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Tecnologia

Smartwatch e anelli: così il braccio diventa touch

Basta un piccolo accessorio per “allungare” la superfice interattiva degli orologi intelligenti. E lo schermo non ha più limite

Un gruppo di ricerca dello Human-Computer Interaction della Carnegie Mellon University di Pittsburgh ha inventato un sistema per estendere l’area di interazione presente sugli smartwatch. Un semplice anello permette di comunicare con una serie di elettrodi inseriti nel cinturino dell’orologio, così da convertire in input digitale il movimento del dito sulla porzione del braccio che circonda il dispositivo indossabile.

A cosa può servire un aggeggio del genere?

Semplice: ad avviare le app, a digitare sulle tastiere e a giocare avendo una visuale libera e non istruita dalla propria mano. Attraverso SkinTrack, i ricercatori sono dunque riusciti a trasformare la superfice dell’avanbraccio in un mouse o controller, con le stesse funzionalità di puntamento e click. La magia che da vita a tutto ciò è molto semplice: l’anello che si indossa nell’altra mano (non dalla parte dello smartwatch per intenderci) invia un segnale elettrico a bassa intensità ai quattro ricevitori posti nel cinturino (corrispondenti alle ore 3, 6, 9 e 12 di un classico quadrante) quando viene toccata una parte del braccio. Con un margine di errore di 7,6 millimetri, gli elettrodi traducono i tocchi in una posizione reale del touch sul display dell’orologio, utile per scorrere elementi e attivare specifiche funzioni o menu.

Il vantaggio più grande è che il sistema SkinTrack è composto da un anello e uno smartwatch, oggetti che tutti indossano ogni giorno. Il problema con gli orologi intelligenti e altri accessori digitali in miniatura è che l’area di interazione è piccola e alla vista diminuisce ancora di più quando la si utilizza”  – hanno detto tramite un post ufficiale i dottorandi dello Human-Computer Interaction.

Due problemi

Purtroppo SkinTrack non è così vicino ad una realizzazione finale o ad un’integrazione sugli smartwatch già prodotti, almeno per un paio di problemi. Prima di tutto l’anello va ricaricato in qualche modo, visto che la trasmissione dei segnali richiede una certa energia, impossibile in modalità passiva. Come si ricarica? Presa micro-USB? Induzione? Non è dato saperlo, e sicuramente a Pittsburgh ci stanno lavorando. Poi, come è già capitato per l’Apple Watch, tatuaggi e sudore potrebbero limitare la comprensione dei movimenti del dito sul braccio, al pari della mancata o eccessiva idratazione della zona interessata.

I ragazzi della Carnegie lo sanno ed è per questo che per adesso puntano sui lati positivi della loro tecnologia: “SkinTrack è sicuro. Non ci sono evidenze del fatto che i segnali prodotti possano impattare con la salute delle persone. Il corpo umano è quotidianamente sottoposto a eventi elettrici di bassa valenza, anche quelli scaturiti dal contatto con gli smartwatch e altri wearable”. Difficile dire quando SkinTrack possa diventare realtà, di sicuro la sua utilità è indubbia. 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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