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Il segreto del successo di Taylor Swift: «Miss Americana»

Il segreto del successo di Taylor Swift: «Miss Americana»

È la country popstar che piace ad adolescenti e adulti. A 17 anni aveva già venduto oltre 5 milioni di dischi. I suoi brani sono sempre in vetta alle classifiche perché quello che canta appare vero e non programmato al computer per fare sensazione sui social.


Essere la popstar più famosa del mondo senza fare rumore, in punta di piedi: è ciò che fa di Taylor Swift il più grande «mistero» della musica contemporanea. Una ragazza come tante, una delle 4 mila anime che popolavano West Reading in Pennsylvania, che a 17 anni aveva già un centinaio di canzoni diligentemente annotate nel suo quaderno. Canzoni country, figlie di quella narrativa americana che trasforma le piccole cose della vita quotidiana in strofe che tutti canticchiano lungo le autostrade o nel giardino di casa nella domenica dedicata al barbecue.

La canzone country è quella che prende un piccolo dettaglio domestico, come l’amaca sulla terrazza del nonno, e lo scompone in mille frame svelando quel piccolo mondo agli occhi e alle orecchie di chi ascolta.

In questo Taylor ha svelato fin dagli esordi la sua abilità: non c’è adolescente al mondo che non potrebbe riconoscersi nei patemi da primo giorno al liceo raccontati dalla Swift nel brano Fifteen.

Miss Americana (dal titolo del film documentario a lei dedicato), ha iniziato così la sua scalata alla vetta del pop, partendo dai suoni e dalle storie dell’America profonda e proiettando un’immagine da perfetta secchiona della musica che studia e compone senza soluzione di continuità, quasi sperduta e fragile nel mondo del business discografico, priva di malizia e aliena ai trucchetti del mestiere. Una brava ragazza.

Che a 17 anni vende 5 milioni di copie con il suo omonimo album di debutto. Amata da milioni teenager, ma snobbata se non odiata da tutti gli altri che non riescono a capire i suoi codici di comunicazione nell’era delle popstar che flirtano con il twerking e del grezzo linguaggio suburbano del rap.

Invece non c’è niente di complesso da comprendere: Taylor svetta perché non è omologata, perché nei suoi racconti in musica c’è un tasso di ingenuità che la fa apparire vera e non programmata per fare sensazione sui social.

Ma come in tutte le carriere dei famosi c’è un prima e un poi, un episodio che segna una linea di confine e scombina l’allineamento perfetto dei pianeti.

Per Miss Americana tutto cambia la sera del suo primo trionfo in mondovisione nel 2009, quando nel corso degli MTV Video Music Awards le viene assegnato il premio per il miglior clip femminile dell’anno. Sul palco irrompe come una furia il rapper Kanye West che afferra il microfono e le dice: «Sono contento per te, ma Single Ladies di Beyoncé è uno dei migliori clip di sempre».

Cala il gelo. Taylor, immobile sul palco con la statuetta tra le mani, resta attonita, incredula del fatto che il giorno più bello della sua vita sia stato rovinato da uno dei gesti più cafoni e inopportuni della storia dell’entertainment.

«È il music business, bellezza» hanno bisbigliato in molti il giorno dopo la sceneggiata di West. Un modo per far arrivare un messaggio subliminale alla brava ragazza del country pop: «Goditi questo momento di celebrità perché durerà poco».

Ma proprio su questa previsione tutti si sono sbagliati clamorosamente: 14 anni dopo la notte degli Mtv Video Music Awards Taylor Swift è di gran lunga la numero uno al mondo (il 13 e 14 luglio dell’anno prossimo si esibirà a San Siro già sold out) con una sterminata fila di hit nel segno del country, del pop e del folk.

Sì, anche del folk, quanto di più lontano ci possa essere dalla trap, dall’auto tune, dal reggaeton e da tutte le tendenze strampalate che fanno furore sulle piattaforme streaming. Dove peraltro Taylor è fortissima: tutte le 15 canzoni del suo album Evermore (2020) sono entrate ai primi posti della classifica Billboard Global Chart che conteggia gli acquisti di musica online e gli ascolti in streaming.

Detto questo, il suo capolavoro è stato far riscoprire ai millennial il fascino vintage del suono caldo del vinile. Grazie a un album in particolare, Midnights, uscito nell’ottobre del 2022 e diventato un caso di marketing eclatante perché dopo la sua pubblicazione, per la prima volta da 35 anni, le vendite di musica in formato 33 giri hanno superato quelle dei cd. Midnights, in sette giorni, è stato acquistato 575 mila volte in vinile. Sono questi i numeri degli artisti che fanno la differenza, come nel caso di Michael Jackson con Thriller nei primi anni Ottanta.

Ma al di là delle cifre c’è il talento, quello che permette all’ex adolescente di West Reading di avere una carriera in continua evoluzione come non ce ne sono più, fatta di dischi musicalmente sempre più maturi ed evoluti e di testi che si muovono in sintonia con l’anagrafe (ha 33 anni) senza infingimenti giovanilistici. «Questa sono io, queste sono le mie emozioni e le mie paure» dice Taylor, e in milioni e milioni si riconoscono nella sua narrazione della vita. Quei milioni che l’hanno sostenuta quando, privata dei diritti e della proprietà dei suoi primi sei dischi per una questione contrattuale, non si è persa d’animo e ha iniziato a reincidere quegli album diventando così proprietaria dei nuovi master che contenevano tutti i suoi primi successi. Una mossa inedita che ha ottenuto un enorme riscontro da parte del pubblico e ha spiazzato tutti creando un precedente rivoluzionario nella storia della discografia mondiale.

Ha molti fan e tanti detrattori Taylor Swift. Ai primi appartiene senz’altro Robbie Williams che di recente l’ha difesa dall’attacco di uno dei giganti del Brit Pop, ovvero Damon Albarn, voce dei Blur, che in un’intervista al Los Angeles Times l’ha sostanzialmente accusata di non scrivere mai i suoi brani da sola, ma sempre in compagnia di qualche altro autore.

A parte la reazione furiosa dei suoi fan, la Swift ha pensato bene di difendersi da sola con un tweet visualizzato alcune decine di milioni di volte: «Damon, ero una tua grande fan finché non ho letto quello che hai scritto. Dici cose false: non ti devono piacere a tutti i costi le mie canzoni, ma tentare di screditare il mio lavoro è una cosa schifosa. P.S. qualora te lo stia domandando, ho scritto questo tweet da sola».

Come è andata finire? Con un sommesso cinguettio di Mister Albarn: «Chiedo scusa senza riserve e incondizionatamente».

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