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Dating online, l’amore al tempo degli algoritmi

Dating online, l’amore al tempo degli algoritmi

Le coppie si formano secondo formule matematiche? Un saggio analizza pregi e difetti degli incontri via Internet

C’era una volta il Web, regno dei cuori solitari e disperati. Sì, c’era, perché oggi la Rete è diventata la risposta più ovvia a uno dei principali rompicapi dell’umanità: come trovare un partner con cui passare il resto della propria vita (per la cronaca: c’è anche chi ricorre alla matematica ). Ecco spiegato il motivo per cui sui più importanti giornali americani sta tenendo banco un saggio dal titolo L’amore al tempo degli algoritmi: come la tecnologia cambia il modo di incontrarsi e accoppiarsi (Love in the Time of Algorithms: What Technology Does to Meeting and Mating), scritto dal trentacinquenne Dan Slater, ex giornalista del Wall Street Journal.

I dati parlano chiaro: negli States il fenomeno del dating online ha raggiunto proporzioni bibliche, con circa 30 milioni di single che vanno a caccia dell’amore su siti quali eHarmony, Match, OkCupid. Ma per intuire che non si tratta di una semplice moda a stelle e strisce, basta dare un’occhiata al numero di utenti italiani iscritti a Meetic.it, marchio leader nel Vecchio Continente: oltre 2milioni e 800mila, una cifra non certo trascurabile.

Secondo Slater, però, la rivoluzione è più sostanziale di quello che sembrerebbe. Perché, se è vero che il pc ha sostituito la piazza, il bar o la discoteca come luogo di ‘abbordaggio’, è altrettanto chiaro che il fine rimane sempre lo stesso: scovare l’anima gemella al di fuori della propria cerchia di conoscenze. A cambiare radicalmente sono invece le nostre aspirazioni: perché accontentarsi di qualcuno che potrebbe rivelarsi al di sotto di certe aspettative se ci sono migliaia di altre opzioni a portata di clic?

I siti di dating raccolgono valanghe di informazioni e attraverso algoritmi sempre più complessi rimescolano ed elaborano i vari dati al fine di trovare la perfetta corrispondenza tra due individui. Il che, secondo Slater, ci pone di fronte a un dilemma altamente geek: è possibile che un problema di ‘chimica’ venga risolto in termini puramente matematici?

Ma come si evince dalle testimonianze presenti nel saggio, l’aspetto più contraddittorio sembra essere un altro: se fare nuovi incontri diventa troppo facile, quando non si è soddisfatti di un rapporto si è più portati a disfare tutto e ricominciare da capo, con la convinzione che la prossima avventura sarà quella giusta. Il che stupisce fino a un certo punto, perché i siti di dating rimangono un business che si regge sulla necessità che il soggetto non rimanga accoppiato troppo a lungo. Tradotto: per ogni unione che nasce, almeno un legame si deve spezzare.

Afferma Slater: “L’effetto del dating online sembra positivo, se aiuta ad attenuare il dolore di una separazione e se permette agli adulti di essere sempre più esigenti su ciò che vogliono da una relazione. D’altra parte, e se invece la possibilità di trovare il compagno perfetto con un clic sul mouse si traducesse in un futuro di relazioni instabili, in un paradosso della troppa scelta che ci spinge a inseguire una chimera?”

L’amore al tempo degli algoritmi, insomma, non fornisce certezze assolute, ma solleva numerosi interrogativi su un fenomeno variegato e complesso, la cui crescente espansione è forse destinata a cambiare la nostra società in modo più profondo di quanto possiamo finora immaginare. Voi cosa ne pensate?

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