di libertà. C’era cosi tanta euforia e voglia di cambiare che purtroppo ci si è dimenticati di presidiare i territori, ci si è circondati delle persone sbagliate. Poi la magistratura gli è salita addosso come un nastro trasportatore. Ma non si può derubricare una parte della storia del paese come una burla".

È stato eletto da Forza Italia ma non è di Forza Italia? "Non credo nella destra e nella sinistra, ma nelle persone. Chi ha puntato davvero in me è stato Renato Brunetta".

No ai libri gender

E come Brunetta, che è fumantino quando si ragiona di dipendenti pubblici e merito, anche Brugnaro è riuscito a unire i dipendenti comunali nella protesta, fare avanzare in maniera compatta i sindacati. Da sindaco, Brugnaro ha confermato il blocco del salario variabile dei comunali, ha dotato i vigili urbani di pistola, ha proposto di togliere la ztl a Mestre, ha ritirato i libri di genere; per intenderci quelli dove il padre è definito genitore uno e la madre genitore due, destinati ai piccoli dei nidi: "Non ho ritirato nulla".

Il grande vignettista Altan ce l’ha con lei… "Ho solo detto che prima dell’adozione di questi libri di testo occorre una discussione con i genitori. Se i genitori dovessero essere d’accordo, non esiterò a farli adottare".

Non ha congelato i salari? "Ho solo confermato la scelta del commissario. Capisco che per alcuni dipendenti sia una perdita sanguinosa, ma non è vero che ci siano state grandi proteste. Si tratta solo di sindacalisti che devono dimostrare di esistere".

Vede, è renziano anche se non vuole esserlo... "Tendo a separare le categorie dai lavoratori. I sindacati hanno protestato anche quando ho parlato di eliminare il badge ai dipendenti e responsabilizzarli. Credo che la logica del cartellino vada superata. Il vero problema in Italia è considerare i cittadini tutti imbroglioni e tutti evasori".

Il rapporto con Renzi

Anche lei contro i gufi? "Il gufo è chi non ha avuto fortuna nella sua vita chi non ha fede nel proprio talento. Purtroppo abbiamo un’idea negativa del successo e tendiamo ad affidarci allo Stato mamma".

Vuole fare dei vigili urbani le sue milizie? "Molti vigili rifiutavano l’arma e si dichiaravano obiettori di coscienza per essere dispensati dal turno di notte. Io ho solo detto che chi è obiettore deve dimostrarlo con i requisiti della legge".

A Venezia, Brugnaro è già indiziato di narcisismo che è la malattia dei nostri sindaci ma anche l’alibi dell’uomo che non sa decidere. Insomma, Brugnaro è già post renziano, ma anche post leghista, post grillino, forse è il politico gassoso di questi vapori italiani in attesa di sciogliersi. "Una macchina bisogna saperla controllare e non solo girare il volante. Il vero problema non sono stati i politici ma la sovrastruttura. La burocrazia è il nostro tumore".

Non starebbe meglio nel partito di Renzi? "Ho stima di lui. Si è messo a capo di un problema gigantesco. Sbaglia solo chi non fa".

Dunque, se non è con Renzi vuole fare l’anti Renzi? "Ho già detto che dopo questo mandato tornerò alla mia azienda. Non sfido nessuno. Ma se vengo chiamato, per il mio paese, sono pronto a dare tutto".

Si fa intervistare ma ha impedito ai giornalisti di entrare in municipio. Perché non toglie questo divieto? "Non lo tolgo perché non esiste. Adesso tutti a Venezia possono entrare liberamente in comune. Prima che m’insediassi, i giornalisti stavano dietro la porta del sindaco a origliare. Quando ho impedito il bivacco, e solo questo, mi hanno risposto che “si era fatto sempre così”. L’Italia che ho in mente cambierà quando nessuno pronuncerà “si è fatto sempre cosi”".

Non ha ancora cambiato Venezia e vuole cambiare l’Italia? "La sto cambiando. Sono un visionario".


 

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Carmelo Caruso