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ANSA/ UFFICIO STAMPA SAVE THE CHILDREN
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La fuga dei bambini dalle mense scolastiche: i motivi

Tante le famiglie che dicono no a un servizio scadente, oneroso e se c'è, in alcune scuole, attivo a singhiozzo. Ecco una mappa del pranzo a scuola

Insetti nei piatti, frutta marcia, purè “all’odore di patate”, frittate senza uova, capelli nella pasta. E chi più ne ha più ne metta. Dopo le foto di recente pubblicate sul gruppo Facebook della Rappresentanza Cittadina di Milano, si è iniziato a documentare con nome e cognome la scuola, più sono state postate immagine e descrizione dei piatti incriminati che i ragazzini spesso si ritrovano sul tavolo all'ora di pranzo.

I casi di Milano

C'è il caso del coleottoero nella mense della scuola materna di via Console Marcello, poi quello della "buccia di cipolla" ritrovata in una lasagna spacciata "per plastica" alla primaria di via Palermo, oppure la mosca su una frittata all'elementare di via Mattei "non cotta ma finita lì sopra quindi solo nel refettorio". E dulcis in fundo, la frutta immortalata marcia "ma che era già stata scartata dal personale e non era finita nei piatti dei bambini".

Insomma, un quadro piuttosto deprimente. Ma qual è la situazione delle mense scolastiche italiane? Un dato è certo: dopo la sentenza della Corte d'Appello di Torino, che ha riconosciuto il diritto soggettivo a portarsi il pasto da casa, in Italia le rinunce delle famiglie alla mensa scolastica, si susseguono.

Cresce la mensa "fai-da-te"

Si tratta, in particolare, di disdette giornaliere segnalate come "assenze" a mensa e non di “cancellazioni” annuali.

Detto ciò, preoccupano il moltiplicarsi di rinunce registrate da Nord a Sud Italia, seguite dalle lamentele dei genitori per le pietanze talvolta scadenti che finiscono sulle mense scolastiche dei ragazzi, e di un bollettino di pagamento sempre più “salato”, che porta i costi a lievitare mentre il budget della famiglia si sgonfiano come un soufflé.

Infatti, ormai da mesi, il servizio mensa è finito nel mirino di ricerche e sondaggi che ne traccerebbero un quadro piuttosto negativo, disomogeneo e ovviamente molto costoso.

Il 40 per cento delle scuole è senza mensa

Ad esempio, i dati del report di Save the Children “(Non) tutti a mensa! 2016”che si è concentrato sulla refezione scolastica delle scuole primarie di 45 Comuni capoluogo di provincia con più di 100mila abitanti, mostra con estrema chiarezza come questo servizio sia addirittura assente, oppure non accessibile.

Lo studio, infatti, ha mostrato che il 40% degli istituti scolastici sono privi di mensa con un rapporto, in alcune Regioni, di un istituto su due. Il problema riguarda in particolare la Puglia (53%), Campania (51%) e la Sicilia (49%).

Al Nord, invece, “solo” un terzo degli istituti scolastici sarebbe sprovvisto di mensa. Al vertice della classifica il Veneto (32%) seguita dalla Liguria (29%), Lombardia (27%) e Piemonte (27%).

Dove sono le mense vuote

Se le mense ci sono, invece, “mancano” i bambini. Secondo “Save the Children”, in 8 regioni d’Italia più di un alunno su 2 nelle scuole primarie non fa uso della mensa. Sarebbe la Sicilia a detenere il record più alto di bambini che non hanno accesso al servizio con una percentuale che raggiunge l’80%. Segue la Puglia (73%), il Molise (70%), la Campania (65%), la Calabria (63%), l’Abruzzo (59%), le Marche (57%), e l’Umbria (54%).

I prezzi

Ma quanto cosa un pasto giornaliero?

Si va da un minimo di 2,3 euro delle scuole di Catania ad un massimo di 7,28 euro, nella fascia di reddito più alta, delle scuole in provincia di Ferrara.

Grosse disuguaglianze emergono anche nell’accesso alle esenzioni, ammesso che il Comune le preveda. Secondo il monitoraggio di Save the Children, 11 comuni monitorati su 45 non garantiscono a tutti un'esenzione specifica sia questa legata al reddito o alla composizione del nucleo familiare oppure a motivi di carattere sociale.

Come funzionano le esenzioni

In alcuni casi (8 di questi 11 comuni) l’esenzione viene accordata solo dietro segnalazione dei servizi sociali. In altri, invece, non sono neppure previste delle eccezioni: Bolzano, Padova e Salerno.

I rimanenti 34 comuni che le applicano, sempre secondo il report, non seguono dei criteri uniformi, e la metà dei Comuni intervistati pone la residenza come requisito essenziale per riconoscere le agevolazioni sulle tariffe delle mense. Il criterio della residenza per esempio, in base a quanto rilevato, spesso penalizzerebbe famiglie che vivono nei dintorni delle città e che sono meno abbienti.

Il ritardo nei pagamenti

Poi c’è un altro problema che riguarda le mense: la risposta disomogenea delle amministrazioni di fronte al problema dei ritardati pagamenti. Spesso, molte amministrazioni comunali, escludono i bambini le cui famiglie non hanno avuto la possibilità di pagare la retta.

Le finalità educative della mensa

Una decisione che risulta in contraddizione con le finalità educative e sociali della mensa stessa, come ha ribadito la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: "Il servizio mensa è essenziale. È un momento centrale per la didattica, dunque è necessario sbarrare la strada alla scuola fai-da-te".

Il ministero all'Istruzione ha già annunciato la creazione di un tavolo tecnico della Sanità per aggiornare le linee guida sulla ristorazione scolastica, con particolare attenzione a quei bambini che devono seguire diete speciali.


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Nadia Francalacci