Nba: coach Popovich racconta (commosso) il suo rapporto con Tim Duncan
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Nba: coach Popovich racconta (commosso) il suo rapporto con Tim Duncan

Alla cerimonia di ritiro della canotta numero 21 l'allenatore degli Spurs rivela, con un discorso carico di emozione, i dettagli di un'amicizia lunga 20 anni

"Veniva dalle isole (Vergini), gli piaceva nuotare e forse sarebbe potuto diventare un olimpionico. Ma poi la storia è cambiata..". È iniziato così il discorso di coach Gregg Popovich alla cerimonia di ritiro della maglia numero 21 di Tim Duncan. E raramente l'allenatore di San Antonio, che con Duncan ha conquistato 5 titoli Nba in quasi 20 anni di rapporto, amicizia (forse qualcosa di più), si era mostrato così emozionato davanti alle telecamere e al pubblico dell'At&T Center da dover promettere di non tirare fuori il fazzoletto. 

COLLEGE Prima di tutto Popovich ha voluto ringraziare Dave Odom, coach di Duncan a Wake Forest, che gli ha consegnato un giocatore fatto e finito - "Non abbiamo dovuto fare niente. Era già pronto." le parole di coach Pop -. Poi la mente del coach di origini jugoslave è volata fino alla primissima volta in cui vide il giocatore con il quale nel ventennio successivo avrebbe costruito quella che oggi chiamano la 'Spurs culture': "Dopo il draft decisi di andare sull'isola (Duncan è originario delle Isole Vergini americane, ndr) per conoscere il ragazzo e ci misi poco tempo a capire chi fosse. Innanzitutto si dimenticò di dirmi che la guida era a sinistra, rischiando di farmi morire in almeno tre occasioni. Poi abbiamo nuotato e parlato per parecchio tempo e lì ho capito che si trattava di una persona speciale perché abbiamo discusso di tutto, tranne che di pallacanestro". 

TORTA ALLE CAROTE Tra gli aneddoti citati dal coach c'è anche quello sulla passione di Tim per la torta alle carote, diventata un gioco nel loro rapporto. Racconta Popovich che ad ogni occasione utile, di solito a notte inoltrata, si recava in camera del suo giocatore con una fetta di dolce, aspettando che lui gli aprisse seduto fuori dalla sua porta: "L'ho fatto per 20 anni, e per nessuno ho mai fatto tanto! Ma d'altronde lui era speciale".

Il discorso di Gregg Popovich sul suo rapporto con Tim Duncan


TELEPATIA Un rapporto che nei primi anni passati da Duncan in Texas era fatto più di silenzi che di parole, in una sorta di comunicazione 'telepatica' quasi unica nel panorama Nba, come unico è ciò che si era creato nel rapporto tra Popovich e il numero 21. "Gli parlavo e rimaneva fermo a guardarmi. Credevo che non mi ascoltasse e invece poi lo vedevo fare tutto quello che avevo chiesto, anche se magari condivideva la metà della cose che dicevo. Ma aveva così tanto rispetto che non mi hai mai messo in discussione davanti alla squadra...". 

GRATITUDINE A quel punto anche il duro (all'apparenza, dicono) coach dei neroargento ha dovuto fermarsi, con il pubblico che rumoreggiava per l'emozione, per non far sentire il magone che stava per prenderlo alla gola nel pronunciare le parole di gratitudine più forti che si potessero dire a un giocatore: "..per questo gli sono grato, perché mi ha dato la possibilità di allenare".

ORLANDO In chiusura del suo speech, Popovich ha poi ripercorso gli anni della firma sul primo contratto di Duncan, quando sembrava che il giocatore dovesse finire a Orlando e fece pensare al suo coach che quella sarebbe stata la sua scelta. "Lì c'è l'acqua, potrei nuotare e avere una barca": Tim fece credere in tutti i modi a Pop che avrebbe cambiato casacca prima di rivelargli che si trattava solo di uno scherzo. "Tra qualche anno tutti si ricorderanno dei suoi punti, dei suoi rimbalzi, ma nessuno potrà mai capire quanto fosse divertente quest'uomo, e dopo vent'anni tutto ciò mi mancherà".

Una persona divertente ma anche esigente è il profilo di Duncan ritratto alla perfezione dal suo ormai ex coach, che ha fatto ridere tutti ricordando l'accoglienza non proprio indulgente del leader degli Spurs al neo arrivato Manu Ginobili, ritenuto "nulla di che" dall'ex Wake Forest: "Bel colpo Pop" furono le parole del numero 21 all'indirizzo di Popovich. "Ovviamente finora non mi ha mai chiesto scusa" - ha ammesso il coach fintamente rassegnato - "ma magari lo farà più tardi. Il commento più importante che posso fare su di lui è rivolto al papà e alla mamma di Duncan, dicendo che quel ragazzo che vedete lì seduto è rimasto esattamente lo stesso di quando entrò dalla porta (di 'spursello', ndr) per la prima volta 20 anni fa".

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Teobaldo Semoli