Le spese pazze, regione per regione
ANSA/MATTEO BAZZI
News

Le spese pazze, regione per regione

Sono 15 le amministrazioni sotto inchiesta per peculato o altri reati. Ecco la mappa dello scandalo - Spese folli, l'Hit Parade  - Spese folli, ecco il rimedio

La collezione di Diabolik, le mutande, i trucchi, i regali di Natale o quelli di matrimonio, fino al suv personale. La fantasia dei consiglieri regionali che in tutta Italia sono finiti nel mirino dei magistrati non sembra avere limiti. Ed in questa classifica del tristemente comico è persino difficile trovare chi sia stato il più originale o sfacciato nelle spese private fatte con i soldi pubblici (con tanto di scontrino per il rimborso).

Un male, anzi, dati i numeri verrebbe da dire una "tradizione", che non fa alcun tipo di differenza. Non politica, dato che le inchieste riguardano esponenti di ogni partito, nessuno escluso; non geografica, perché dal Piemonte alla Sicilia sono ben 15 le regioni sotto inchiesta. Una mappa del malaffare che poi non si è fermata nemmeno davanti ai primi indagati ed arrestati, ma che adesso non risparmia nessuno:

- SICILIA: 

E' l'ultima solo in ordine di tempo. La Guardia di Finanza sta indagando sui 10 milioni di spese per cui i consiglieri negli ultimi due mandati hanno chiesto il rimborso tra cui però figurano cravatte, gioielli, ma anche il semplice caffè al bar. 97 gli indagati tra cui spicca il nome di Davide Faraone, fresco esponente della nuova segreteria del Pd di Matteo Renzi, a cui vengono contestate spese per 3.380 euro. In tutta risposta, proprio nel mezzo della bufera mediatica e giudiziaria il consiglio Regionale siciliano ha approvato il via libera all'aumento di 1160 euro per i capigruppo come "indennità di funzione".

- CAMPANIA:

Lo scorso luglio la magistratura partenopea ha indagato per peculato sessanta consiglieri, quasi tutta l'assemblea, per peculato. In due anni vengono contestate spese non giustificate per più di due milioni e mezzo di euro: tra questi gli immancabili pranzi, gioielli, regali ma, unico caso finora in Italia, persino la ricevuta del pagamento della tassa sui rifiuti, la Tarsu. C'è stato anche chi ha spiegato di aver utilizzato quel denaro per il pagamento dei propri collaboratori, in nero e senza contratto.

- PIEMONTE:

E' di oggi la notizia che il pm di Torino ha chiesto per il Governatore del Piemonte, Roberto Cota, ed altri 39 consiglieri di vari schieramenti politici il rinvio a giudizio con l'accusa di peculato per il presunto utilizzo illecito dei fondi della regione. L'indagine era partita nel 2012 ed aveva coinvolto 56 diversi consiglieri per alcune spese "irregolari" per centinaia di migliaia di euro. La chiusura delle indagini ha portato per alcuni di loro all'archiviazione, non per Cota e gli altri 39. Tra le spese "pazze" contestate la più nota riguarda proprio il governatore e le sue famose "mutande". Ora le carte sono nelle mani del Gip che a breve dovrà decidere chi rinviare a giudizio.

- LIGURIA:

E' il 3 ottobre. La Guardia di Finanza entra nell'ufficio di presidenza del Consiglio Regionale per acquisire documenti relativi alle spese e ai rimborsi del 2011 e del 2012. Le note venivano vidimate da una commissione che dipendeva dalla presidenza del consiglio regionale e coinvolgeva tutti i vari partiti. Rosario Monteleone (Udc) il presidente, dopo essere finito nel registro degli indagati si dimette. E' accusato di aver prelevato quasi 200 mila euro dalle casse del suo partito e di averne giustificate quasi la metà. Pochi giorni fa è finito in manette l'ex vicepresidente della Giunta Regionale, Nicolò Scialfa che per la magistratura si sarebbe appropriato di 70 mila euro e in più avrebbe giustificato spese e prelievi con firme false.

- LOMBARDIA:

Dopo il caso Fiorito la seconda grande inchiesta scatta in Lombardia, a dicembre del 2012. La Corte dei Conti chiede spiegazioni sulle spese dei singoli consiglieri di tutti i partiti. E nessuno si salva. Si va dalle famose spese del figlio di Umberto Bossi, Renzo, detto il "Trota" a quelle di Nicole Minetti. Alla Lega Nord vengono contestate spese folli per 600 mila euro in un anno e via via a scalare per tutti gli altri partiti compreso quello dei Pensionati il cui unico consigliere deve motivare i suoi 827 euro spesi e per i quali ha chiesto ed ottenuto il rimborso. Il cerchio però si sta allargando anche agli anni precedenti.

- LAZIO: 

La madre di tutte le inchieste con un nome su tutti: Francesco Fiorito il capogruppo del Pdl in regione che in primo grado è stato già condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione  e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per essersi appropriato di 1 milione e 300 mila euro, che sarebbero stati spesi senza alcuna giustificazione (tra questi l'ormai celebre Suv). Celebre però resta anche la famosa festa in costume da antica Roma organizzata dall'ex consigliere del PdL, Carlo De Romanis, con tanto di teste di maiale. Al momento l'inchiesta si avvia alla sua conclusione, dopo una proroga sulle indagini chieste dai magistrati. Dei 13 consiglieri regionali finiti nel mirino della magistratura e della GdF sarebbero 4 quelli che, oltre a Fiorito, rischierebbero il rinvio a giudizio

- EMILIA ROMAGNA:

Qui le inchieste sono più di una. La prima, in ordine di tempo scatta nel 2012 con le interviste a pagamento fatte con i soldi dei gruppi consiliari: interviste che hanno coinvolto Pd, M5S, Sel, FdS, Lega e Udc.  La lente della magistratura sta scandagliando il budget regionale a partire dal 2005: tra i particolari che emergono, oltre alle spese destinate a ristoranti, alberghi e regali di Natale (dallo zampone ai panettoni, dai vini agli spumanti), al vaglio anche i costi per le varie consulenze ma anche per l'utilizzo delle auto blu o per gli spostamenti di residenza che danno diritto a rimborsi giornalieri della benzina. Indagati, intanto, tutti i 9 capigruppo. Quello del Pd, Marco Monari accusato, tra le altre cose, di aver speso 1.200 euro per un fine settimana a Venezia.

- FRIULI VENEZIA GIULIA:

La prima inchiesta, quella riguardante il periodo 2011-2012 rischi di trasformarsi un un buco dell'acqua. Per quello che è stato il principale accusato, Franco Iacop (Pd), presidente del Consiglio regionale, la procura infatti ha chiesto il proscioglimento. Iacop infatti è riuscito a fornire spioegazioni e giustificare le spese effettuate con i soldi del gruppo, in particolare tre ricevute di alberghi per 3 trasferte. Ma non è solo la vecchi giunta ad essere finita nel mirino dei magistrati. Sotto indagine sono infatti finite anche le spese di alcuni componenti del nuovo consiglio regionale, con a capo Deborah Serracchiani.

- MOLISE:

Cene, casinò, night e lap dance. Stando alle carte scoperte dalla magistratura verrebbe da dire che tra tutti sembrerebbe che i consiglieri regionali del Molise (o, meglio, alcuni di questi) siano quelli che più di tutti amano la bella vita. L'ammontare del denaro che sarebbe stato utilizzato per delle serate gioiose ma non solo, è di quasi 2 milioni e mezzo di euro l'anno. La Commissione Anticorruzione del Molise si è rivolta alla Corte dei Conti per chiedere la procedura di "danno erriale". Dovesse essere accolta i consiglieri condannati potrebbero essere venire costretti a restituire quanto prelevato in maniera illecita

- UMBRIA:

Sono due le indagini che hanno nel mirino la Regione. La prima riguarda l'attuale presidente del consiglio regionale, Eros Brega che sta affrontando il processo (con il rito immediato richiesto dallo stesso imputato) in cui è imputato per peculato, falso ideologico, calunnia e concussione in merito alla gestione tra il 2000 ed il 2004 dei fondi per gli Eventi Valentiniani quando era Assessore alla Cultura al comune di Terni. La seconda indagine invece è partita direttamente da un'interrogazione della Corte dei Conti che ha chiesto spiegazioni ("perché la documentazione necessaria era mancante e non si comprende l'attinenza con l'attività istituzionale") e coinvolge alcuni gruppi non solo per le solite spese folli ma anche per alcune presunte irregolarità nella gestione contrattuale dei collaboratori.

- SARDEGNA: 

Se Fiorito ha il suo suv in Sardegna c'è chi avrebbe acquistato con i soldi del gruppo un vitello ed alcune pecore. Ma quello di Silvestro Ladu è solo l'episodio più eclatante di un'inchiesta che è arrivata alle fondamenta dell'amministrazione regionale. Sisinnio Piras, consigliere Pdl, è stato infatti arrestato con l'accusa di aver sottratto dalle casse del partito (il Pdl) ed utilizzato 250 mila euro. Carcere anche per Carlo Sanjust che avrebbe pagato parte del suo matrimonio con 23mila euro di denaro pubblico. L'uomo ha poi ottenuto i domiciliari dopo aver restituito i soldi al partito. Ma in tutto sono 65 i consiglieri che sono stati indagati compresa Francesca Barrucciu, vincitrice delle primarie Pd e prossima candidata per la poltrona di governatore. 18 di questi sono stati rinviati a giudizio.

- CALABRIA: 

Qui si attende la decisione della procura sui rinvii a giudizio per i 13 politici regionali finiti nell'inchiesta che ha riguardato le spese del biennio 2010-2012. Un periodo nel quale ogni gruppo consiliare ha avuto a disposizione e gestito quasi 4 milioni e mezzo di euro l'anno. Tra le spese contestate oltre a pranzi e cene di lusso anche corsi di ballo latino americano, set di valigie ed abbonamenti Sky.

- BASILICATA:

L'inchiesta sulle spese folli ha portato addirittura alle dimissioni del Governatore della Regione, Vito De Filippo, finito nel mirino degli inquirenti per uno strano acquisto di 3380 euro di francobolli. Dimissioni a cui è seguito lo scioglimento del consiglio e nuove elezioni tenutesi lo scorso novembre. Della passata legislatura comunque sono 48 gli indagati. Tra le spese più contestate ci sono centinaia di conti di ristoranti per cifre variabili tra i 20 ed i 400 euro circa.

- MARCHE:

L'inchiesta riguarda gli anni che vanno dal 2008 al 2011. Solo per quest'ultimo sono stati indagati quasi 40 consiglieri che in tutto devono giustificare spese per quasi 400 mila euro.

- TRENTINO ALTO ADIGE:

L'inchiesta ruota attorno ad un uomo solo, Luis Durnwalder, il plurinominato presidente della regione autonoma. La magistratura indagat sui 72mila euro l'anno che come presidente Durnwalder ha a disposizione. Cifra che, moltiplicata per gli anni di presidenza, portano alla considerevole somma di 1 milione e 650 mila euro. Secondo l'accusa Durnwalder avrebbe utilizzato quel denaro per acquisti personali, il pagamento dell'Ici delle sue abitazioni, il canone Rai e l'iscrizione all'albo dei giornalisti. "Non ho mai preso un euro" si difende Durnwalder.

I più letti

avatar-icon

Redazione