Le vere colpe del professore di Saluzzo
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Le vere colpe del professore di Saluzzo

Patteggiata la condanna a due anni resta il retrogusto amaro di responsabilità da definire da un punto di vista etico ed estetico

Era stato accusato di aver avuto ripetuti rapporti sessuali con le sue alunne minorenni. Ora è arrivata la condanna per Valter Giordano, il professore di Saluzzo diventato un caso mediatico l’estate scorsa.

Alla fine, il professore alla “Attimo fuggente” (film criminale che ha rovinato generazioni di professori e studenti con il suo stucchevole buonismo scoutistico) ha capitolato e patteggiato una condanna a due anni (uno già scontato, l'altro da scontare ai domiciliari in comunità religiosa, visto che il genio del male ha un passato da seminarista) e un risarcimento alle due ex ragazzine (pare 50.000 euro ciascuna, ma la cifra ufficiale è segreta), nonostante le due lo avessero difeso in prima battuta, dichiarando di amarlo e di averlo amato. Pecunia non olet.

In aggiunta, non potrà mai più insegnare in un liceo o in qualsiasi altro luogo "frequentato da minorenni".

Tutta la faccenda è grottesca.

Giordano ammette nei verbali di aver avuto una relazione in contemporanea con due studentesse. Dichiara che già altri studenti avevano provato attrazione per lui negli anni precedenti, sia maschi che femmine (?!?). Di aver proposto solo “giochi sessuali consenzienti”.

È prosciolto dall’accusa di possedere materiale pedo-pornografico (foto mentre fa sesso con una delle due). E si rassegna ad accettare la condanna di "abuso di autorità", per l’impossibilità di giustificare sms come "ti sono piaciuti i due 9?".

Per alcune ricostruzioni giornalistiche sarebbe “affetto da un comportamento sessualmente compulsivo”, e le ragazze sarebbero da considerarsi “vittime iniziate a una sessualità pervertita".

Gli esperti (di solito questi esperti sono incompetenti frustrati asserviti al lavoro nel pubblico impiego o svogliati professionisti del privato che vendono a caro prezzo le loro fandonie ai creduloni) dicono che il prof non è “né un pazzo né un pedofilo”, che non soffre di "parafilie particolari” (povero ingenuo, non sa cosa si perde) ma di un "disturbo narcisistico della personalità" (che è il modo in cui questi ingombranti cialtroni definiscono uno a cui piace piacere a molte ragazze e andarci a letto: nei nostri sogni siamo tutti colpevoli).

In ultimo, gli viene imputato di essere consapevole del "disvalore" del suo comportamento, dal momento che imponeva alle sue partner “il silenzio totale” sulla faccenda (certo, la discrezione, in tempi dominati da forcaioli desiderosi di spiare i buchi della serratura delle persone, è diventata un “disvalore”). 

Questi i fatti, nudi e crudi.

Ma i fatti, si sa, non esistono. Esistono solo le interpretazioni dei fatti.

Dovremmo perciò fugare il falso mito che andare a letto con le ragazzine (o i ragazzini) sia di per sé un reato.

Sul piano legale esiste la cosiddetta “età del consenso”, diversa da Stato a Stato, con punte che vanno dai 12 ai 20 anni.

In Italia si attesta sui 14 anni.

Funziona così: tra i 13 e i 14 anni il minore può avere rapporti, ma solo con partner minorenni che non abbiano una differenza di età superiore ai 3 anni. Tra i 14 e i 16, liberi tutti i maggiorenni di questo mondo, purché non siano genitori, adottivi compresi, tutori legali, o persone che hanno il minore in affido per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia. Tra i 16 e i 18 anni, anche i tutori (quindi anche gli insegnanti) possono avere rapporti con il minore, purché non si riscontri abuso di potere (ad esempio sesso in cambio di voti).

E questa era l’unica cosa da accertare in merito.

Da un punto di vista morale, è evidente che siano necessarie leggi che tutelino i più deboli. Ma in questi casi non esiste miglior legge del buonsenso.

Senza scomodare Dante e Beatrice (o Petrarca e Laura) basta pensare al divino Edgar Allan Poe, al grande cantante Jerry Lee Lewis, al raffinato pittore Balthus o al venerato Presidente della Repubblica Leone (tralascerei i picnic di Lewis Carrol) per capire che andare a letto con le ragazzine può essere un vezzo di rara raffinatezza. Fatte salve rare eccezioni (e fatti salvi limiti biologici e fisiologici invalicabili) l’età in sé non conta un piffero.

Non sto però dicendo che il professore sia innocente. Anzi. Io penso sia colpevole, e gli darei 20 anni di lavori forzati.

Ma non per reati che non ha commesso.

I suoi crimini sono ben più gravi.

E sono, naturalmente, di natura estetica.

Per dire: sembra che in classe declamasse Dante con le lacrime agli occhi, rifilando ai suoi studenti quel tipo di paccottiglia culturale buona per le casalinghe di Voghera e i progressisti di Bologna.

Sono stati intercettati migliaia di sms giornalieri, infarciti di raccapriccianti “smile”.

Dalle sue parti, i bovari intervistati lo definiscono un intellettuale, un uomo raffinato. Ma avete visto le foto? Lo avete visto a Chi l’ha visto? Quale raffinato intellettuale perderebbe tutto il suo tempo intrattenendosi con liceali di provincia?

Colpevole. Colpevole senz’appello.

Ma non il solo.

Perché dobbiamo domandarci: come è possibile che un simile cialtrone potesse intrattenere rapporti sentimentali e sessuali contemporaneamente con un’ex studentessa, una studentessa, una fidanzata "ufficiale" e una quarta donna adulta e sposata?

La risposta è una e una sola: Saluzzo.

Tutta Saluzzo è colpevole.

Tutta Saluzzo dovrebbe finire ai lavori forzati.

La polizia estetica, da quelle parti, ha molto lavoro da fare.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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