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Grey’s Anatomy? Secondo uno studio ci dà un’idea fasulla della medicina

Grey’s Anatomy? Secondo uno studio ci dà un’idea fasulla della medicina

La scienza miracolosa e rapida dei medical drama ingenera false aspettative. E non ci fa apprezzare gli sforzi (reali) dei medici. I risultati di uno studio americano

Ammettiamolo: a tutti piacerebbe vivere in un mondo dove i medici sono come quelli di Grey’s Anatomy e la cura (miracolosa) è lì, pronta a essere somministrata. Ma funziona proprio così?
No, ovviamente. E a dirlo, se non bastasse un giro in qualsiasi ospedale, ora c’è anche uno studio pubblicato lunedì sulla rivista scientifica Trauma Surgery & Acute Care, secondo cui le serie tv mediche – Grey’s Anatomy in particolare – “possono coltivare false aspettative tra i pazienti e le loro famiglie” quando si tratta della realtà delle cure mediche, del trattamento e del recupero.

“La soddisfazione dei pazienti è un grosso problemadi questi tempi. È diventato una misura di qualità”, afferma Jordan Weinberg, direttore medico del trauma presso il St. Joseph’s Hospital e Medical Center di Phoenix, in Arizona e autore dello studio. “Se c’è un vero divario tra l’aspettativa e la realtà, ciò rende negativa l’esperienza per il paziente, e diventa una cattiva esperienza per infermiere e medici che cercano di prendersi cura di questo paziente che si sente molto frustrato”.

Abituati a vedere in tv medici belli come divi che in un’ora risolvono casi impossibili come l’ingestione di una bomba, i pazienti insomma potrebbero avere  aspettative al di sopra della norma e giudicare male il lavoro duro dei medici che li assistono al meglio delle loro possibilità.

Grey’s VS realtà

Per lo studio, due traumatologi e un infermiere hanno assistito a tutti i 269 episodi delle prime 12 stagioni di Grey’s Anatomy . Hanno esaminato specificamente i 290 pazienti traumatologici che visitano il Seattle Grace / Grey Sloan Memorial Hospital in questi episodi, registrando i dati relativi ai loro dati demografici, ai modelli di ammissione, alla durata del soggiorno, alla severità e ai risultati dell’infortunio. Hanno poi confrontato quelle osservazioni con dati reali dei pazienti dalla banca dati nazionale Trauma.

Il risultato, prevedibile, è un buon numero di incongruenze. Nel bene e nel male. Rispetto ai pazienti con traumi reali, i casi di Seattle Grace tendevano ad essere più severi e progredivano più rapidamente dal pronto soccorso alla sala operatoria. Hanno anche portato a conclusioni più manichee: in tv si muore o si resta in ospedale per un tempo relativamente breve prima di essere dimessi. Il 22% dei pazienti traumatizzati di Grey’s Anatomy non è sopravvissuto, rispetto al 7% del gruppo di controllo. In realtà, molti pazienti traumatizzati devono affrontare una strada lunga e noiosa per riprendersi prima che possano tornare a casa, osserva Weinberg.

E questo nonostante ogni medical drama che si rispetti ha al suo servizio uno stuolo di consulenti medici, che introducono gli autori ai segreti della scienza medica e dei farmaci.

Meno aspettative

Dunque che fare? Smettere di guardare Grey’s? No: Weinberg, che non era uno spettatore di Grey’s Anatomy prima dello studio, consiglia semplicemente di tenere sempre a mente che si tratta di tv, e tra il guardare e il fare c’è di mezzo il mare (della realtà).

“Non dobbiamo guardare Grey’s Anatomy per imparare qualcosa. Ma possiamo guardarlo per il valore dell’intrattenimento”, chiosa Weinberg. “Entro i limiti di ciò che sta cercando di fare, che è intrattenere le persone, in realtà fa un ottimo lavoro”.  

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