Barcellona, che lezione a Guardiola: finale a Berlino!
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Barcellona, che lezione a Guardiola: finale a Berlino!

Messi-Neymar-Suarez danno spettacolo all'Allianz. Come si fermano? Bayern Monaco fuori con dignità, ma in Europa è fallimento

Un grande Barcellona porta i tedeschi del Bayern Monaco a lezione di calcio per la seconda volta in una settimana e si qualifica per la finale di Champions League a Berlino. Il 6 giugno prossimo, qualunque sia l'avversaria, gli uomini di Luis Enrique entreranno nell'atto conclusivo della stagione da protagonisti e favoriti perché il calcio che hanno messo in mostra nella seconda fase è di un livello fin qui superiore. Fuori il Manchester City sbancando l'Etihad, eliminato il Psg ammutolendo Parigi e superato il Bayern Monaco che si voleva favorito per la vittoria finale. Raramente una squadra ha dovuto affrontare un cammino simile dagli ottavi in poi e a Berlino il Barcellona arriva con numeri che fanno impressione: 5 vittorie su 6 con 13 gol fatti e 5 subiti. Stiamo parlando delle sfide da febbraio in poi, quando l'asticella della difficoltà si è alzata ma Luis Enrique, che a inizio gennaio era un tecnico sull'orlo della crisi, ha potuto presentare un gruppo tornato granitico.

Il ritorno contro il Bayern Monaco è durato lo spazio di 8 minuti, tanti ne sono intercorsi tra il colpo di testa di Benatia che ha sorpreso la difesa blaugrana e Ter Stegen, e il pareggio disegnato da Messi per Suarez e Neymar che ha richiuso la piccola porticina della speranza di una rimonta. Nulla da fare. Barcellona avanti e Bayern eliminato con processo pronto ad aprirsi per Guardiola che in due stagioni ha conquistato due volte la Bundesliga, risultato quasi scontato visto il divario di valori in Germania, ma non è riuscito a insegnare ai suoi la magia del tiki taka catalano. Forse perché manca un genio come Messi (e non solo), forse perché il calcio tedesco è geneticamente differente da quello spagnolo e ha rigettato l'operazione. Il Bayern resta una squadra fortissima, ma non si può far finta di nulla davanti alle ultime prestazioni europee.

Il Porto aveva aperto la breccia (3 gol a Oporto e uno al ritorno), il Barcellona ci si è infilato con tutta la classe delle sue stelle. Il campo aperto concesso dai tedeschi nell'occasione dell'1-2 è sintomatico di quanto manchi al Bayern per essere al livello del Barca. Il secondo tempo con la rimonta che ha regalato almeno la soddisfazione della vittoria (3-2 reti di Lewandowski e Muller) non inganni: i bavaresi non sono mai stati in partita. Difendere così in Europa non si può, a meno che davanti tu non abbia uno schermo di palleggiatori in grado di fare la partita sempre e comunque. Se poi la lista degli assenti è lunga, le cose diventano difficili, quasi impossibili. Dall'altra parte, invece, la semifinale lascia una domanda inevasa: come si possono fermare Messi, Neymar e Suarez? C'è qualcuno in grado di farlo?

Non sempre i numeri dicono tutto, ma quelli del trio delle meraviglie del Barca sono impressionanti: 114 gol in tre in questa stagione e 63 assist (dato aggiornato alla doppietta di Neymar all'Allianz Arena con due perle di Suarez). Considerato che fin qui i blaugrana sono scesi in campo 56 volte significa la media di due reti a partita. Ovvio che non è un dato da prendere come assoluto, ma spiega tanto della metamorfosi barcelonista, dove Messi non suona più da primo violino in assolo e per la prima volta si è integrato con i compagni di reparto senza cannibalizzarli. Non era mai successo. Oggi Lionel è capace anche di esaltarsi semplicemente servendo agli altri palloni meravigliosi. Un processo di crescita che lo rende, se possibile, ancora più grande e incontenibile.

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Giovanni Capuano