Home » Steve Hackett: «Vi racconto la Genesis»

Steve Hackett: «Vi racconto la Genesis»

Steve Hackett: «Vi racconto la Genesis»

Il chitarrista della mitica band a novembre sarà in tournée in Italia per far rivivere in teatro quell’immortale album che è Foxtrot, composto con Phil Collins e Peter Gabriel. Per il concerto, con Panorama ripercorre gli esordi, dalla prima audizione alla nascita dei brani migliori. Creati improvvisando.


Un annuncio su Melody Maker, il più prestigioso magazine musicale inglese, e una telefonata da Peter Gabriel. «In meno di una settimana la mia vita è cambiata per sempre» racconta Steve Hackett, storico chitarrista dei Genesis. «In quelle righe scrissi che cercavo altri musicisti come me che volessero andare oltre il pantano della musica esistente. Mi chiamò Peter per fissare un appuntamento in sala prove. Per due ore non sentii nulla di quello che stavo suonando: la mia chitarra era letteralmente sovrastata dalla potenza con cui Phil Collins percuoteva la batteria. Non avevo mai visto nessuno suonare con quell’impeto. Alla fine mi dissero “ok sei nel gruppo”. Uscii dallo studio e andai di corsa a comprare un amplificatore più potente» spiega divertito a due settimane dalla prima (il 13 novembre a Roma) di sei date del tour italiano in cui riproporrà con la sua band il capolavoro dei Genesis, Foxtrot.

Un disco uscito nel 1972, geniale quanto storico, che segnò la nascita di un nuovo genere musicale basato sulla contaminazione tra rock, musica classica, sprazzi di jazz e arrangiamenti sinfonici. «Era un’altra èra della musica… I brani nascevano e prendevano forma nel soundcheck prima dei concerti. La prima canzone di Foxtrot, Watcher of the skies, si avvicinò alla versione definitiva durante le prove prima di uno show a Reggio Emilia». Foxtrot era ed è un album magico, fatto anche di estremi contrapposti. Dal minuto e 39 secondi di Horizons in cui Hackett si ispira con la chitarra acustica a una sezione di violoncello di Bach, ai 23 minuti di Supper’s Ready, divisa in sette atti: la più potente suite musicale di sempre, con cambi travolgenti di ritmo ed atmosfera, intrisa di riferimenti biblici e mitologici. Pietra miliare.

«Se c’è una cosa che manca nella musica di oggi è il cuore. Usare parti musicali campionate è abbastanza semplice, e a volte può anche essere utile, ma non c’è nulla che possa sostituire i suoni creati dagli uomini che danno un’impronta allo strumento con le loro dita. È questa una delle ragioni principali per cui i dischi dei Genesis emozionano ancora milioni di persone in tutto il mondo. Perché sono suonati bene e sono veri» sottolinea. «Una volta pubblicate, le canzoni prendono strade imprevedibili. Di recente ho scoperto che una catena di coffeeshop inglese utilizza Horizons come colonna sonora per il caffè del mattino. Probabilmente non sanno nemmeno di chi sia quel brano, ma va bene lo stesso…» precisa ridendo.

A un certo punto i Genesis si sono divisi: Steve Hackett e Peter Gabriel hanno scelto la carriera solista, Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks di scalare ancora una volta le classifiche suonando canzoni meno complesse e decisamente più orientate ai passaggi radiofonici. L’ultima volta dei cinque insieme è stata in Inghilterra, a Milton Keynes, un concerto speciale organizzato per salvare dal disastro finanziario Peter Gabriel, indebitato per le spese astronomiche sostenute come organizzatore del festival multiculturale Womad. «Sono cose che gli amici fanno quando uno del gruppo è in difficoltà. Sono salito sul palco per due canzoni nei bis ed è stato molto emozionante condividere ancora la scena con loro».

Per diverso tempo Hackett è andato a suonare in giro per il mondo proponendo la sua musica solista, senza citazioni del repertorio con la band. Poi, un giorno, a fargli cambiare idea contribuì un fan siciliano: «Prima di un concerto mi fece firmare, emozionatissimo, un’enorme pila di cd dei Genesis… In quel momento realizzai quante persone avessero ricordi indelebili legati ai vecchi album della band. E adesso non vedo l’ora di far ascoltare di nuovo al pubblico italiano Foxtrot, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione. Mi sento un ambasciatore della musica, un romantico… L’ultimo concerto che ho fatto a Londra è stato commovente: tra i fan c’erano tantissimi amici e persino mia madre di 93 anni. Si è messa davanti al palco e per ringraziarla di tutto quello che ha fatto per me le ho baciato la mano davanti a tutti».

© Riproduzione Riservata