Corruzione e tangenti: il caso Germania
Carino / Imagoeconomica
Economia

Corruzione e tangenti: il caso Germania

La seconda parte dell'inchiesta sul sommerso e le mazzette in salsa tedesca - La prima parte

Leggi la prima parte dell'inchiesta sulla Germania, le mazzette e la corruzione. 

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Il campionato di calcio più corrotto d’Europa

Quello tedesco non sembra un popolo “antropologicamente” onesto. Se l’Italia ha avuto Calciopoli, i tedeschi hanno avuto il “caso Bochum”, dal nome della piccola procura tedesca che, nel 2007, iniziò a indagare sulla Bundesliga. Ben presto l’inchiesta si allargò a tutta Europa portando alla luce tre partite della Champion’s League truccate e 323 incontri manipolati in diversi campionati europei 69 dei quali in Germania per un giro di mazzette di 12 milioni di euro a arbitri e dirigenti sportivi, oltre a 175 milioni di “premio partita”. Sono state arrestate complessivamente 347 persone quasi la metà delle quali residenti in Germania. Il processo tenutosi in Germania nel 2009 ha portato alla condanna di 3 sole persone (due a 5 anni e 6 mesi e una a 1 anno e 6 mesi), a 17 sanzioni disciplinari comminate dalle autorità sportive mentre 12 persone, a 5 anni dall’inizio delle indagini, erano ancora in attesa di una sentenza definitiva. Sempre a proposito della “società civile”: nel 2013 l’associazione dei medici tedeschi ha accusato mille propri iscritti di aver ricevuto regali (soldi, viaggi, beni di consumo) da case farmaceutiche per prescrivere ai loro pazienti farmaci dei quali, spesso, non avevano bisogno. Secondo il presidente dell’associazione Frank Ulrich Montgomery, intervistato dal settimanale tedesco Der Spiegel più della metà dei casi riguarda regali fatti dalla società israeliana Ratiopharm. Nel frattempo a Leipzig due primari sono stati sospesi perché scoperti a manipolare i file dei pazienti in attesa di trapianto in cambio di favori e casi simili sono stati scoperti anche a Gottingen, Monaco e Regensburg.

Deutsche mazzette

Ma l’anno nel quale i tedeschi sono scesi con i piedi per terra e si sono resi conto di non essere affatto immuni dal virus della tangente è stato il 2007 quando ben 6 grandi società sono state accusate di corruzione. Il caso più clamoroso riguarda la Siemens, multata per 600 milioni di euro per essere stata scoperta a pagare sistematicamente mazzette in tutto il mondo per accaparrarsi contratti pubblici usando un fondo nero alimentato da centinaia di milioni di euro ogni anno. Oltre ai 600 milioni alle autorità tedesche, la Siemens ha pagato altri 800 milioni alle autorità americane e ha versato altri 100 milioni a organizzazioni internazionali noprofit che combattono la corruzione negli affari.

Nel 2009 scoppia anche il caso del colosso Man che paga 150 milioni di euro per risolvere un processo nel quale veniva accusata di aver pagato tangenti per vincere contratti, anche all'estero. Altri 500mila euro (andati in beneficenza) sono stati versati anche dall'allora amministratore delegato, lo svedese Hakan Samuelsson, che si è sempre dichiarato innocente. In seguito Samuelsson è diventato capo della Volvo, carica dalla quale si è poi dimesso. Ma, per dare un'idea di come si alimenta un luogo comune, il profilo di Samuelsson su Wikipedia non fa cenno né allo scandalo tangenti, né alla multa né ai veri motivi delle sue dimissioni da capo della Man, società che, sotto la sua guida, ha realizzato profitti record assicurandogli una remunerazione di 7,2 milioni di euro nel solo 2009.

Tangenti greche

Poi ci sono le tangenti greche, quelle sulle quali Nikolaos Chountis ha chiesto, inutilmente, lumi a Martin Schulz. A guardare gli archivi dei giornali sembra che nessun affare concluso da aziende tedesche in Grecia sia esente dalla mazzetta. Il caso più importante riguarda l'affare dei sottomarini, una storia da 1,14 miliardi di euro che inizia una decina d'anni fa le cui indagini vennero subito interrotte a causa, secondo i giornali tedeschi, “della scarsa collaborazione da parte delle autorità greche”. All'inizio del 2014 lo scandalo è riemerso in seguito all'arresto di due dipendenti pubblici greci accusati di avere intascato mazzette per 23,5 milioni di euro. A pagare sarebbero state la Hdv e la Ferrostaal.

Non solo: per un altro affare di armi, a dicembre del 2013 è finito in carcere un ex alto dirigente del ministero della Difesa, Antonis Kantas, con l'accusa di aver ricevuto 1,7 milioni di tangenti dal rappresentante greco della società tedesca Krauss-Maffei Wegmann per la vendita di 170 carri armati Leopard. Una volta in carcere ha ammesso non solo questa tangente, ma anche altri 500-600mila euro provenienti sempre dall'affare dei sottomarini. Ma nel passato accusate di aver pagato tangenti a dipendenti pubblici greci sono state anche, oltre alla solita Siemens, anche la Deutsche Bahn e la Daimler. Quella stessa Daimler che, citata in un rapporto del 2010 del dipartimento della Giustizia Usa, viene definita come società con una “lunga tradizione in quanto al pagamento di tangenti” a dirigenti pubblici stranieri. I dirigenti della Daimler sono stati accusati di aver versato tangenti per decine di milioni di euro a dipendenti pubblici di 22 Paesi del mondo compresi quelli di tutto il Medio Oriente oltre a Cina e Russia. In Iraq avrebbe addirittura violato i vincoli del programma Oil for Food delle Nazioni Unite.  E nonostante le indagini avessero fatto emergere violazioni anche di leggi tedesche, Daimler non è mai stata messa sotto inchiesta in Germania e se l’è cavata pagando 185 milioni di euro alle autorità americane.

E si potrebbe continuare per ore: il presidente del Bayern Monaco finito in carcere per essere stato scoperto a pagare mazzette; la società Bilfinger accusata dagli Usa di aver pagato tangenti in Nigeria (multa di 32 milioni di euro); i dipendenti della Basf accusati di avere accettato soldi in nero da dei fornitori per beni e servizi poi non forniti, ma la differenza tra Italia e Germania è ormai chiara. Mentre da noi il problema è vissuto come un difetto “morale” che attiene al “carattere” nazionale, in Germania la corruzione è vista come un problema “amministrativo” per le aziende (che pagano per chiudere ogni pendenza) e penale per i suoi manager che (raramente) finiscono in carcere. Sui giornale tedeschi nessuno si sogna di accusare uno scadimento morale ma, piuttosto, si preoccupano che le mazzette, una volta scoperte, non interrompano la “normale” attività economica di una società.

La politica corrotta

La stampa tedesca, nel dare il giusto risalto a questi episodi, ha comunque un atteggiamento assolutorio verso i manager tedeschi. La tesi, in genere, è: non siamo noi corruttori che paghiamo le tangenti, sono i politici stranieri che sono corrotti perché le accettano, o le pretendono. Può essere. Ma secondo Markus Funk, copresidente della Aba's Global Anti Corruption Task Force, “negli anni recenti la Germania è stata seconda solo agli Stati Uniti in quanto a numero di casi di corruzione all'estero”.

E, d’altra parte, anche i politici tedeschi, in quanto a scarsa trasparenza, non scherzano. A gennaio l’amministratore delegato delle ferrovie tedesche, Rudiger Grube, ha offerto al braccio destro di Angela Merkel, Ronald Pofalla, un posto in consiglio d’amministrazione (pagato 1 milione di euro l’anno) con il compito di occuparsi di relazioni istituzionali. Nulla di illegale, per carità, tranne che passare da capo di gabinetto del primo ministro a lobbista di una società pubblica non è quello che ci si aspetterebbe da un popolo “antropologicamente” etico.

Anche le dimissioni del presidente federale Christian Wulff sono state raccontate come la decisione di un uomo integerrimo che, sopraffatto dal senso dell’etica, decide di abbandonare la poltrona per una piccole, umana, debolezza: essersi fatto offrire un soggiorno di pochi giorni all’Oktoberfest. In realtà Wulff  è stato costretto a dimettersi nel 2012 perché ha tentato di depistare le inchieste giornalistiche che indagavano su una donazione di 500mila euro proveniente da un ricco amico della moglie quando era governatore della Bassa Sassonia. Wulff fu costretto a dimettersi non per un peccato veniale, ma perché in una corrispondenza, diventata pubblica, da presidente della Repubblica, ha praticamente minacciato l'editore della Bild che stava per pubblicare la notizia. Riguardo al caso Oktoberfest: quel soggiorno è stato pagato dal produttore cinematografico David Groenewold a favore del quale, successivamente, Wulff scrisse una lettera al Ceo della Siemens chiedendogli di finanziare un lungometraggio che l'amico stava producendo. Due anni dopo la sentenza del processo originato dall’ospitata fu di assoluzione: non è stata ravvisata alcuna relazione tra l'invito all'Oktoberfest e la lettera di raccomandazione e Wulff, assolto da tutte le accuse, ha scritto perfino un libro per raccontare la sua versione dei fatti. Un risultato, quello dell’assoluzione, non dissimile dai molti processi che hanno coinvolto politici italiani. Che, però in troppi hanno interesse a dipingere, loro e tutti gli italiani, come persone corrotte “dentro”.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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