Cyberbullismo-1
iStock. by Getty Images
Lifestyle

5 in condotta: non fate di tutti gli indisciplinati un fascio

Riforma Gelmini: 15 sorprendenti ex teppisti dei banchi raccontano i loro eccessi scolastici. E in parte li giustificano. Anche se, fra quegli episodi e il bullismo di oggi, ce ne corre

Un occhio "beffardo", sintomo di irrispettosità e di chissà quali pensieri oltraggiosi verso i professori: Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia, al secondo anno del liceo classico il 7 in condotta lo beccò semplicemente per il suo sguardo indisponente.

Il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi fu punito per una malefatta più concreta: tirò giù dalle scale il professore di ginnastica che, avendolo ingiustamente accusato di avergli rubato lo spinterogeno della macchina, lo aveva messo in punizione. Oggi Sgarbi si dichiara favorevole al 5 in condotta introdotto dalla riforma Gelmini: "E' giusto sanzionare la maleducazione" chiarisce a Panorama.

Verrebbe da dedurre che sia pentito, dunque, di quello scatto di violenza adolescenziale. Per niente: "Il 7 in condotta nel mio caso fu un errore perché il mio gesto aveva una sua logica".

Il decreto Gelmini, con il 5 in condotta sinonimo di bocciatura, di certo funzionerà da deterrente per qualsiasi eccesso: di goliardia, indisciplina, bullismo, violenza.

Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, puntualizza a Panorama che non avrebbe mai votato il decreto se non si fosse programmato di individuare, in un atto successivo del governo, i gesti da punire: "Una cosa è il bullismo, altra l'espressione del libero pensiero". Lo spartiacque è proprio questo: la differenza che corre fra goliardia, forza di carattere, da una parte e chi arriva a dare fuoco al professore.

Il ministro parla per esperienza personale, visto che all'Amerigo Vespucci, istituto professionale turistico, ha avuto 7 in condotta tutti gli anni, al primo quadrimestre: "Un po' perché disturbavo in classe, molto per la mia attività politica. Ero una militante di Fare fronte, occupavo, contestavo, e molti professori non la pensavano come me". E' andata così, su sponda politica opposta, anche per Marco Rizzo, parlamentare europeo, che al tecnico torinese Giuseppe Peano militava nel collettivo comunista e oggi è contrario al 5 ("Andrà a colpire soprattutto i ragazzi con problemi"). E per il regista Mimmo Calopresti, punito, sempre a Torino, con la sospensione e quindi con il 7 in condotta per una lunga serie di assemblee, scioperi e cortei: "Ero vivace, inarrestabile. Quella spinta oggi l'ho canalizzata nel mio lavoro, nella creatività". Stesso meccanismo evolutivo del collega Vincenzo Salemme: "Ho sempre avuto una grande energia. Ora la sfogo recitando, scrivendo, andando a correre. Da ragazzino, invece, facevo cose terribili in classe".

Due gli episodi che, nella sua Bacoli, gli sono costati altrettanti 7 in condotta. Alle medie, mentre i compagni erano tutti intorno alla cattedra a seguire un esperimento di fisica, prese i libri lasciati sui banchi e li lanciò nel giardino sottostante. Al liceo convinse tutta la classe a barricarsi, impedendo l'ingresso alla professoressa d'inglese.

Oggi è un po' pentito, come l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, animatore di un'analoga protesta contro il professore di filosofia, "materia in cui, tra l'altro, andavo benissimo. Ma avevo già un carattere molto forte".

Surplus di energia, creatività, leadership allo stato embrionale, impellenza di dar voce "al libero pensiero": a scuola, talvolta, si esagera anche per questo. Lo sostiene Anna Oliviero Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo alla Sapienza e autrice di Piccoli bulli crescono (Rizzoli): "Il voto di condotta punitivo da solo non basta, bisogna capire cosa c'è dietro" avverte. "Perché si rischia di omologare i bulli e i vandali con smania di protagonismo ai ragazzi vivaci e creativi che magari si annoiano in classe, incompresi da professori non sempre all'altezza". E, a sentire quelli che, diventati qualcuno in politica, nello spettacolo, nell'imprenditoria e nella cultura, da ragazzi si sono presi uno o più 7 in condotta, nella scuola di 20 o 30 anni fa ci si doveva annoiare parecchio. Quasi nessuno si pente di quelle intemperanze: "Non ero maleducata, ma culturalmente ribelle" informa la pasionaria della Destra Daniela Santanchè, oggi favorevole al 5 in condotta. "Non sopportavo che si cercasse di omologarci culturalmente". Fiero dei suoi due 7 in condotta anche Francesco Cossiga, che plaude però al nuovo provvedimento disciplinare: il primo (con sospensione di una settimana) quando in primo liceo convinse i compagni della sua classe e le ragazze dell'altra a marinare la scuola per andare "a fare il bagno nella vasca della zia di Celestino Segni"; il secondo quando il professore lo sorprese a mangiare una frittata che una compagna di classe gli aveva cucinato durante la lezione di storia, di nascosto con un fornelletto da campo. "Giulia e io fummo sospesi entrambi per 4 giorni, ma ci divertimmo moltissimo" ride il presidente emerito della Repubblica.

Marachelle d'altri tempi, quasi tenere se confrontate a violenze e soprusi scolastici contemporanei in mostra su Youtube. Innocue quindi le "bigiate" della Pina, voce di punta di Radio Dj, nota per il suo spirito ribelle. Per il 7 in condotta lei fu anche bocciata: "Piano piano, però, sto capendo anch'io che le regole non mortificano la libertà ma aiutano a esprimere la propria personalità".

Frequentava poco la scuola anche Flavio Briatore, che ai banchi dell'istituto per geometri di Cuneo preferiva il flipper del bar: "Ai miei tempi il 7 in condotta si dava con molta facilità". Anche accompagnato da marchi infamanti quali "alunno irrecuperabile" come il preside definì don Antonio Mazzi: "Quella parola ce l'ho ancora dentro la testa, mi ha accompagnato tutta la vita" racconta oggi il prete, che in fondo fu solo protagonista di uno scherzo sfuggito di mano.

"Presi 7 in condotta e ripetei l'anno per aver colpito con un elastichino gli occhiali del professore. Stavo giocando con il mio compagno di banco, non volevo mirare al suo occhio".

Don Mazzi oggi benedice quella sua irregolarità adolescenziale: "Da adulto mi ha consentito di entrare in sintonia con malati psichiatrici ed ex terroristi. Se fossi stato un pretino con le mani pulite, non l'avrei fatto. Un briciolo di follia aiuta a entrare in sintonia con i folli".

Un po' più pesante, al limite del bullismo, fu invece lo scherzo per il quale l'attore Gianmarco Tognazzi si beccò, con il 7, l'espulsione dalla scuola: "Macché bullismo" si scalda "è stato solo uno scherzo finito male". Successe all'istituto d'arte di Marino (Roma), quando con altri amici chiuse un compagno fuori del balconcino della sezione oreficeria, tra una porta finestra blindata e una grata. "La chiave però si spezzò, noi, anziché avvertire qualcuno, scappammo. Rimase chiuso fuori per ore sotto il sole. E fummo espulsi".

Tognazzi, che in quegli anni all'istituto d'arte si distingueva anche per la sua abilità a dare vita a megafalli di creta e per avere inchiodato a un tavolo la borsa di tolfa di un docente, giura che anche quella volta non intendeva far male a nessuno, ma soltanto animare la giornata. Vivacità o bullismo d'autore? Difficile stabilirlo.

Ricci, che prima dell'approdo a Striscia la notizia è stato preside di un istituto per periti tecnici e agrari, e oggi è contrario alla sanzione in condotta, ha però una certezza: "Le persone culturalmente vivaci sui banchi patiscono. Purtroppo la scuola è ripetitività, appiattisce le differenze. Quel 7 in condotta per 'come guardavo' ne è la dimostrazione".

Favorevole al 5 della riforma Gelmini ("Perché favorisce il rispetto dell'educazione") il direttore di Chi e Tv sorrisi e canzoni Alfonso Signorini, ex professore, convinto tuttavia che sui banchi sia bene dare sfogo a una certa vivacità. "Altrimenti si rischia di soffrire e di sentirsi soli, come è capitato a me che mi facevo esonerare da ginnastica perché incapace di integrarmi".

Signorini si dipinge come "secchione cattivo e sfigato", con tutti 10, condotta compresa. "Durante i compiti facevo le barricate con i quaderni per evitare che qualcuno copiasse". Per sua fortuna non è mai stato in classe con la deputata del Pdl Alessandra Mussolini ("Ex alunna vivace ed effervescente") che, per colpire una secchiona che non le passava mai la versione di latino, un giorno le appiccicò il chewing gum sullo chignon.

I più letti

avatar-icon

Lucia Scajola

Nata e cresciuta a Imperia, formata tra Milano, Parigi e Londra, lavoro a Panorama dal 2004, dove ho scritto di cronaca, politica e costume, prima di passare al desk. Oggi sono caposervizio della sezione Link del settimanale. Secchiona, curiosa e riservata, sono sempre stata attratta dai retroscena: amo togliere le maschere alle persone e alle cose.

Read More