C’è una strada a Seoul dove le pietre raccontano storie. Dove i muri di pietra di Deoksugung-gil sembrano custodire sospiri d’imperatori e sguardi di protagonisti dei K-drama. È lì, tra il profumo dei tigli di maggio e il luccichio dei grattacieli di Jeong-dong, che l’hanbok ha indossato una nuova luce. Il 2 maggio, Deoksugung-gil non è stata solo una passerella: è diventata tela viva, sogno coreografato di colori, storia e visioni future.
L’evento Seoul Fashion Road@Jeong-dong, terzo capitolo dell’iniziativa che trasforma spazi urbani quotidiani in passerelle poetiche, ha portato nel cuore storico della città un fashion show che ha sfumato i confini tra il passato imperiale e il design moderno. Dove un tempo sfilavano le carrozze del regno, ora hanno sfilato silhouette leggere, drappeggiate in hanbok rivisitati, tra note orchestrali e luci che danzavano sulle pietre antiche.

Tra i protagonisti di questa sfilata onirica, quattro brand hanno intrecciato tradizione e innovazione con maestria:
Seodamhwa, guidato dalla designer Song Hye-mi, ha portato in scena hanbok che sembravano dipinti con i colori della natura. Le sue creazioni, spesso utilizzate per matrimoni, si distinguono per l’uso di tonalità pastello e dettagli raffinati, evocando un’eleganza semplice e rilassata.
Giroe, il cui nome significa “al bivio”, è il progetto di Park Sun-ok che esplora la fusione tra hanbok tradizionale e moda globale. Le sue creazioni, come un completo a tre pezzi che incorpora dettagli del hanbok, rappresentano un punto d’incontro tra stili euro-americani e coreani, rendendo l’hanbok accessibile e rilevante per un pubblico internazionale.
Kkomak, il lato giovane di Dolsilnai firmato da Kim Nam-hee, ha giocato con ironia e freschezza, reinventando il tradizionale senza mai tradirlo. Le sue creazioni, pensate per la generazione più giovane, mantengono la fedeltà alle linee classiche dell’hanbok, aggiungendo un tocco di modernità e spirito giocoso.
Hanbok Studio Haeon, della designer Kwon Hye-jin, ha dato voce a una raffinatezza quotidiana, dove i tessuti dialogano tra antico e moderno come se lo facessero da sempre. Le sue creazioni combinano elementi tradizionali con design contemporanei, come un jumpsuit indaco ispirato ai “dansokgot” abbinato a un mantello giallo pallido che richiama il “jangot”, reinterpretando l’hanbok per la vita moderna.
La colonna sonora dell’evento è stata affidata alla New Korea Philharmonic Orchestra, che ha unito valzer classici a melodie di celebri K-drama: da Love in the Moonlight a Parasite, fino al tango passionale di Libertango, chiudendo la sera con una magia musicale che sembrava sospendere il tempo.

Ma Deoksugung-gil non è solo cornice: è personaggio. Questa via, che unisce il portale Daehanmun alla fontana circolare, è apparsa in numerosi K-drama che hanno fatto sognare milioni di spettatori. La sua atmosfera romantica e malinconica ha incorniciato le passeggiate silenziose di Goblin, gli incontri sospesi nel tempo in The Beauty Inside, e i dialoghi emozionati in Do You Like Brahms?, Find Me in Your Memory, Run On e Lovestruck in the City. Ogni inquadratura, lì, sembra trattenere il respiro, come se i muri di pietra custodissero i segreti dei protagonisti.
E proprio come in ogni buona storia coreana, anche qui c’è una leggenda. Si racconta che, percorrendo la via lungo il muro di pietra, le coppie siano destinate a separarsi. È un detto nato dai tempi in cui la corte giuridica si trovava nella zona, e le coppie che vi camminavano spesso erano lì per il divorzio. Ma in quella sera di maggio, con gli hanbok che brillavano sotto il sole calante e poi riflettevano la luna, nessuno sembrava temere la maledizione. Anzi, sembrava che la moda potesse riscrivere anche il destino.

In un mondo dove il tempo corre, Seoul Fashion Road ha fermato il battito per un istante. Ha raccontato che l’hanbok non è solo costume da cerimonia, ma sogno indossabile, ponte tra radici e visione. E che a Seoul, anche una strada può trasformarsi in poesia.