Dyson Zone, la recensione delle cuffie con purificatore d'aria integrato
Alessio Caprodossi
Tecnologia

Dyson Zone, la recensione delle cuffie con purificatore d'aria integrato

Innovative e senza precedenti, il dispositivo che segna il debutto audio dell'azienda inglese suona bene ma è pesante e molto voluminoso. Il tentativo è intrigante, il prezzo frena gli entusiasmi

Le Dyson Zone sono cuffie che colpiscono perché sono un qualcosa di inedito nell'ampio ed eterogeneo mercato dei dispositivi audio. Nessuno, finora, si era spinto a integrare un purificatore d'aria personale in un paio di cuffie. Forse perché in difetto nell'immaginare l'incrocio tra due realtà così diverse o lontane, oppure per l'incapacità tecnica di poter confezionare uno sforzo ingegneristico notevole, possibile per poche altre aziende oltre a Dyson. Sono serviti più di sei anni di ricerca e 500 prototipi prima di arrivare a progettare le Zone, che spiccano per design e per le abbondanti dimensioni dei padiglioni auricolari, e ancor più per la visiera che, tramite l'aggancio magnetico, copre naso e bocca, senza comunque toccarli, per rilasciare aria purificata.

Sembra un dispositivo pensato per regalare un'oasi di pace quando si è tra la folla, ma anche una sofisticata alternativa alla mascherina che abbiamo conosciuto durante il Covid-19. In realtà, l'idea nei laboratori Dyson è nata ben prima dell'emergenza sanitaria che ha stravolto il mondo, con un lungo lavoro preparatorio che ha occupato i team aziendali di Regno Unito, Cina, Malesia e Singapore. A scanso di equivoci, va detto che la cuffia regala un ottimo ascolto con i brani musicali, come pure nelle conversazioni durante le chiamate, grazie all'azione degli undici microfoni integrati, otto dei quali sono impegnati nella tecnologia di cancellazione attiva del rumore. Che si desidera una sensazione di isolamento (modalità immersiva), oppure di ascolto restando connesso ai suoni ambientali (modalità trasparenza), dopo averle testate in volo, treno, al ristorante e al mare, si può dire che l'esperienza è molto buona e fedele all'obiettivo prefissato. Con il sistema di cancellazione del rumore attivo non c'è spazio per i rumori di fondo, mentre Dyson è riuscita a trovare un buon equilibrio tra suoni esterni e ascolto musicale quando si vuole evitare di rimanere lontani dal mondo circostante.

C'era curiosità per capire come funzionasse il sistema di filtrazione. La compagnia britannica è nata e nota anche e soprattutto per i suoi aspirapolvere, anche se poi ha allargato gli orizzonti con purificatori, accessori per i capelli e lampade, quindi era chiamata a mantenere uno standard di alto livello in un territorio finora inesplorato, perché le Zone segnano il debutto di Dyson nella categoria audio. Quando si aggancia la visiera e si attivano i due compressori integrati nei padiglioni auricolari (che compiono 9,750 giri al minuto) per aspirare l'aria tramite i filtri a doppio strato, il risultato è una sensazione rinfrescante generata dall'aria purificata dalle particelle ultrafini e dagli agenti inquinanti, come gli allergeni e i residui provenienti dalla polvere dei freni, dalla combustione industriale e dall'edilizia. Tutte queste particelle, come anche gli odori ambientali sgradevoli e l'aria viziata in metropolitana, finiscono nella morsa del filtro elettrostatico, che unito a uno strato di carbone arricchito di potassio consente alle cuffie di sconfiggere gli inquinanti interni ed esterni.

Con un'autonomia di 50 ore per l'ascolto audio che si riduce a quattro ore attivando il sistema di purificazione dell'aria, le Zone si ricaricano in circa tre ore tramite Usb-C, il cui cavo è in confezione insieme alla custodia da viaggio, in cui ritroviamo un altro cavo per trasportare le cuffie a tracolla, due filtri elettrostatici da sostituire dopo 12 mesi, spazzola per pulire la visiera e adattatore per i viaggi in aereo. La gestione della cuffia è intuitiva perché sono solo due i pulsanti fisici presenti, uno su ogni lato. Quello a sinistra serve per attivare uno dei tre livelli di aerazione ma talvolta provoca equivoci tra lo stand by e lo spegnimento, poiché in entrambi i casi bisogna tener premuto il pulsante per alcuni secondi. Nessuna incertezza, invece, sul lato destro, dove il pulsante fa da joystick per regolare il volume (muovendo verso l'alto e il basso), la sequenza dei brani (verso destra e sinistra) e andare avanti o indietro durante una traccia audio o di un episodio di un podcast o di un audiolibro (tenendolo premuto). Premendo lo stesso tasto, quando arriva una chiamata si risponde, mentre quando si toglie la cuffia, il flusso audio si interrompe, anche se in questo caso il dispositivo resta acceso e continua a consumare batteria.

Quando si parla delle Zone come di cuffie senza eguali il riferimento è anche all'app My Dyson, che sfrutta un sensore integrato nel dispositivo per fornire una serie di dati in tempo reale riguardo al livello di rumore e qualità dell'aria. In quest'ultimo caso, è utile poter monitorare il valore del biossido di azoto e di altri gas ossidanti rilevati, perché fa capire all'istante in che tipo di contesto ci si trovi. Nello specifico, se il segnale è verde significa che l'ambiente ha una buona qualità dell'aria, che è sufficiente in caso di segnale giallo, mentre è viziata con il livello arancione e pessima quando il grafico dell'app si colora di rosso. Sul fronte audio, i microfoni integrati misurano il suono che arriva nelle orecchie, mostrando i valori degli ultimi 30 secondi in rapporto al limite sonoro raccomandato, pari a 85 decibel. Una soglia che durante diverse prove con un Samsung Galaxy S23 Ultra ho superato poche volte, ascoltando ad alto volume (non al massimo) brani di musica elettronica, dance, rock e pop.

Fin troppo generose nelle dimensioni e pesanti da indossare per sessioni prolongate, le Dyson Zone sono cuffie che dimostrano la capacità di Dyson di pensare fuori dagli schemi e fornire una potenziale risposta alle necessità del singolo immerso in un ambiente sempre più inquinato. Allo stesso tempo, però, l'idea di una visiera a coprire parte del volto non è la migliore soluzione per connettere le persone, che viceversa tendono a essere ancor più isolate nel proprio mondo, accentuando l'individualismo già tracciato dall'ampia diffusione di cuffie e auricolari. Al di là di ciò, per quanto innovative, le Dyson Zone hanno un grande limite nel prezzo, perché 959 euro (per la versione bicolore Blu di Prussia/Rame, in vendita a 60 euro in più rispetto alla combinazione Blu di Prussia/Blu intenso) rendono il dispositivo a dir poco elitario. Come primo esperimento nel ramo audio, tuttavia, sarà curioso capire le intenzioni di Dyson, che se decidesse di rinunciare alla purificazione dell'aria per realizzare cuffie meno voluminose e più leggere, perderebbe il segno distintivo ma potrebbe forse ritagliarsi uno spazio nella fascia alta del mercato.

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Alessio Caprodossi