Home » Il sottile fascino della vacanza in treno

Il sottile fascino della vacanza in treno

Il sottile fascino della vacanza in treno

I binari vista mare, il convoglio che attraversa la Sardegna, il Frecciarossa che porta a Pompei e i vagoni storici sulla «Transiberiana d’Italia». Guida alle tratte della Penisola dove «La grande bellezza» si osserva dal finestrino.


L’uomo che guardava passare i treni non sapeva salirci sopra. Per partire, tornare o cercare nuovi orizzonti. Uno dei più grandi romanzi di Georges Simenon è l’ideale compagno per cogliere e illustrare una tendenza sempre più di successo, la vacanza in treno. Colpa del costo del carburante, della mai sopita diffidenza per l’autonomia delle batterie elettriche, delle restrizioni green a tradimento adottate da molte città, sta di fatto che tornano di moda le rotaie. E l’italiano recupera il fascino del cavallo d’acciaio, il mezzo più antico, affascinante, alla fine più ecologico per una vacanza o un weekend di fine estate. Con in testa Claudia Cardinale che rifocilla gli operai della ferrovia in C’era una volta il West e senza il rischio di incontrare Alain Elkann e i lanzichenecchi nella pièce del «lino stazzonato».

La filosofia del viaggiare dolce è perfetta anche per i turisti stranieri ancora attratti da Grand Tour (niente a che vedere con l’alta velocità) e pervasi dalla filosofia di T.S. Eliot per il quale «il tragitto è già la meta». Per questi viaggiatori immaginari ci sono antichi percorsi come quello del Parco nazionale della Majella sulla Transiberiana d’Italia (la più alta ferrovia del Paese), il Matera Express che porta ai Sassi più famosi del mondo, il tragitto fra i vigneti e la lava della Circumetnea con panorami mozzafiato, la Costiera amalfitana lontano dai nevrotici deliri per un parcheggio. O ancora la mitica Macomer-Nuoro a scartamento ridotto. E al Nord la Novara-Domodossola, fermata Orta-Miasino, per gli scorci medievali e i giardini di un borgo definito «l’acquerello di Dio».

Vista dal finestrino del treno la nostra penisola è ancora più affascinante. I gruppi ferroviari più importanti d’Italia hanno colto il vento e si sono organizzati. Ferrovie dello Stato proprio a fine luglio ha varato la società Treni Turistici Italiani, con la missione di confezionare su misura un turismo di qualità, con vagoni e servizi stile Orient Express, per un turismo da dolce vita su vetture classiche rimesse a nuovo. E vagoni letto, vagoni ristorante, vetture meeting per chi proprio non riesce a disconnettersi dallo stress. Il contesto ferroviario è unico, con la possibilità di viaggiare su treni storici messi a disposizione dalla Fondazione Fs. La scommessa del gruppo è a ragion veduta: secondo uno studio dell’Università Bocconi ogni euro speso per salire a bordo dei treni turistici ne genera da 1,50 a 3,18 per il territorio attraversato.

Questo è l’opposto del «mordi e fuggi». È il gusto antico della scoperta graduale, è il sogno di chi rincorre la Patagonia di Bruce Chatwin e quel treno senza orario che passa dalla stazione di Bariloche. Quando? «Domani mattina dopo le nove. Lei arriva e aspetta». Prezzo scontato se si è disposti a scendere e spingere sulle asperità della Cordigliera andina. Le sorprese surreali non esistono più, il fascino del viaggio all’antica sì, con i fantasmi degli scrittori seduti al nostro fianco. Ryszard Kapuscinski che attraversa il mondo sovietico in disfacimento nel capolavoro Imperium, Friedrich Nietzsche che incontra Zarathustra sulle stesse montagne dell’Engadina percorse dal Bernina Express verso St. Moritz. Ma anche Giovanni Testori che ci accompagna nella sua Brianza infinita, dove il cielo di Lombardia è più manzoniano che mai.

Quest’ultima è un’idea di Trenord, l’altro gruppo che ha colto il valore del binomio turismo-cultura. Nel 2023 quasi quattro milioni di viaggiatori sono saliti in carrozza come alternativa all’automobile. Così, oltre ai classici «Treni del mare» (destinazioni Liguria Levante e Ponente), la società lombarda ha varato le «Gite in treno» per raggiungere i laghi e conoscerli meglio grazie ad accordi con la Navigazione: isole Borromee, Borghi del Garda, Sirmione Tour e ovviamente quel ramo del lago di Clooney, ormai attrazione del turismo mondiale. Nulla è precluso su rotaia. Non i parchi divertimento, non le città d’arte (Bergamo e Brescia capitali della cultura 2023), non le mete alpine del trekking internazionale, non la via Francigena e la via Francisca.

Una tendenza a vapore intercettata anche dall’editoria specializzata: Lonely Planet ha realizzato una guida con «14 itinerari lombardi senz’auto» che costituiscono l’esaltazione della natura e dell’arte nella regione più tecnologica e industriale, non per niente definita «la locomotiva d’Italia». «Il cuore verde dell’Italia» attraversato dal treno è anche un servizio del New York Times, che ha celebrato i piccoli borghi, i tesori culturali, le eccellenze culinarie di un Paese percepito dal turismo mondiale come depositario ideale della classicità europea, di quei valori senza tempo che l’America ha perduto (o non ha mai a sufficienza sviluppato). La funicolare di Orvieto, la monorotaia di Perugia diventano mete pazzesche per il manager dell’Iowa, come la funicolare che porta da Como a Brunate, a picco sul lago. Gioielli minuscoli e rari, meccanismi che sconfinano nel modernariato industriale, epicentro della vacanza slow. Per gli americani le mete sublimi sono tre: il viaggio fra le bollicine della Franciacorta fino al lago d’Iseo e la meraviglia di Monte Isola; la panoramica della Reggio Calabria-Scilla, fra borghi di pescatori, il castello dei Ruffo e le Eolie laggiù all’orizzonte; la Palermo-Cefalù ai piedi del promontorio di Ercole. Con la mente già sbilanciata verso l’epica leggendaria dell’antica Grecia.

Senza contare che anche la storia ha spesso preso il treno. Quello per Washington da Philadelphia (stesso percorso hanno fatto Abramo Lincoln e Barack Obama); quello di Papa Giovanni XXIII, primo pontefice a usare la ferrovia del Vaticano per andare in pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi; quello di Lenin da Zurigo a San Pietroburgo, pietra miliare della rivoluzione bolscevica; quello dei fratelli Lumière che fa scappare il pubblico dal cinema di La Ciotat. Da evitare quello per Yuma.

Il viaggio ideale non può che partire dalla stazione Termini di Roma, costruita sui ruderi delle grandiose terme di Diocleziano. L’imperatore voleva a tutti i costi superare in capienza quelle di Caracalla e riuscì a realizzare un’opera che poteva contenere anche tremila persone. Oggi in un anno, sopra quelle vestigia, passano 150 milioni di viaggiatori. Partita vinta.

© Riproduzione Riservata