Recensione del libro: “Cambio quando voglio” di Yari Formentini
C’è un momento, nella carriera di un manager, in cui l’ufficio lascia il posto al silenzio, le riunioni si diradano fino a scomparire, e il telefono smette di squillare. È il tempo sospeso della transizione, quello in cui si passa da un impiego all’altro — non sempre per scelta, spesso per necessità. È a questo preciso momento che guarda “Cambio quando voglio” (StreetLib, 2025), il nuovo libro di Yari Formentini, consulente patrimoniale con anni di esperienza accanto a dirigenti e quadri d’azienda, oggi anche autore capace di coniugare tecnica e racconto.

Il sottotitolo è già un manifesto: Guida per il manager che cambia lavoro. Ma sarebbe riduttivo leggerlo come un semplice manuale di self-help in giacca e cravatta. Questo libro è piuttosto una mappa ragionata — con tratti emotivi — per orientarsi in un territorio tutt’altro che semplice: quello della discontinuità professionale. Formentini non si accontenta di elencare strategie o strumenti: offre una narrazione che accompagna e spiega, che informa ma anche rassicura. Il tono è asciutto, mai accademico, con il rigore del consulente esperto e la lucidità di chi sa cosa vuol dire attraversare le fasi dell’incertezza.
Il testo si snoda attraverso capitoli che affrontano ogni aspetto del passaggio: dall’indennità di licenziamento ai risvolti fiscali, dagli ammortizzatori sociali alle decisioni su come proteggere e ridistribuire il proprio patrimonio durante l’interregno lavorativo. Ma “Cambio quando voglio” non è solo contabilità e normativa. Dentro ci sono anche le domande giuste — quelle che pochi hanno il coraggio di porre — e gli strumenti per trasformare un inciampo in un’occasione di ripartenza.
L’autore arricchisce il volume con contributi di altri professionisti — psicologi del lavoro, coach, avvocati — e così la guida si fa più completa, quasi corale. In filigrana si coglie il messaggio più profondo: non c’è ripartenza professionale che non coinvolga anche una trasformazione personale. Lavoro, dopo tutto, non è solo reddito ma identità, senso, appartenenza.
Cambio quando voglio è dunque un libro per chi ha già visto il proprio biglietto da visita cambiare troppe volte, ma anche per chi, al contrario, si trova a doverlo rifare per la prima volta. È scritto per manager, certo, ma parla a chiunque si trovi a varcare quella soglia incerta che separa il “prima” dal “dopo”. E lo fa con competenza, ma anche con misura e umanità.
Un libro che non dà risposte assolute ma pone le domande giuste, e nel farlo diventa strumento, rifugio e in molti casi, motore di rinascita.
