Apple, dal giudice niente stop agli smartphone Samsung
Tecnologia

Apple, dal giudice niente stop agli smartphone Samsung

Continua la "guerra dei brevetti": dopo una storica vittoria contro Samsung la scorsa estate, Apple aveva cercato di ottenere uno stop completo agli smartphone Samsung. Ma il giudice Koh delude la Mela: risarcimento sì, ma niente messa al bando

Sì allo storico risarcimento da parte di Samsung, no alla totale messa al bando degli smartphone del marchio coreano: così si potrebbe riassumere l'ultimo episodio della vicenda Apple-Samsung, parte di una ben più estesa "guerra dei brevetti" in atto da anni tra le major della tecnologia.

Ben due sono le ordinanze che riguardano la controversia, entrambe emesse lunedì 17 dicembre dal giudice distrettuale Lucy H. Koh, in California: da un lato Samsung si è vista negare la richiesta di un nuovo processo, per presunti vizi nel convincimento del presidente della giuria, che sarebbe stato a favore di Apple.

Dall'altro, confermata quindi la sentenza che comminava una pesantissima sanzione pecuniaria a Samsung a favore di Cupertino ; che con oltre un miliardo di dollari ha segnato il record nel campo dei risarcimenti per violazione di brevetti. Koh ha però deciso di non cedere alle richieste di Apple, che puntava a una completa messa al bando dei prodotti "incriminati" di Samsung.

In altre parole, il giudice conferma che alcuni elementi e funzioni degli smartphone Samsung sono copiati dagli iPhone Apple, ma allo stesso tempo poiché questi prodotti contengono anche una miriade di altre funzioni differenti, fatto salvo il giusto risarcimento, non è giusto eliminare del tutto dal mercato i prodotti coreani.

Apple era riuscita inizialmente a bloccare, perlomeno per il periodo del processo, prodotti come Galaxy Tab 10.1 e Galaxy Nexus. Dopo il risarcimento record, Apple aveva insistito, chiedendo la messa al bando di molti altri prodotti precedenti e - indirettamente - di fatto il blocco anche di prodotti futuri di Samsung basati sulla stessa tecnologia. Caduti però questi due provvedimenti, il giudice ha dovuto prendere atto della cosa e respingere ulteriori richieste: la Mela non è riuscita a dimostrare che siano "solo" i propri elementi tutelati a convincere le persone a scegliere un iPhone invece di un prodotto concorrente.

Il giudice Koh aveva già fatto parlare di sé quando era arrivata a strigliare coraggiosamente (o forse dovremmo dire in maniera spericolata?) i legali delle parti. Prima chiedendo agli avvocati di Apple se "fumassero crack" viste le produzioni documentali eccessive e le lunghe liste di testimoni proposte al giudice; poi, definendo entrambe le parti "irragionevoli". Il sistema brevettuale statunitense è ormai farraginoso e si presta a numerosi eccessi; Koh ha forse stupito gli addetti ai lavori con le sue esternazioni, ma di fatto ha agito in tal modo per far giungere a più miti consigli le parti. Spesso, a ogni piccolo dettaglio di un software o di un'apparecchiatura può essere associato un brevetto; questo dà adito a liti assurde su dettagli che ormai ci appaiono insignificanti, perché da anni siamo abituati a vedere questa o quella funzione sul computer di casa o sul telefono.

Le ultime decisioni possono sembrare strane e magari contrastanti, ma alla luce di quanto sopra non lo sono affatto: passi per il risarcimento, ma non per il blocco totale dei prodotti della concorrenza.

Una curiosità, magari un po' maliziosa: Lucy Koh - in forze alla Corte Distrettuale del Northern District of California sin dal 2009, su nomina del Presidente Obama - è tra i primi giudici di origine asiatica ad aver raggiunto una posizione così importante. Per la precisione, Koh è di origine coreana, come Samsung. Chissà che ora non sia Apple a fare un pensierino su un nuovo processo...

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