La Coppa America rischia di saltare nel caos delle regole
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La Coppa America rischia di saltare nel caos delle regole

A pochi giorni dal via a San Francisco regnano le polemiche (Luna Rossa compresa)

Aveva ragione Alberto Sordi: gli americani so’ forti. Specie quando devono giocare sporco per tenersi la Coppa America: del resto, se se la sono tenuta per 132 anni, non è stato solo grazie alle capacità dei suoi velisti.
Dopo le proteste presentate dai neozelandesi e dagli italiani sull’improvviso cambio delle regole per la 34ma Coppa America in programma a San Francisco, il direttore di gara Ian Murray oggi ha reso noto che, se la giuria accogliesse la tesi dei due sfidanti, la Coppa America non si farà.

Una bella gatta da pelare, con tutti i milioni di dollari già spesi dagli unici quattro team coinvolti nell’evento e tutte le polemiche sorte dopo la morte dell’inglese Andrew Simpson nel naufragio della barca svedese Artemis.

Lo skipper di Luna Rossa Max Sirena è arrivato ad accusare gli americani e Paul Cayard, che guida gli svedesi di Artemis, di essere degli «sciacalli che vogliono speculare sulla morte di Andrew Simpson» e Patrizio Bertelli, il gran patron del team che porta di colori di Prada, ad abbandonare il linguagio diplomatico per dichiarare al Corriere della Sera che gli altri «Sono dei gran bischeri».

Ma cosa è successo per mettere a rischio la disputa del più antico trofeo sportivo?

A pochi giorni dalla prima regata ufficiale della Louis Vuitton Cup, in programma domenica 7 luglio a San Francisco, il direttore di gara Ian Murray annuncia che le regole sono cambiate: i neozelandesi e Luna Rossa contestano la sua decisione, ma la seduta della giuria per esaminare la loro protesta viene fissata per lunedì 8 luglio, il giorno dopo la prima regata che guarda caso dovrebbe essere disputata proprio tra i kiwi e gli italiani.

Murray sostiene che le ali delle appendici che consentono ai kiwi e agli italiani di far volare le loro barche sull’acqua come aliscafi sono pericolose, i due sfidanti invece affermano che gli americani di Oracle e gli svedesi di Artemis, che non hanno sviluppato appendici altrettanto performanti, sarebbero ingiustamente avvantaggiati da questo repentino cambio di regole che, oltretutto, avrebbe dovuto essere deciso da tutti i team in gara e non dal direttore di regata.  

Dopo la morte di Simpson, tutti i team avevano deciso che bisognava rivedere le misure di sicurezza: su 37 proposte, neozelandesi e italiani ne avevano accolto 35. Ma gli americani insistono e Murray dichiara che se la giuria accogliesse la tesi delle due proteste, allora lui stesso consiglierebbe alla Guardia Costiera americana di non dare il consenso alla effettuazione delle regate, perché pericolose.

Bertelli dichiara che se la giuria non si riunirà prima di domenica, la sua barca e quella dei neozelandesi non scenderanno in acqua: da un lato significherebbe accettare le nuove regole, dall’altro metterebbe Luna Rossa e Team New Zealand a rischio perché correrebero con dei timoni ritenuti illegali. Polemico con gli americani di Oracle e con Paul Cayard «che ha difeso solo i suoi interessi e non quelli di tutti gli sfidanti che invece avrebbe dovuto rappresentare», Bertelli al Corriere conferma tutti i suoi dubbi sui ginteschi e pericolosi catamarani AC72 e si auspica, se si farà la Coppa America, di vincerla per portarla in Italia e farla tornare al suo antico splendore.

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Damiano Iovino