Dal baseball al calcio: la strana storia di Billy Beane
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Dal baseball al calcio: la strana storia di Billy Beane
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Dal baseball al calcio: la strana storia di Billy Beane

L'ex general manager degli Oakland Athletics, la cui storia ha ispirato il film "Moneyball" con Brad Pitt, è il nuovo uomo-mercato dell'AZ Alkmaar

Dai diamanti del baseball a stelle e strisce, università mondiale del batti e corri, ai rettangoli in erba verde del calcio olandese, periferia poco frequentata del pallone di qualità. Billy Beane , il manager che ha stravolto le consuetudini di uno degli sport più popolari negli Stati Uniti con teorie e logiche fino ad allora tutt'altro che praticate, ha deciso di cambiare aria. E sport. Dal quartier generale degli Oakland Athletics , franchigia dal passato ricco di trionfi (9 volte campione della Major League , l'ultima nel lontano 1989) ma dal presente così così, alla sede dell' AZ Alkmaar , club che milita con risultati saltellanti nell'Eredivisie , il massimo campionato dei Paesi Bassi. L'obiettivo, sempre lo stesso: fare tanto con poco. Che nella pratica di tutti i giorni significa spendere nel miglior modo possibile i pochi denari che gli saranno consegnati dalla società per allestire una squadra competitiva. E perché no, pure vincente se proprio dovesse girargli tutto bene e le big del campionato olandese (vedi Psv Eindhoven , Ajax e Feyenoord , tanto per citare le più titolate) decidessero di prendersi una pausa. A Oakland, grazie ai suoi metodi rivoluzionari, ci è quasi riuscito.

La storia di Billy Beane, oggi 53enne, è stata raccontata da Brad Pitt nel popolare "Moneyball, l'arte di vincere", film del 2011 che ha ricevuto numero 6 candidature al Premio Oscar. Perché tanto interesse intorno alla figura di un ex giocatore di baseball che nel 1998 ha scelto di vestire i panni del general manager della squadra nella quale aveva giocato una decina di anni prima? Perché Beane ha avuto il merito grande così di appoggiare e sostenere un'intuizione folgorante, di quelle che capitano una volta ogni vent'anni. L'intuizione in questione porta la firma di Peter Brand , un giovane laurendo di Yale con la passione per la matematica e per il baseball. Ecco l'illuminazione. Per Brand i giocatori non andavano scelti soltanto sulla scorta dei consigli degli osservatori, un po' come avviene da sempre nel calcio. Per Brand, la differenza tra un giocatore bravo e uno meno sta tutta (o quasi) nella statistica che definisce il suo arrivo in prima base, tappa obbligata nel gioco offensivo di una squadra di baseball. Punto e basta. I numeri, prima di tutto, poi il resto, sensazioni comprese. Beane conosce Brand all'alba della stagione 2002. I due si annusano, si piacciono e bum, inizia la collaborazione. Che Beane difende contro tutto e tutti. Anche se le cose inizialmente non vanno per il verso giusto. Anche se il manager degli Athletics, tal Art Howe (il bravissimo e indimenticabile Philip Seymour Hoffman ), non vede l'ora che il presidente del club prenda a calci nel sedere entrambi, Beane e Brand.

E' stato invece un successo. Con il sistema di Brand, Beane porta in squadra giocatori che garantiscono prestazioni utili e costanti e consegna il foglio di via a giocatori che promettono trionfi e mantengono molto meno. Nel corso della stagione, gli Athletics recuperano posizioni su posizioni fino a raggiungere il traguardo da prima pagina di 20 vittorie consecutive (record assoluto nell' American League , una delle due leghe della Major League Baseball, l'altra è la National ), che consente loro di accedere ai playoff. E poco importa se l'avventura finisce lì perché al primo turno vengono battuti dai Minnesota Twins . Il sistema di Brand aveva dimostrato la sua efficacia, funzionava davvero e la controprova arrivò due anni più tardi, quando i Boston Red Sox salirono sul tetto del mondo seguendo proprio le indicazioni della coppia B&B. "Billy pensa due passi avanti agli altri", ha detto presentando Beane alla stampa il direttore sportivo dell'AZ, Earnie Stewart , ex centrocampista della Nazionale Usa. L'arte di vincere, in fondo, sta tutta qui, nell'inventare soluzioni improbabili che prendono col tempo la forma dei sogni. Vero, il baseball non è il calcio, ma le buone idee, nello sport come nella vita, non hanno passaporto.

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Beane con l'interno degli Athletics, Jemile Weeks

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