Il 2023 si sta confermando sempre più come un anno terribile per Unity Technologies: tra licenziamenti di massa, polemiche sulle nuove politiche di business e l’ombra di truffe legate alle azioni dell’azienda, la casa produttrice di Unity, il motore grafico che, insieme al concorrente Unreal Engine, è alla base di molti dei videogiochi distribuiti ed in fase di sviluppo, sta attraversando un periodo da dimenticare.
Per motore grafico si intende quella categoria di programmi che, tanto per le grandi aziende quanto per i piccoli sviluppatori indipendenti, sono alla base del processo di creazione di un qualsiasi prodotto videoludico, pensato per una qualsiasi piattaforma di gioco attualmente disponibile.
L’anno non è iniziato bene per l’azienda che, nonostante il ruolo fondamentale ed il prestigio nell’ecosistema videoludico, si è vista costretta nel primo semestre 2023 ad operare pesanti tagli al personale, con oltre cinquecento impiegati che hanno ricevuto una lettera di licenziamento.
Da poco uscita dalla bufera scatenata da questi tagli, l’azienda del motore grafico è tornata a far parlare di sé per un progetto, in seguito ritrattato, indirizzato ad aumentare i ricavi attraverso la tassazione delle vendite dei videogiochi prodotti attraverso Unity: ogni copia venduta, stando al progetto originale, avrebbe fruttato a Unity Technologies una commissione di venti centesimi di dollaro, una volta superato una soglia minima di copie scaricate.
Fin da subito il mondo degli sviluppatori ha alzato all’unisono gli scudi: stando a quanto trapelato, infatti, la tassa sarebbe stata conteggiata sul numero di copie ottenute attraverso l’acquisto o il download, e non esclusivamente al momento della transazione, andando quindi a colpire anche i giochi rilasciati gratuitamente.
Già in questa applicazione del progetto è presente una prima, grande, problematica: uno stesso utente, possessore di una copia digitale legalmente acquistata di un videogioco, che per qualsivoglia motivo decida di scaricarla ed installarla più volte, anche sullo stesso dispositivo, farebbe fluire, per ogni download, ulteriori venti centesimi verso le casse di Unity Technologies, indipendentemente dal reale guadagno procurato alla casa di sviluppo, creando di fatto un possibile strumento di ricatto e donando agli utenti la possibilità di distruggere, in maniera dolosa o involontaria, l’economia di una software house.
Ulteriore argomento di discussione è stato la paventata inclusione del download delle copie piratate del gioco nel conto della tassa da riscuotere, andando di nuovo a danneggiare le case di sviluppo, che non solo vedrebbero il proprio lavoro non riconosciuto dall’utenza, ma dovrebbero sopportare contemporaneamente una mancata vendita ed una tassazione legata alla stessa.
La possibilità che questo progetto diventi realtà è stato mal accolto tanto dai lavoratori del settore, quanto dagli utenti finali, tanto da creare un danno alle azioni di Unity Technologies, che hanno subito un brusco deprezzamento. Proprio legato a questo deprezzamento si aggiunge un’ultima parte dello scandalo: nei mesi precedenti all’annuncio, e al conseguente crollo in borsa, John Riccitiello, CEO dell’azienda, Tomer Bar-Zeev, il President of Growth, e Shlomo Dovrat, parte dell’esecutivo, hanno venduto gran parte delle loro azioni, in quello che si figura come un vero e proprio insider trading, ovvero la pratica di ottenere vantaggi nelle operazioni compiute in borsa grazie a informazioni confidenziali e riservate ottenute grazie al proprio ruolo all’interno di un’azienda.
Ad oggi Unity Technologies ha parzialmente ritrattato quanto trapelato ed ha assicurato che la tassa non sarà retroattiva, ma entrerà in vigore con l’inizio del nuovo anno. Resta ora da capire come agiranno in risposta le tante software house, e se la già prevista migrazione dei titoli in sviluppo da Unity ad Unreal Engine andrà a ripercuotersi in maniera massiccia sul calendario delle prossime uscite videoludiche.