Ci sono scale di valore diverse, molto diverse tra loro, all’interno della scena rap. Se buona parte dei concerti dei rapper italiani non riesce ad andare oltre un rituale scontato e prevedibile, con il contorno di presenze sceniche quantomeno discutibili e poco credibili, il live di Marracash a San Siro (due gli show il 25 e il 26 giugno) si colloca su un altro livello.
Perché alla sicurezza scenica si aggiunge quella artistica: Quello di Marracash non è un concerto di pezzi slegati uno dall’altro ma uno “show concept”, diviso in atti (Ego, Dubbi, Memorie Qualcosa in cui credere, Amore e Reconnect ), potente, rabbioso, a tratti psichedelico. Il resto lo fa il pubblico che canta tutte le canzoni del repertorio. Di ieri e di oggi.
A fare la differenza anche la scelta stilistica di evitare accuratamente l’effetto “bar dello sport” invitando sul palco colleghi e aspiranti rapper. L’unica presenza in scena di fianco a Marra è quella di Madame in L’anima e Per il tuo bene.
Sono brani complessi, strutturati e ben arrangiati quelli di Marracash: «In 10 minuti non si scrive niente di importante, si scrive solo una cavolata. Se vuoi dare valore a quello che fai devi metterci tempo, impegno e cuore» ha raccontato di recente in un’intervista a Il Giorno.
L’altra interlocuzione per tutta la durata del concerto è quella con l’attrice Matilda De Angelis che alza l’asticella del racconto che emerge dalle canzoni. Canzoni in cui si parlano e si confrontano l’uomo, Fabio Bartolo Rizzo, e l’artista noto come “Marra”.
La scaletta dello spettacolo inizia con Power slap e prosegue con Gli sbandati hanno perso, Vittima, Sport – i muscoli, Body Parts – i denti, Laurea ad Honorem , Penthotal, È finita la pace, e poi via via in un crescendo di cori e partecipazione, fino all’Happy End con lancio di magliette e cappellini dal palco. Una festa.