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EA7 Milano: perché la vittoria nella Final 8 vale più di una Coppa Italia

La squadra di coach Repesa non ha solo replicato il successo del 2016, ma anche ritrovato tanti giocatori-chiave. Per altri futuri "bis"

Cronaca di una vittoria annunciata: alla fine, come da pronostico, è stata la favorita EA7 Milano a sollevare in quel di Rimini la Coppa Italia 2017. Ma solo alla fine, però, perché il percorso dell’Olimpia è stato sin dalle prime battute assai più complicato del previsto. Salvata nei quarti dalla “mano santa” di Milan Macvan, capace di bruciare il cronometro per infilare il pallone del successo al fotofinish su Brindisi, per arrivare a conquistare il trofeo la squadra di Giorgio Armani (presente alla finale e sempre più coinvolto dalle emozioni del basket) ha poi dovuto affrontare nello spazio di 48 ore altre due vere battaglie prima contro Reggio Emilia e poi contro Sassari, entrambe capaci di giocare al meglio o quasi delle loro possibilità ed entrambe superate solo agli ultimi giri di lancetta.

Hickman (non solo) Mvp
Come tutti i successi sofferti, quello in riva all’Adriatico ha dato così ancora maggiore soddisfazione agli uomini di coach Repesa. E anche qualcosa in più, dal momento che in assenza di Kruno Simon (fermato dal mal di schiena) la “no stop” di Coppa Italia ha restituito all’allenatore croato il pieno contributo di giocatori la cui personalità si era smarrita per strada nell’ultimo periodo o non era addirittura mai sbocciata dopo il loro arrivo a Milano. A partire da Ricky Hickman, non a caso eletto Mvp della Final Eight, che non ha solo messo a referto 25 punti contro Sassari, ma ha combinato la sua prestazione da top-scorer con quella dote per cui era stato chiamato a Milano, ovvero quella capacità di caricarsi sulle spalle la squadra nei momenti difficili che aveva mostrato al Maccabi (condotto al successo in Eurolega nel 2014) ma mai in questo modo in maglia biancorossa. Con ogni probabilità è ormai troppo tardi per portare l’EA7 anche solo ai playoff della massima manifestazione continentale, ma se l’Olimpia potrà contare anche in futuro sull’Hickman visto a Rimini, la scommessa - intesa anche come scelta di non tagliarlo in un recente passato, a dispetto di tante prestazioni opache - potrà dirsi comunque vinta dal club in funzione di un bis in Campionato dopo lo scudetto della passata stagione.

Più in generale, tutto il reparto play-guardie dell’Olimpia è poi uscito rafforzato nell’autostima da queste Final Eight: pur se a tratti, s’è infatti rivisto un Zoran Dragic capace nei momenti topici tanto di incidere con il suo tiro da oltre l’arco quanto di mordere in difesa, mentre le prestazione di carattere sfoderate da Andrea Cinciarini proprio contro la sua “ex” Reggio Emilia in semifinale (inclusa una tripla fondamentale nelle ultime azioni) e quindi contro Sassari in finale potrebbero sancire il definitivo ingresso nella nuova dimensione “metropolitana” (come tale più parcellizzata nel ruolo e nei minuti di impiego) di un giocatore che in passato è parso tante volte soffrirla più del dovuto, perdendone in leadership. A proposito della quale (ed è probabilmente la nota più lieta per coach Repesa, che non ha mai dubitato delle sue qualità) va anche annotata la Coppa Italia disputata dal lituano Mantas Kalnietis: non solo per le coraggiose giocate (in entrata come da oltre l’arco) con cui ha contribuito alle tante rimonte di Milano in questa Final Eight, ma anche e soprattutto per la foga con cui - nell’incandescente finale con Sassari - è andato a trascinare via per la maglia proprio Cinciarini, per evitare che il suo capitano in pieno raptus agonistico si facesse appioppare un tecnico potenzialmente letale. Segno, quest’ultimo, di una ritrovata capacità di applicazione mentale che l’aveva contraddistinto allo Zalgiris Kaunas prima del suo passaggio a Milano e che, se mantenuta, potrebbe nell’immediato futuro moltiplicarne l’efficacia, fosse anche solo per una drastica riduzione del numero di palloni persi in regia.

Quel rebus ancora da risolvere
Quanto ai lunghi, con Rakim Sanders a confermare di poter fare la differenza in qualsiasi momento nel basket di casa nostra, con Milan Macvan quasi tornato ai livelli agonistici dello splendido inizio-stagione e con “Dada” Pascolo sempre più a suo agio in quel ruolo di lottatore che a Milano ti rende immediatamente il beniamino del pubblico, rimane solo (vista la stazza) un enorme punto interrogativo su Miroslav Raduljica. Perché se è vero che il centrone serbo non ha sempre la colpa del rimanere fuori dai giochi offensivi dell’EA7, è altrettanto vero che finisce spesso per rimanere fuori dal gioco in termini assoluti, relegato in panchina da coach Repesa come accaduto anche nella finale da cinque minuti e zero punti contro Sassari.

Al proposito, non sappiamo quanto il coach croato sia intenzionato a trovare soluzione anche a quest’ultimo rebus, ma è innegabile che qualora ci riuscisse chiuderebbe definitivamente ogni discorso in Italia, gettando al contempo le basi con una stagione d’anticipo per quello a cui punta davvero Giorgio Armani. Perché quel “vogliamo sollevare altre coppe in futuro” dichiarato dallo stilista-patron ai microfoni della Rai subito dopo la vittoria, a questo punto può (o forse addirittura deve) essere anche letto al di fuori dei confini nazionali.

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Paolo Corio