News

Il dietrofront di Assange: non si consegnerà agli Usa

"Non una pena ridotta, ma la grazia": è la dichiarazione, che appare pretestuosa, con cui il fondatore di Wikileaks torna sui suoi passi

19 gennaio

Dietrofront di Julian Assange
, che aveva promesso di consegnarsi alle autorità Usa se Barack Obama avesse concesso la grazia alla "talpa" di Wikileaks Chelsea Manning. "Tutto ciò che ha detto lo manterra'", aveva detto inizialmente uno dei suoi avvocati, Melinda Taylor, suggerendo che non si sarebbe rimangiato il suo impegno.

Ma Barry Pollack, un altro legale del giornalista australiano, ha corretto subito il tiro spiegando che la decisione di Obama di commutare la pena riducendola da 35 a 7 anni non è sufficiente: "è meno di quanto Assange ha chiesto. Non si chiedeva una riduzione della pena, ma la grazia (che cancella il reato, ndr) e la scarcerazione immediata di Manning", ha spiegato.

Intanto monta l'ira dei repubblicani e di Donald Trump, col vicepresidente eletto Mike Pence che parla di Manning come di un "traditore" e accusa Obama di aver compiuto un gravissimo errore.

"Scandaloso", ha rincarato lo speaker della Camera Paul Ryan, accusando Obama di aver creato un "precedente pericoloso". Ma nella sua ultima conferenza stampa il presidente uscente ha difeso il suo atto di clemenza, sottolineando che Manning si è sottoposta a un processo, si è assunta la responsabilita' dei crimini e ha ricevuto una pena "sproporzionata", piu' dura di quella inflitta in casi analoghi.

Il fondatore di Wikileaks, il sito che ha pubblicato in dieci anni di attività migliaia di documenti segreti imbarazzanti o pericolosi per gli Usa, compresi i recenti hackeraggi russi, aveva fatto la sua promessa la scorsa settimana "nonostante la chiara incostituzionalita'" del caso pendente al ministero della giustizia.

Dopo la mossa di Obama, Assange su twitter ha cantato "vittoria", ringraziato i sostenitori della causa ed elogiato Manning come "un eroe, il cui coraggio dovrebbe essere applaudito".

Ha poi chiesto agli Usa di "fermare la loro guerra contro gli informatori e gli editori, come Wikileaks e io stesso", perché insieme ai giornalisti essi "distribuiscono informazioni autentiche su questioni chiave come gli abusi dei diritti umani e gli atti illegali di dirigenti governativi". Ma non ha fatto alcun cenno al suo impegno.

A chiarire le sue vere intenzioni è stato l'avvocato Pollack, con una motivazione che appare pretestuosa.

Il legale, in ogni caso, ha voluto ricordare che ha chiesto per molti mesi al dipartimento di giustizia di chiarire lo status del suo assistito. "Spero accada presto", ha auspicato.

In effetti il dipartimento di giustizia Usa non ha mai annunciato alcuna accusa contro Assange e non è chiaro se lo abbia fatto in modo segreto.

In ogni caso qualsiasi decisione su una eventuale incriminazione ed estradizione ricadrà sulla prossima amministrazione.

Con un Trump che potrebbe essere incline alla clemenza, ma anche più imbarazzato dopo il suo plauso al lavoro di Wikileaks e le conclusioni dell'intelligence Usa che gli hacker russi si sono serviti del sito di Assange per favorirlo nella corsa presidenziale, danneggiando la sua rivale Hillary Clinton e il partito democratico.

Assange si è rifugiato nell'ambasciata ecuadoregna di Londra oltre quattro anni fa per evitare l'estradizione in Svezia, dove è indagato per violenza sessuale. E si è rifiutato di farsi interrogare in Svezia temendo l'estradizione negli Usa. Estradizione che sarebbe sicura nel caso di Edward Snowden, l'ex talpa della Nsa protagonista nel 2013 del Datagate rifugiatasi a Mosca. Ma il Cremlino lo ha blindato: il suo permesso di soggiorno è stato esteso per altri tre anni, fino al 2020, e presto avrà i requisiti richiesti per poter chiedere la cittadinanza russa, come ha annunciato il suo avvocato, Anatoli Kucerena.

18 gennaio

Julian Assange è pronto a farsi estradare negli Stati Uniti. Lo riportano alcuni media americani e britannici citando un legale del fondatore di Wikileaks.

Assange la scorsa settimana aveva promesso di consegnarsi agli Usa se Barack Obama avesse concesso la grazia a Chelsea Manning.

Prima di luiera stato Edward Snowden a rivolgere un appello al presidente uscente per la clemenza nei confronti del soldato, all'anagrafe Bradley, che sta scontando dal 2010 una pena di 35 anni per aver aver fornito a WikiLeaks informazioni segrete sia militari che diplomatiche.

- LEGGI ANCHE: 10 anni di Wikileaks: gli sccop più importanti
- LEGGI ANCHE: Assange: non è vero che Wikileaks intende danneggiare Hillary Clinton
- LEGGI ANCHE: Wikileaks: l'Onu dà ragione ad Assange
- LEGGI ANCHE: Snowden e Manning, hacker. Quasi eroi

Il fondatore di WikiLeaks è rifugiato dal 2012 presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Nemico pubblico degli Stati Uniti per le sue rivelazioni, Assange è indagato dalla Svezia per stupro e abusi sessuali.

A novembre i procuratori di Stoccolma lo hanno interrogato in ambasciata e Assange ha pubblicato online la deposizione nella quale si dichiara del "tutto innocente" e afferma di essere stato sottoposto a un trattamento "crudele, disumano e degradante".

Dopo essere entrato a gamba tesa nelle elezioni presidenziali americane pubblicando su WikiLeaks mail di Hillary Clinton, del suo staff e del partito democratico, due giorni fa è di nuovo intervenuto pesantemente nel dibattito pubblico americano definendo l'ultimo rapporto degli 007 Usa che vuole dimostrare l'interferenza della Russia nelle elezioni americane "piuttosto imbarazzante per la reputazione dei servizi di intelligence" di Washington.

Assange ha sempre negato di aver ricevuto da fonti russe la documentazione.

Twitter
Il tweek con il quale Julian Assange, attraverso Wikileaks, chiede a Obama la liberazione del soldato Manning. In cambio si costituirà agli Usa

I più letti

avatar-icon

Redazione