Un breve invito a perdersi negli echi sommessi di un racconto antico, scivolando lungo corridoi scolpiti in un’oscurità carezzevole: ecco il Labirinto di Arnaldo Pomodoro, riaperto al pubblico dal 20 marzo nei sotterranei milanesi riallestiti di Solari 35. Qui l’opera si fa sogno tangibile, un palinsesto di mitologie e memorie archetipiche che si dipana sotto i piedi del visitatore, trasformando la comprensione dello spazio in un’esperienza temporale e sensoriale.
Un viaggio tra mito e materia
Scendendo nel ventre della città, si varca la soglia di un dedalo senza piante né tetti di cielo: l’unica luce che guida proviene da fili di lampade nuove, disegnate da Viabizzuno e orchestrate da un sistema Casambi, che rincuorano l’opera di un bagliore caldo e controllato. Ogni parete è un frammento di storia ancestrale: cunei, segni e trafitture richiamano lingue ormai dimenticate, come i geroglifici di un’epopea primordiale che trova ispirazione nell’antico poema di Gilgamesh. È un idioma che parla di viaggi iniziatici, di confronti con l’ignoto, di ritorni mutati dall’avventura.
Il battito artistico di Pomodoro
“Nel mio Labirinto il tempo si fa scultura e lo spazio diventa racconto,” scriveva il Maestro. Nato nel cuore del Montefeltro nel 1926 e approdato a Milano nel 1954, Pomodoro ha impresso nella materia la propria autobiografia artistica: altorilievi enigmatici, sbalzi di luce e ombra, strappi e fili. Questo luogo è la sintesi di un’intera carriera: lì, le superfici scolpite riflettono gli archetipi e le tappe creative dell’artista, miscelando tracce delle sue sculture più celebri con nuova linfa di forme in divenire.
Un’enfilade di spettacoli e costume
In dialogo con la Maison Fendi, che ha accolto l’opera negli spazi rinnovati del suo headquarter, il Labirinto convive con due “costumi-scultura”: Didone, vestita per Marlowe a Gibellina, e Creonte, plasmato per Stravinsky a Siena. Queste opere-costume, esposte nell’atrio, ampliano il racconto visivo con la loro teatralità materica, come statue pronte a camminare.
Un’esperienza da prenotare
La visita, della durata di circa 45 minuti, non è un semplice tour guidato, ma un’immersione in un rito d’arte: si attraversano corridoi eterei, si percepiscono vibrazioni antiche e, infine, si riemerge nel mondo con un residuo di mistero. Gli accessi su prenotazione – individuali, per gruppi e scuole – sono già aperti sul sito della Fondazione Arnaldo Pomodoro. Nel sottosuolo di Milano, l’arte non si mostra: si vive, si ascolta e si sogna.














