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Apple Watch fa bene alla salute

Chi lo indossa cammina di più, è motivato a impegnarsi nello sport e si sente incentivato a compiere scelte salutari. Lo rivela una ricerca

Passiamo ore incollati alla sedia, senza mai staccare gli occhi dal display. Il problema è che spesso non ci accorgiamo nemmeno di quanto a lungo il nostro corpo, dita a parte, rimanga inattivo. Immobile. Inoperoso. Se è vero che il primo passo per il cambiamento è la consapevolezza, si riempiono di senso gli activity tracker e i dispositivi indossabili che monitorano i nostri movimenti e comunicano tutto, traducendolo in numeri e tabelle, allo smartphone o al tablet.

Ecco, tra le funzioni più riuscite dell’Apple Watch c’è sicuramente l’opzione «attività» che ausculta e poi mostra le calorie bruciate, i minuti di esercizio fisico, se ci si è alzati almeno una volta ogni sessanta minuti nell’arco della giornata. Di più: non si limita a constatare se siamo virtuosi o poltroni, ma è in grado di bacchettarci. Di assestare un piccolo colpetto sul polso se rimaniamo stravaccati per oltre un’ora. Troppo poco? A quanto pare no. Secondo un’indagine di Wristly, progetto di ricerca indipendente che coinvolge gli utilizzatori dello smartwatch della mela e citato di recente anche da Tim Cook, l’incentivo fa la differenza.

In un rapporto pubblicato in questi giorni si legge che ben il 78 per cento degli utenti (il campione è di circa mille persone) passa più tempo in piedi e il 67 per cento cammina in misura maggiore rispetto al passato senza la mela al polso; oltre la metà, il 57 per cento, svolge maggiore attività fisica – sul Watch c’è una sezione ad hoc per scegliere che tipo di sport si sta per fare, inclusa una camminata veloce, e cronometrarla – il 59 per cento si sente motivato a compiere scelte salutari. «È stato un cambio del mio stile di vita» hanno detto alcuni dei partecipanti al sondaggio. 

Il salto, anzi il passo in avanti, consapevolezza del proprio immobilismo a parte, sta senz’altro nel gusto della sfida. Con sé stessi, con chi altri sennò. Sfida di colmare quegli indicatori luminosi, di non lasciarli a metà della loro corsa o, peggio, ancora più indietro. Anche perché la app sull’iPhone, all’occorrenza, esibisce un lato spietato: la cronologia dei risultati sono visibili su base mensile. Ecco, quando i giorni non completi sono maggiori di quelli virtuosi, qualcosa dentro scatta. Di positivo per il proprio corpo, è fin troppo evidente. Pura ansia di riscatto.

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Prerequisito perché il trucco psicologico funzioni è naturalmente non separarsi mai o quasi dal proprio Apple Watch. Poco male: la ricerca di Wristly evidenzia che l’86 per cento dei possessori del dispositivo lo indossa tutto il giorno, tutti i giorni; un altro 12 per cento la maggior parte del tempo; solo una piccolissima quantità degli acquirenti dell’orologio lo ha abbandonato, lo ha chiuso in un cassetto. E se si domanda qual è l’app, la funzione che piace di più, la preferenza non va alla possibilità di dettare i messaggi a Siri o inviare faccine divertenti, ma proprio alla app «attività». Siamo all’89 per cento, quasi un plebiscito.

Funzione, va detto, che non è stata immune da critiche per qualche difetto di accuratezza e per la mancanza del Gps, che rende obbligato il matrimonio con l’iPhone per rilevare distanze percorse e affini. E però rimane intatto il merito di questo assistente di chip che ci scrolla dal torpore se ci abbandoniamo troppo a lungo alle carezze della pigrizia.

Apple Watch, le foto dei modelli

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Apple Watch - In versione 38mm e 42mm, cinturino a bracciale in acciaio inossidabile e chiusura a farfalla

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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