Massimo Liofredi: "Vi spiego il successo di Rai YoYo e Rai Gulp"
Intervista al direttore di Rai Ragazzi, che chiude la stagione con ascolti in crescita. Effetto Peppa Pig, ma non solo
Tempo di bilanci per Massimo Liofredi. Il direttore di Rai Ragazzi, la divisione che ingloba Rai YoYo e Rai Gulp - canali leader nei target 4-7 e 8-14 anni - si prepara a festeggiare il suo terzo anno di mandato. E lo fa incassando ascolti in crescita, boom di visualizzazioni sui siti delle due reti e accelerando sui progetti che riguardano il web. Insomma, oltre all’effetto Peppa Pig c’è di più. Ecco com'è stato realizzato il rilancio dei due brand e le novità della prossima stagione televisiva.
Liofredi, partiamo tracciando un bilancio della stagione appena conclusa. Soddisfatto dei risultati?
È il risultato di una strategia iniziata due anni e mezzo fa, quando sono arrivato alla direzione di Rai Ragazzi. Abbiamo fatto uno studio del palinsesto, un investimento sui brand e poi acquisti di alto livello che hanno portato i canali a un successo costante. Oggi possiamo dire che Rai Ragazzi è l’evoluzione della storia della Tivù dei Ragazzi, che ha dato tanto alla televisione italiana.
La cartina di tornasole sono gli ascolti in crescita.
Guardi, io sono fissato con gli ascolti ma non guardo solo ai numeri, anche se YoYo e Gulp assieme raggiungono 2,20 di share.
Ora fa il modesto?
Dai dati che abbiamo, la famiglia si riunisce per guardare i nostri canali. Inoltre, per target YoYo è leader e Gulp ha avuto una fortissima evoluzione: abbiamo riportato il marchio Rai all’attenzione dei giovani attraverso i loro linguaggi. Questa è la sfida vinta.
Torniamo ai freddi numeri: YoYo è passata dallo 0,40 all’1,90 di share, Gulp dallo 0,10 allo 0,80. Qual è il segreto?
La forza è stata la strategia di palinsesto. E i contenuti: utilizziamo i linguaggi cari ai bambini e gli adolescenti. Penso a Buongiorno con Yoyo, oppure Le storie di Gipo, La posta di YoYo. Con Gulp Inchiesta abbiamo fatto un lavoro straordinario, puro servizio pubblico dando voce alle minoranze, ai malati, sempre in chiave positiva. C’è bisogno di positività.
Sul fronte cartoni animati, si può dire senta tema di smentita che ha azzeccato gli acquisti. Peppa Pig è diventato un fenomeno.
Quando sono arrivato alla direzione, ho trovato una serie di cartoni di ottimo livello, forse un po’ trascurati. Peppa Pig, ad esempio, veniva usata come riempitivo: la grande intuizione è stata quella di creare dei blocchi in palinsesto che hanno portato un interesse incredibile. Tant’è vero che il fenomeno è esploso in Italia e poi si è propagato in Europa.
Ma come se l’è spiegato il successo di Peppa Pig? Qual è la sua forza?
Il racconto, la narrazione, la semplicità del disegno: colpisce l’attenzione del bambino, che proietta la sua famiglia in quella di Peppa. Il sogno di ogni bambino è giocare col papà e la mamma, vivere tutte le esperienze con i genitori. Ma ci sono altri prodotti che hanno successo: Il piccolo regno di Ben e Holly, Le nuove avventure di Peter Pan, Olivia, altro maialino che abbiamo portato alla ribalta.
Sul fronte Rai Gulp, ha portato per la prima volta su una tivù in chiaro Violetta.
È stata una bellissima operazione della Rai, condivisa con Rai Cinema. L’inserimento di Violetta ha reso ancora più visibile il canale e gli ha permesso di avere risultati straordinari nel pubblico degli adolescenti. Tutte le fiction di Gulp sono caratterizzate dalla musica, dal ballo e dal canto, linguaggi molto apprezzato dai giovani. È poi ci sono le fiction fantasy, molto amate dai ragazzi, come Wizard vs Alien o House of Anubis.
Ha puntato poi su un forte investimento sul web, che ha dato ottimi risultati: a giugno, il sito di Gulp ha sfondato il milione di visualizzazioni. Rai Pubblicità ringrazia per il ritorno economico?
Credo possa essere contenta delle nostre performance. Il pubblico degli adolescenti è molto importante. Se c’è un ritorno economico, siamo contenti per l’azienda ma a noi interessano i contenuti, tutti di alto livello. Gulp va valutato nel suo risultato crossmediale: produciamo per il web e Next Tv, il programma d’inchiesta, ha vinto il Premio Conchiglia del Moige.
Che novità vedremo la prossima stagione?
Stiamo per realizzare un programma per il web che s’intitola Cose dell’altro mondo con l’astronauta Luca Parmitano, di cui ci sarà poi una declinazione televisiva. Sveleremo i misteri del cosmo, parleremo di ecologismo sensibilizzando i bambini al rispetto della natura. Poi abbiamo realizzato una collaborazione con la direzione di Rai Expo per promuovere i temi dell’esposizione universale.
È in via di definizione anche un programma sullo sport.
Sempre attraverso il web, lanceremo Versus- Generazione di campioni: tutti s’interessano di calcio, però bisogna puntare l’occhio sugli sport cosiddetti minori. Metteremo a confronto due sport - ad esempio cricket e golf o canottaggio e pallavolo - facendoli conoscere ai ragazzi, con una votazione finale per arrivare a eleggere lo sport dell’anno. I grandi campioni porteranno le loro testimonianze e parleranno dei valori dello sport, visto come insegnamento di vita e sana competizione. Da sportivo, sono molto contento di questo progetto.
Scusi, ma non mi ha citato due brand caposaldo di YoYo, cioè la Melevisione e L’Albero Azzurro.
Abbiamo elaborato due nuovi progetti. La Melevisione sarà rivista in ambito moderno: era un racconto molto antico - ma c’è un’evoluzione in tutto, anche nei contenuti - e il progetto nuovo partirà in autunno. Quanto all’Albero Azzurro, abbiamo guardato più a Dodò, sviluppando le sue storie e inserendo nel cast Gipo e Lallo il Cavallo, due personaggi amatissimi.
C’è grande passione nel racconto del suo lavoro a Rai Ragazzi. Ma non le manca la tivù generalista? Insomma, tornerebbe a dirigere Rai Due?
Sono pronto a tutto, quando l’Azienda chiama io rispondo. Ho avuto tante esperienze e non avrei mai potuto fare questo grande lavoro a Rai Ragazzi se non avessi alle spalle vent’anni di tivù generalista. Ho portato qui tutto il mio background: chiunque si siederà al posto mio, troverà due reti lanciate per il futuro.
Lei deve molto a quel grande direttore di Rai Uno che fu Brado Giordani.
Vent’anni fa fu a volermi: ho fatto 18 anni a Rai Uno come capostruttura, poi due anni a Rai Due come direttore e ora sto chiudendo il terzo anno a Rai Ragazzi. La mia forza sono stati sempre gli ascolti: ogni trasmissione che ho gestito ha dato dei risultati. Guardo continuamente ai contenuti, all’ideazione, a come si può evolvere il concetto televisivo per un pubblico sempre più esigente. Con Rai Ragazzi devo essere sempre al passo coi tempi.
Cosa ne pensa dell’attuale Rai Due?
Per una questione di stile, non parlo mai di ciò che è stato. È come se mi chiedessi che cosa ne penso di Rai Uno. Gestivo 50 trasmissioni l’anno sulla prima rete, un’immensità.
C’è un programma al quale è particolarmente affezionato?
Ce ne sono tantissimi. Domenica In, cinque anni straordinari con Pippo Baudo, Mara Venier, Monica Setta, la Lambertucci. Avevo ideato lo spacchettamento che ha dato grandi ascolti. Poi Lo zecchino d’oro: dal 16% lo portai al 32% con un progetto molto interessante. A Rai Due, ripenso a Due, un progetto che avevo nel cassetto da anni: i concerti di Dalla-De Gregori e Ferro-Pausini sono stati straordinari.
Per dieci anni si è occupato anche di Telethon.
Agostino Saccà mi diede la responsabilità di TeleThon. Nel ’99 non c’era un progetto preciso e la prima cosa che feci, fu chiamare Milly Carlucci: per me era credibile, poteva affrontare una sfida così delicata. Il progetto fu vincente e battemmo ogni record: al quarto anno vincemmo l’Oscar della Tivù. Fu una grande soddisfazione. Un giorno mi chiamò la segreteria di Susanna Agnelli, allora presidente della Fondazione TeleThon, invitandomi a casa sua e non capii perché finché quella sera, mi donò l’Oscar della Tivù. Lo tengo gelosamente in casa: è un pezzo di storia della mia vita.
Si parla molto dei famosi 150 milioni di tagli che incombono sulla Rai. Da uomo azienda, che idea si è fatto di questa vicenda?
C’è un direttore generale che decide ed io seguo le sue indicazioni. È nostro dovere adeguarsi, non entro in questioni che sono più grandi di me.
Impossibile non chiederle com’è finita la famosa querelle con Simona Ventura, con cui ebbe uno scontro via giornali.
Amo quest’azienda oltremisura e penso di essere stato un direttore che ha vinto sempre. Ho dimostrato quanto valgo con i fatti. Io non porto mai rancore: le faccio tanti auguri per la sua carriera.