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Estate 2021, voglia di libertà

Estate 2021, voglia di libertà

  • L’emozione della vittoria agli Europei di calcio, le spiagge che si riempiono di turisti. C’è desiderio di normalità in questa estate. Tra notti magiche, un pizzico d’evasione e senso di responsabilità.
  • Mode da spiaggia
  • I luoghi del tutto esaurito

Fiesta. Siamo come precipitati in un balletto di Raffaella Carrà, l’estate ha scatenato la voglia assoluta di libertà, di smettere di pensare alla pandemia, di tornare a vivere qualcosa che si avvicini alla normalità. Gli azzurri hanno fatto il resto, hanno liberato il Paese da un senso di oppressione, tristezza, inadeguatezza. Come osserva il direttore delle Gallerie degli Uffizi, il tedesco Eike Schmidt: «È un segnale importante e simbolico. Angela Merkel sta terminando il suo percorso e questa vittoria sembra annunciare che sarà l’Italia con Mario Draghi a portare avanti la bandiera dell’Europa».

L’immagine di Leonardo Spinazzola che alza al cielo la stampella è l’emblema di quello che siamo: azzoppati, sofferenti, ma ancora capaci di vincere. Abbiamo pianto più morti di qualsiasi altro Paese europeo, siamo stati alle regole, inaspettatamente ubbidienti, ci siamo autoflagellati dando retta a schiere di virologi litigiosi. Ma ora vogliamo non pensarci più. Non sarà così facile. «Speriamo che la vittoria dell’Italia sia un buon talismano per ripartire e tornare alla normalità. Abbiamo festeggiato tutti. Eppure rinascita non vuol dire incoscienza, abbiamo ancora tante cosa da affrontare», ammonisce Orietta Berti, l’icona glam di questa voglia di leggerezza, la regina delle balere ascesa a Queen dell’estate con la sua canzone Mille insieme a Fedez, Achille Lauro e i ventagli di piume, così meravigliosamente Wanda Osiris.«Il calcio, la nostra canzone sono momenti di aggregazione, di felicità. Abbiamo regalato un po’ di spensieratezza dopo questo incubo. Finalmente qualche soddisfazione è arrivata. Ma la paura non è ancora andata via».

La divina Orietta sta girando l’Italia per il suo libro Tra bandiere rosse e acquasantiere (Rizzoli): «Noi la testa non l’abbiamo mai abbassata, perché l’italiano è così. Da ora l’alzeremo con più gioia, più speranza. Perché ci vuole speranza nelle cose e noi siamo qui pronti ad affrontare qualsiasi cosa. Però, insomma, siamo un po’ provati. Ora siamo noi i campioni, speriamo di esserlo anche in altro. Intanto un problema l’abbiamo risolto». Ma ne restano mille.

E il professore Stefano Zecchi ne è assolutamente consapevole: «Non sono pessimista, sono solo realista. Vedo tutto questo entusiasmo insieme a tanta buona volontà, ma non vorrei ritrovarmi nell’autunno davanti agli stessi problemi. La voglia di libertà spesso diventa solo un desiderio anarchico e confuso, un istinto vitale che soverchia la razionalità. Mentre è molto altro: portare avanti un progetto culturale, lavorativo. Io mi auguro che questo non sia solo un fuoco di paglia». Per l’intellettuale la sete di libertà «è sempre molto bella, ma alla fine ti presenta il conto».

Ma per ora l’unico conto che gli italiani vogliono pagare è quello dei ristoranti in riva al mare, tutti strapieni. L’euforia è scoppiata ben prima della finale di Wembley. Appena le restrizioni si sono allentate la gente è partita, quasi scappata. A metà giugno le spiagge erano strapiene di ombrelloni e cofane di insalata di riso. La vacanza si è tramutata in un rito laico per esorcizzare il nostro dolore, le rinunce, la stanchezza di mesi buttati sul divano a ingozzarci di tv come tacchini. Perché come dice il filosofo veneziano: «Da noi la pandemia è stata insieme un dramma e un talk show».

Beckettiano. Ma come scrisse Henry David Thoreau in Walden (il libro da leggere questa estate): «Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita». Alive and Kicking come cantavano i Simple Minds.

E così le storiche ferie d’agosto, celebrate 25 anni fa dall’omonimo film di Paolo Virzì, sono forse finite per sempre. Sostituite da un orgiastico scatenamento collettivo con l’amaro retropensiero che l’autunno ci rivedrà ancora buttati sul divano del tinello. Per questo le agguantiamo come se fossero le ultime vacanze dell’umanità. Una conquista dovuta, anche se per molti quest’anno dureranno meno di una settimana e faranno impallidire le fatiche di Ercole.

Ore e ore sotto il sole ad aspettare un traghetto per l’assalto alle isole (forse perché si pensa siano Covid-free). Per poi passare il tempo a girare alla ricerca di un parcheggio gratuito. Si va via più bianchi di quando si è arrivati, perché quattro giorni in spiaggia non fanno un’estate, consapevoli di aver sparato tutte le cartucce a disposizione.

«Ormai abbiamo capito che vivremo di picchi, di saltini avanti e indietro. La gente cerca finestre, piccoli spazi di evasione, ma sanno che poi devono tornare a mettersi in riga. Si va dalla Tragedia all’Olimpo molto velocemente», spiega Federico Capeci, amministratore delegato di Kantar, società leader mondiale di consulenze e ricerche di mercato. «Avremo una nuova normalità dove nulla sarà più certo, ogni appuntamento procrastinabile. Ma quello che vivremo dovrà essere memorabile e la socialità a lungo repressa tornerà a essere centrale».

Niente saluti da Mondello quest’anno, ma qualcosa è cambiato. Pietro Del Soldà, filosofo e conduttore della fortunata trasmissione di Rai Radio 3 Tutta la città ne parla e riceve molte telefonate da chi racconta di un bisogno forte di spensieratezza, ma anche di una paura di fondo che non si cancella. I suoi ascoltatori temono di perdere il lavoro o che a settembre la scuola non torni in presenza, molti vedono un futuro incerto. «C’è tanta voglia di ripartire ma non solo di essere liberi e belli, ma di esserlo con un senso di responsabilità. In questa estate dopo tanta solitudine si è riscoperto il valore dell’amicizia, la pandemia ci ha fatto capire quanto sia centrale. Come diceva Aristotele è “il cemento della polis”», spiega il filosofo, autore del saggio Sulle ali degli amici (Marsilio).

La squadra è stata la chiave della vittoria azzurra, il commovente abbraccio tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli, amici da sempre, ne è l’immagine più bella. La gioia si mischia al dolore, ai ricordi, alle sconfitte. «L’amicizia è libertà», continua il conduttore radiofonico. «I greci antichi la chiamavano eleutheria e la radice leu significa proprio sciogliere i vincoli, i lacci, non essere più costretti».

Di amicizia parla anche il libro che ha appena vinto lo Strega, Due vite di Emanuele Trevi (Neri Pozza), e che ha avuto un ampio consenso ancora prima del premio. «Ho parlato dei legami affettivi, di quelli inutili e gratuiti, e non dell’amore che non ha nulla di gratuito. Di quelle persone che chiami il giorno dopo, solo per chiedergli cosa hanno mangiato la sera prima, anche se sai che non ha senso chiederlo. Eppure per una cena tra amici a gennaio abbiamo corso anche gravi rischi. Molti sono morti per incontrare gli amici. Questo ci fa capire che è un bisogno insopprimibile. La realtà sono i legami affettivi. Forse tutto ricomincerà e allora dovremo contrattare con noi stessi un confine tra l’esigenze che fanno parte della vita umana e il buon senso».

Per ora l’Italia si ritrova vincente. I Måneskin hanno aperto le danze arrivando a battere pure i Beatles su Spotify. Poi è stato un crescendo: il più influente sui social è un tiktoker italiano: Khaby Lame (vedere intervista a pagina 80). E in finale sul prato di Wimbledon abbiamo mandato un campione che assomigliava a un dio romano, mica niente di meno. Matteo Berrettini ha tenuto testa al re del tennis, Novak Djokovic, per tre ore e mezza.

Il New York Times la sera della sconfitta dell’Inghilterra ha scritto che questo è il chiaro segnale di una rinascita di un Paese colpito brutalmente dalla pandemia, qualcosa di magico che era nell’aria da tempo, per citare il poetico Giorgio Chiellini. La sera della finale la psicologa Umberta Telfener ha fatto una passeggiata per le strade di Roma. «C’era un silenzio quasi sacro. Ho sentito di nuovo un Paese unito, che quando si pone un obiettivo comune, vince. C’è voglia di uscire da uno stato di clausura, sembra che stiamo finalmente entrando in una nuova era. Ma rinascimento è accettazione della complessità, non semplificare, ma piuttosto permettere alle differenze di emergere. È ricchezza di punti di vista, di curiosità. La partita è stata un meraviglioso inizio».

L’ultimo suo saggio è Primi amori (Il Mulino) e proprio l’estate è la stagione dei primi amori. «Ma il virus ha cambiato anche questo. Si è persa l’idealizzazione, le relazioni ora fanno paura. Per i giovani è stata una vera catastrofe. Ho affrontato crisi fobiche e pesanti situazioni di isolamento sociale. Capisco perfettamente la voglia di evasione, ma spero che tutto non torni come prima». Quando si spegneranno le luci sui nostri atleti, allora accendete i cervelli. Perché come disse Sofocle nell’Antigone: «L’uomo pieno di risorse, non va incontro al futuro impreparato».

In alternativa il professor Zecchi consiglia: «Un vaccino contro l’idiozia da rendere subito obbligatorio. Naturalmente sarei io il primo a farlo. Certo è che ce ne vorrebbero davvero tante di dosi».

La calda estate dell’ombelico in bella mostra

Estate 2021, voglia di libertà
Getty Images

di Antonella Matarrese

Solar Power, il singolo di Lorde, giovane ugola neozelandese musa dei Millennials, ci aveva fatto sognare: nel videoclip di rito, Lorde vestita di giallo sole è in una caletta seminascosta, senza chiringuito, nemmeno una moto d’acqua nei pareggi, né giocatori di racchettoni sul bagnasciuga. Lei è in compagnia di ragazze in kaftano color pastello, che praticano ashtanga yoga in riva al mare, mentre qualche maschio gioca a scacchi. Caspita, che visione, non sarà mica la rappresentazione olistica di questa strana estate post pandemica? Può essere, ci siamo detti in tanti. In fondo, lo yoga lo si fa da due anni, non importa come e perché, e il trip degli scacchi è stato virale e trasversale.

Ma poi arriva l’estate, quella vera e le fantasie radical chic, anzi «champagne socialist», come si dice adesso, lasciano il posto agli ombrelloni affollati, ai gommoni che sfrecciano, ai maschi che, fulminati sulla via di Star Wars, giocano al Kali, simulazione di un combattimento con bastoni corti, che dovrebbe contribuire a ridare quall’allure da macho, svanita nel tempo. E così tra una bastonata e l’altra, poco importa se si perde la concentrazione abbagliati dal lurex di un costume intero monospalla oppure al passaggio di un mini bikini spaiato, con lo slip a righe e il bra fluo, come moda vuole.

Al bando i tagli castigati dei costumi e i colori poco appariscenti: parola d’ordine brillare. Per sedurre. In fondo, i giornali americani con la loro concretezza da marketing hanno lanciato lo slogan: sarà una Hot vax summer, dove «vax» non allude al vaccino, ma alla ceretta. Un’estate calda che dovrebbe lasciarsi alle spalle i vari Tinder, Bumble e perfino Raya, il sito per ricconi e modelle, per calarsi nella vita reale degli incontri ravvicinati. Molto ravvicinati, soprattutto per i numerosi single ormai in circolazione.

E se i kaftani, gli chemisier, gli abiti lunghi e colorati da neo hippy, le Birkenstock con il calzino dalle passerelle hanno invaso le vie delle città, è pur vero che i designer, proprio immaginando una hot summer, hanno proposto come must have di stagione l’abito cut-out, cioè quello con i tagli strategici a mostrare pezzi di pelle: un oblò sui fianchi, un squarcio lungo la schiena, un triangolo sull’ombelico. Ecco, l’esibizione dell’ombelico è il denominatore comune delle teen del globo: al bra in lycra o all’uncinetto si può al massimo alternare una t-shirt cropped con lettering ricamato. Simbolo di anni ribelli, tornano gli short, nella versione sexy di hot pants, in denim effetto usato o colorati in maglina. Indossarli con gli stivali fa un po’ cafone ma se si hanno 16 anni, ogni cosa è permessa. Le altre meglio astenersi. Agli uomini, come avvisa Brunello Cucinelli, non resta che l’eleganza di una bella camicia di lino.

Fughe d’agosto

Estate 2021, voglia di libertà
Ansa

Sarà l’estate del tutto esaurito, che sia mare o montagna. L’essenziale è dimenticare i luoghi del lockdown, ribaltare le abitudini e conquistarsi, finalmente, l’altrove sognato.

di Marco Morello

Agosto, città mia non ti conosco. Se vivesse all’epoca di quest’irrequieta estate, probabilmente lo scrittore Achille Campanile rivedrebbe titolo e trama del suo celebre romanzo: nell’originale è la moglie a essere disconosciuta, oggi l’atto di trasgressione più covato dagli italiani non si abbatte sul partner né su congiunti vari.

Riguarda i luoghi che ci hanno tenuti in ostaggio durante le zone rosse. Tradire, nella stagione calda 2021, è un po’ fuggire. Abbandonare il domicilio, il tetto, non necessariamente quello coniugale. Sarà un’infedeltà di massa, lo è già in un crescendo esponenziale: «Si va verso il tutto esaurito per mare e montagna» ha detto il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. «La macchina» ha aggiunto «si è rimessa in moto». E marcia veloce, punta ad accumulare chilometri: il 63,6 per cento degli italiani che partirà per le ferie fino a settembre, sceglierà una regione diversa da quella di residenza.

Lo certifica l’Istat, che fotografa anche la distribuzione dell’ansia d’evasione per fasce d’età: straripa, raggiunge il 75,9 per cento, nei giovani tra i 18 e i 29 anni. L’altrove per loro, dopo il qui e basta, è un’esigenza insopprimibile. Alcune tratte aeree registrano prezzi da svenimento (scendere al Sud nei weekend di picco esige salassi da volo intercontinentale), la piattaforma per prenotare i biglietti dei treni Trainline riferisce record di ricerche di transumanze su rotaia, con aumenti del 136 per cento tra maggio e giugno.

«I movimenti a cui assistiamo oggi sono già sintomatici di una ripresa che speriamo sia inarrestabile» rimarca Giorgio Palmucci, presidente dell’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo.

«Per quanto riguarda le prenotazioni, siamo a un oltre 30 per cento tra italiani e stranieri per il mese di agosto». Non è poco, anzi è tanto, considerando come sono cambiate le abitudini: l’imprevedibilità del Covid, la schizofrenia delle sue varianti, ha insegnato che pianificare in anticipo non premia. «Questi dati» conferma Palmucci «lasciano ben sperare, tenuto conto che anche negli anni precedenti la tendenza era quella di prenotare all’ultimo minuto». Diventano vitali alcuni riferimenti per scansare il parossismo delle folle. D’altronde il distanziamento, per quanto antipatico e sconosciuto nei caroselli di piazza, suona ancora necessario: «Le aree più desiderate per i prossimi due mesi nel Bel Paese sono il Salento, il Cilento e l’Argentario. Quanto alle località, Rimini da sola sorpassa l’intero Argentario. Più dietro ci sono la Riviera veneta e quella delle Palme, nelle Marche» riassume spedito Michele Maschio di Expedia.it, che per Panorama ha elaborato le classifiche delle mete più ricercate per agosto e settembre sul noto sito di viaggi. In crescita l’attenzione verso l’estero, che nel 2020 sembrava un tabù: «Resta netta la preferenza per il mare, con la Spagna e la Grecia che si prendono nove posizioni sulle prime dieci. Malta è l’unica eccezione. Il podio va a Santorini, Mykonos e Ibiza. Dominano le isole, scompaiono le metropoli. Si salva solo Barcellona che, però, ha anche le spiagge». Dalla sindrome del nido, siamo alla mania del lido.

Si mantengono a galla le città d’arte, come la capitale: «Iniziamo a vedere un importante aumento dei viaggi di piacere da parte di turisti italiani ed europei, oltre a un sempre crescente interesse da parte degli americani e degli ospiti provenienti dal Medio Oriente» commenta Giuseppe De Martino, general manager dell’albergo di lusso The St. Regis Rome. Nell’Urbe, come a Firenze o a Venezia, il proposito di degustare il ritrovato tempo libero batte la bulimia del mordi e fuggi: «Anziché brevi fine settimana, stanno prendendo piede vacanze più strutturate. Alcuni si sono concessi il lusso di prenotare una suite o un upgrade. Le persone hanno voglia di avventura, emozioni, attenzioni. Di dare un break alla routine domestica».

La rivolta contro le abitudini si riflette non solo in ferie, vive anche negli svaghi quotidiani, svelati dalla frequenza e i luoghi d’uso degli strumenti di pagamento come le carte di debito: «Le persone hanno necessità di uscire più spesso e per farlo preferiscono limitare la spesa della singola uscita» sottolinea Elena Lavezzi, responsabile del Sud Europa dell’applicazione finanziaria Revolut. Che, per Panorama, ha analizzato i comportamenti dei suoi oltre 650 mila clienti italiani durante il mese degli Europei di calcio (nello specifico, dal 12 giugno all’11 luglio), confrontando i dati rispetto allo stesso periodo del 2020.

Tra ristoranti e shopping, le transazioni per utente sono aumentate con picchi di quasi un terzo. E se 12 mesi fa negli acquisti di beni l’e-commerce pesava per i due terzi del totale, ora l’offline vale più del 50 per cento, a riprova che si è tornati a comprare nei negozi su strada. «Perciò è interessante constatare» aggiunge Lavezzi «un naturale bisogno di socialità. Sembrerebbe che gli italiani preferiscano la quantità alla qualità, ma in realtà ciò che conta è condividere momenti, prediligendo l’esperienza».

Quanto a pizzerie, pub, trattorie e dintorni, non siamo al sold-out perenne, ai tavoli straripanti di berlusconiana memoria. Però, il trend della ripresa è solido, evidente, misurabile: «Se si guarda al solo mese di giugno, l’aumento delle prenotazioni rispetto al 2020 è stato del 48 per cento» spiega Andrea Arizzi, head of New business per l’Italia, la Francia e il Belgio di TheFork, la principale piattaforma per riservare online un posto al ristorante. «Inoltre, una prenotazione su quattro è avvenuta nei locali della categoria “Insider”, ovvero le eccellenze gastronomiche premiate dalle migliori guide e dalle recensioni dei clienti».

Come nel caso degli alberghi, chi può si concede qualche coccola supplementare. Intanto, fino al 15 settembre, TheFork offrirà un bonus di 20 euro per il primo pasto ai nuovi utenti tricolori, francesi e spagnoli: «Stimiamo di coinvolgere almeno un milione di persone nei tre Paesi, investendo potenzialmente 20 milioni di euro, ma non ci poniamo limiti». Sarà un modo per aiutare un settore molto penalizzato dalla pandemia.

Resta da chiedersi cosa succederà dopo l’estate. Se questa voglia di ricominciare si trasformerà, con i dovuti aggiustamenti e le inevitabili cautele, in una nuova normalità. L’Osservatorio Findomestic trasmette fiducia e ottimismo: il 68 per cento degli intervistati, oltre i due terzi, ritiene che le riaperture saranno definitive. Mai come stavolta, c’è da augurarsi che la maggioranza vinca.

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