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Ora il vinile piace più di Spotify

Ora il vinile piace più di Spotify

  • Dati per morti, per i dischi oggi il vento è cambiato. Vendono più dei cd. È in corso una rivoluzione: da un lato il popolo under 30, streaming dipendente con un ascolto distratto e veloce fatto di skip continui tra i brani, dall’altro il pubblico adulto che opta per la puntina, il fruscio e si gode un intero Lp con un rito quasi religioso.
  • I migliori giradischi in commercio

Ammassati in anonime scatole di cartone nelle cantine e nei box di mezzo mondo, simbolo e testimonianza di un vetusto mondo analogico surclassato dall’avvento del digitale. Nel 2005 la gloriosa epopea del vinile e dei giradischi era a un punto di non ritorno: vendite negli store ridotte al minimo e inevitabile chiusura su scala globale di tutte le aziende che per cinquant’anni avevano stampato milioni e milioni di 33 e 45 giri.

Quindici anni dopo, la storia da raccontare è un’altra ed è racchiusa in una manciata di numeri: nei primi sei mesi del 2020 le vendite dei 33 giri negli Stati Uniti hanno generato 230 milioni di dollari di ricavi, quelle dei cd appena 130. In Italia, invece, dal 2012 a oggi gli acquisti in vinile sono aumentati del 330 per cento. Cifre che svelano la misura della rivincita in grande stile del più antico tra gli strumenti di propagazione del suono.

I migliori giradischi in commercio

Ora il vinile piace più di Spotify
Bang & Olufsen Beogram 4000c. Un’icona: il giradischi creato da Jacob Jensen all’inizio degli anni Settantarevisionato e rimesso a nuovo dopo un attento processodi restauro. Prezzo su richiesta.

Una volta scelti i propri dischi preferiti, non resta che trovare lo strumento migliore per ascoltarli. I lettori di vinili usciti da poco sul mercato coniugano forma e funzione. Oltre a quello classico orizzontale, esplorano l’orientamento verticale, montano basi per toccare il pavimento e, all’occorrenza, sanno persino trasformarsi in valigie. Sono, a tutti gli effetti, oggetti di design con soluzioni d’ascolto all’avanguardia. Permettono di raggiungere una qualità sonora in passato impensabile, degna di uno studio di registrazione; possono trasmettere l’audio senza fili, diventare prodigi tecnologici con una splendida patina d’altri tempi.

Ora il vinile piace più di Spotify
Sony PS-HX500. Grazie all’ Usb, si può connettere al pc e convertire i brani in file da ascoltare dappertutto o creare un archivio digitale. A 500 euro
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Technics SL-1500C. Monta uno speciale motore capace di eliminare ogni irregolarità in fase di rotazione del disco, garantendo prestazioni di prima qualità. 1000 euro.
Ora il vinile piace più di Spotify
Cambridge Audio Alva TT. Ha connettività Bluetooth, perciò trasmette la musica ad un diffusore in modalità wireless. A 1.699 euro.
Ora il vinile piace più di Spotify
Pro-Ject Vertical. Una rivoluzione stilistica: che stia in verticaleo su una parete, suona comunque benissimo. Oltre che in rosso, è disponibile in bianco e in nero laccato. Distribuito da Audiogamma a 349 euro.
Ora il vinile piace più di Spotify
GPO Bermuda. Il suo design è un omaggio agli anni Sessanta. Si può appoggiare sulle sue gambe trasformandolo in un oggetto d’arredo, o chiuderlo per trasportarlo. A 299 euro.
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Sonos Port. Per chi ha un vecchio giradischi e vuolerenderlo contemporaneo. Basta collegarlo a questo elegante scatolotto per far suonare i vinili su casse di ultima generazione. 449 euro.

Un boom di ritorno raccontato con cura e passione in un docufilm che è già un cult: Vinilici – Perché il vinile ama la musica (diretto da Fulvio Iannucci e realizzato attraverso un’operazione di crowdfunding). Un atto d’amore (con la partecipazione di Mogol, Renzo Arbore, Red Ronnie, Carlo Verdone e Claudio Trotta) verso quel magico cerchio di pvc, i suoi appassionati, i negozi specializzati e le fabbriche di stampaggio che, dopo aver chiuso i battenti all’inizio del nuovo millennio, hanno ripreso a lavorare senza sosta. Come e più di prima.

Per capire il fenomeno occorre iniziare da un dato incontrovertibile e inedito: per la prima volta dagli anni Cinquanta la musica destinata alle masse non è più un unico monolitico blocco. Esiste la musica per gli under 30, quella che si consuma per lo più in streaming, con un ascolto distratto e veloce fatto di «skip» continui tra una canzone l’altra, mentre si studia, si pedala, si cammina o si naviga nelle chat; e poi ci sono le sonorità e gli artisti riservati al pubblico «adult», come lo chiamano gli americani. Una fetta di pubblico che non considera il «mordi e fuggi» un’opzione di ascolto.

Sono quelli della generazione slow music (vi consigliamo di cercare in rete le parole d’ordine dell’associazione We are slow music), che non sanno nemmeno lontanamente chi sia Bad Bunny, il rapper portoricano idolo dei teenager che nell’anno in corso ha surclassato tutti in streaming totalizzando 8 miliardi e 300 milioni di clic su Spotify.

Accomodarsi su un divano davanti a un buon impianto hi-fi con la puntina che si appoggia dolcemente sui solchi del disco è la fotografia esatta della differenza tra sentire e ascoltare. Ascoltare un 33 giri significa dedicarsi a un pezzo d’arte nella sua totalità, seguendo la sequenza delle canzoni così come l’ha pensata l’artista, perdendosi piacevolmente in un suono dallo spettro ampio, reale, avvolgente, fatto di dettagli, rumori e crepitii che sono l’esatto opposto dell’algida freddezza dei file digitali. Come leggere in totale relax un classico senza tempo della letteratura o gustare un buon sigaro accompagnato da un ottimo rum in un rito quasi religioso. Un’esperienza, quella del vinile, che è anche sensualità tattile, il piacere di avere tra le mani un oggetto che racchiude il suono (i 33 giri a 180 grammi di ultima generazione hanno una resa ottimale) la graphic art della copertina, la lettura dei testi, la scoperta degli infiniti dettagli che popolano i cofanetti e le edizioni a tiratura limitata, sempre più deluxe e ricchi di gadget per musicofili.

E poi, ancora, scegliere la posizione delle casse dello stereo, il modello del giradischi (entro i 300 euro ce ne sono di qualità più che buona, guardate il servizio nelle pagine seguenti), della puntina e dello strumento più adatto per pulire al meglio i solchi.In una parola, decidere. Decidere chi ascoltare e come ascoltarlo senza appiattirsi stancamente sulle playlist consigliate dalle piattaforme streaming. Perché ridurre il piacere della musica a un consumo frettoloso di spezzoni di singoli brani è come guardare un film con il tasto forward perennemente pigiato. Finisce prima, ma non ci si gode niente…

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