Questa lunga, caldissima estate
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Lifestyle

Questa lunga, caldissima estate

10 motivi per amarla. Nonostante tutto

Cerchiamo l’estate tutto l’anno, e all’improvviso, eccola qua.

Agosto è arrivato, e per un mese non sarà altro che estate. Tutto o quasi chiude, le persone partono, i parcheggi, al netto della crisi, si liberano. Come al solito ci sarà chi, come ironizzava Italo Calvino, dal lavoro sogna il mare, dal mare sogna il lavoro e perfino chi, all’ultimo stadio dell’alienazione contemporanea, una volta al mare sogna di essere al mare.

Siamo messi male, questo è certo.

Tutto l’anno, non solo d’estate, ma d’estate di più, perché agosto è un lungo capodanno in cui le aspettative su quanto ci si dovrà divertire lievitano come bolle speculative man mano che ci si avvicina all’ora x, e tutte le nostre speranze accumulate sono destinate a schiantarsi e a trasformarsi in titoli tossici, un pugno di mosche, occasioni perdute, frustrazioni che ci porteremo dietro durante tutto l’inverno.

Per provare a vivermela un po’ meglio ho buttato giù alcuni motivi per cui, anche quando mi sembra di pensare il contrario, so di amare l’estate.
Spero possa essere utile condividerli con voi lettori:

1) I moniti
Ormai diventati parodie di se stessi: bevete acqua, mangiate frutta e verdura, non uscite nelle ore più calde. Mia mamma, santa donna, nei suoi sms sembra un mix tra Studio Aperto e i pop up su internet: “Non uscire, bevi 3 litri d’acqua al giorno, e prenditi qualcosa, tipo Supradyn o Polase, mi raccomando…”. Il bello è infrangerli. L’estate è una stagione anzianicida, ma tutti gli altri possono tranquillamente riempirsi di mojito e pina colada, abbuffarsi di grigliate di carne o pesce e andare a correre a mezzogiorno per smaltire i chili di troppo prima di andare in spiaggia.

2) Le cotte
Di solito durano giorni o settimane. Ma sembrano eterne. Anche se è improbabile che conducano davanti all’altare, l’illusione vale la candela. Rimorchiare a più non posso è uno sport sopravvalutato, molto meglio innamorarsi, o credere di innamorarsi, e fissarsi nelle palle degli occhi in spiaggia, illuminati dalla luna, sentendosi dei perfetti imbecilli, ma felici come ragazzini.

3) I gelati confezionati.
Non tanto per il sapore o per la loro capacità di rinfrescarci, da quel punto di vista molto meglio granite e ghiaccioli (se ingurgitati in fretta congelano le preoccupazioni quotidiane insieme al lobo frontale). Quanto per le pubblicità (la Algida quest’anno ha commosso tutti con una campagna all’insegna del revival), i cartelloni stinti dei posti fuori moda, i frighi pieni e luccicanti accanto ai calcetti.

4) L’abbronzatura
I fanatici del pallore spettrale hanno stancato da un pezzo. Va bene, siete intellettuali, l’abbiamo capito, non vi mischiate alla folla. Ma facciamocene una ragione: abbronzati siamo tutti più belli. E sentirci più belli ci rende giustamente più felici.

5) Le gambe
"Come va, bentornate in libertà", cantava il grande Max Pezzali a proposito di tutte queste gambe che si ripropongono dopo quasi un anno che si nascondevano. Come si fa a non gioirne?

6) I libri sotto l’ombrellone.
Non solo quelli da leggere, ma soprattutto quelli da non leggere. Qualche pagina, giusto per conciliare la pennica, o far passare il tempo prima di una frittura di pesce, non c’è godimento intellettuale più grande.

7) Le cene all’aperto.
E poter fumare prima e dopo ogni portata, senza doversi alzare. Il clima è amico dei fumatori, e i sorbetti alla vodka, invece che denunciare la vostra volontà di annebbiare i vostri problemi, possono essere giustificati come validi alleati nel sacro compito di ricercare di un po’ di fresco. È tutto perfetto, anche senza ristoranti, basta occupare case di amici con giardini e terrazze.

8) I successi dell’estate.
Ignorare tutte le canzoni nuove e riascoltare tutte quelle passate, una dopo l’altra, in macchina, in cuffia, dal portatile. Tutto il nostro passato si condensa lì, ogni canzone ha il suo portato di baci e salsedine, bastano pochi secondi per ottenere botte di serotonina e sentirsi appagati per ore.

9) Sparire.
Sono all’estero, non leggo le mail, non mi funziona internet, il telefono è finito in mare, glu glu glu, ora dorme coi pesci. Se ci pensiamo bene, non facciamo che comunicare quotidianamente con persone, parenti, amici, colleghi, che ci ammorbano con la loro esistenza e viviamo come un irremovibile fardello.

Avere valide scuse per sparire, puf, e non averci a che fare per qualche settimana, ci renderà persone migliori al ritorno.

10) La noia.
L’ozio, più o meno creativo, non è per caso il padre di tutti i vizi. Saperselo godere è un lusso. Spensierati, disimpegnati, edonisti. Non fare assolutamente niente e non sentirsi in colpa. Da ragazzini eravamo felici di trascinarci da un muretto ai giardinetti senza una meta o un obiettivo che uno da realizzare. L’unico vero diritto dei lavoratori è il diritto di annoiarsi.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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