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Trump molla Zelensky: «Non l’ho invitato al vertice in Alaska»

Trump molla Zelensky: «Non l’ho invitato al vertice in Alaska»

L’incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin si terrà a Anchorage, in Alaska. Escluso Zelensky. Il presidente Usa: «Parlerò con lui e con l’Europa dopo l’incontro». E auspica una ripresa dei rapporti commerciali con Mosca

Donald Trump si sta preparando al vertice di venerdì con Vladimir Putin in Alaska. Ieri, la Cnn ha riferito che i funzionari americani si stanno affrettando a definire i dettagli in vista del summit che, secondo alcune indiscrezioni della stampa locale, potrebbe tenersi a Girdwood: una località situata nei pressi della città di Anchorage. «Parlerò con Putin, gli dirò di mettere fine alla guerra», ha detto l’inquilino della Casa Bianca, augurandosi un dialogo «costruttivo» con lo zar e il celere raggiungimento di un cessate il fuoco. «Incontrerò Putin. Vedremo quali sono i parametri, e poi chiamerò il presidente Zelensky e i leader europei e spiegherò loro che tipo di accordo si vuole raggiungere. Non ho intenzione di fare un accordo. Non spetta a me fare un accordo», ha proseguito. «Il prossimo incontro sarà fra Zelensky e Putin, o ZelenskyPutin e me», ha anche dichiarato, aggiungendo che il presidente ucraino non è stato invitato al summit di venerdì. «Io direi che può venire ma lui è andato a tanti incontri, sapete è lì da tre anni e mezzo, e non è successo niente». Trump ha inoltre precisato che «ci saranno degli scambi di territori»: a tal proposito ha, sì, aggiunto che cercherà di far sì che una parte dell’area occupata dai russi venga restituita a Kiev, ma si è anche detto «un po’ infastidito» da Zelensky per la sua ostilità alle cessioni territoriali.

Nel frattempo, Friedrich Merz ha convocato per domani un vertice in videoconferenza a cui parteciperanno lo stesso Trump e il presidente ucraino, oltre ai leader di Finlandia, Italia, Regno Unito, Francia e Polonia. A essere presenti saranno il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Nelle intenzioni di Berlino, si tratta di un’iniziativa volta a tentare di creare un coordinamento transatlantico in vista del faccia a faccia tra il presidente americano e il capo del Cremlino. È sempre più evidente come il Vecchio Continente tema di restare tagliato fuori dal processo diplomatico. E sta quindi cercando di recuperare terreno. In tal senso, sta tentando di fare pressione sulla Casa Bianca, per indurla ad adottare un approccio duro nei confronti di Mosca. Lo stesso Zelensky si sta mostrando meno aperto a possibili compromessi. «La Russia si rifiuta di fermare le uccisioni e pertanto non deve ricevere alcuna ricompensa o beneficio. Questa non è solo una posizione morale, è razionale. Le concessioni non convincono un assassino», ha dichiarato.

Sennonché il presidente ucraino si è anche reso conto dello scarso peso geopolitico dei leader europei. È probabilmente in tal senso che, ieri, si è sentito telefonicamente con il premier indiano, Narendra Modi, e con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Ricordiamo che, a giugno 2024, India e Arabia Saudita furono tra i Paesi che, in occasione della conferenza di pace convocata in Svizzera sulla crisi ucraina, si rifiutarono di firmare la dichiarazione finale, in cui si sosteneva la necessità di salvaguardare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Tra i Paesi che declinarono, figuravano anche Brasile, Sudafrica ed Emirati arabi: tutti membri dei Brics. Quei Brics di cui fanno notoriamente parte anche Cina e Russia e che, come anche un pezzo consistente del Sud Globale, non hanno rotto i rapporti con Mosca a seguito della sua invasione dell’Ucraina nel 2022. Non è quindi da escludere che Zelensky stia cercando una sponda con alcuni Paesi del Sud Globale. Il nodo per lui risiede nel fatto che Nuova Delhi, Pechino e Riad risultano tra i principali acquirenti di prodotti energetici russi.

Ma attenzione: il tema del Sud Globale è ben presente anche a Trump. Probabilmente è un caso, ma il prossimo 15 agosto, data del summit in Alaska, saranno quattro anni esatti dalla caduta di Kabul. Quell’episodio segnò una svolta geopolitica drammatica, portando a un netto peggioramento dei rapporti tra gli Usa e gran parte dello stesso Sud Globale: un trend che l’attuale Casa Bianca sta ora cercando di invertire. È in tal senso che, a maggio, il presidente americano tenne un tour mediorientale, in cui inaugurò un nuovo approccio nelle relazioni di Washington con Arabia Saudita, Emirati e Qatar: un approccio paritetico e in netto contrasto con il paternalismo in salsa neocon del passato. Il nodo per Trump è tuttavia rappresentato attualmente dai Brics, di cui teme i progetti di de-dollarizzazione. Questo spiega le recenti tensioni che gli Usa hanno avuto tanto con l’India quanto con il Brasile. In tal senso, la Casa Bianca ha necessità di recuperare terreno nei suoi rapporti con i Brics. E il vertice con Putin potrebbe riguardare anche questo dossier. Senza ovviamente trascurare che i due potrebbero discutere anche di specifiche problematiche mediorientali: dal nucleare iraniano all’eventuale ricostruzione di Gaza.

Tornando alla questione ucraina, molti danno per scontato un appeasement del presidente americano verso il Cremlino. Senza dubbio, Putin cercherà di mantenere il controllo su quasi tutti i territori occupati. Tuttavia bisogna fare attenzione. Innanzitutto, mediando il recente accordo tra Armenia e Azerbaigian, Trump ha inferto un duro colpo all’influenza russa sul Caucaso del Sud. In secondo luogo, la pressione tariffaria americana su India e Cina ha delle ripercussioni sulla stessa Mosca, che è a sua volta soggetta alla minaccia di dazi secondari sull’energia. Inoltre, Trump potrebbe offrire allo zar una sponda in Siria per ottenere un suo ammorbidimento sull’Ucraina. Non solo. Ieri il presidente americano ha anche auspicato un ripristino dei rapporti commerciali tra Usa e Russia.

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