Troppo smartphone fa male ai bambini: Apple aiuti i genitori
Il monito da due azionisti di Cupertino: proteggere le nuove generazioni è ormai un obbligo, e non solo per una questione morale
Se le giovani generazioni stanno diventando sempre più dipendenti dai mezzi digitali, e in particolare dagli smartphone, la colpa è anche dei produttori. Sempre pronti a enfatizzare i benefici delle nuove tecnologie, ma un po' meno reattivi quando si tratta di valutarne le controindicazioni.
A lanciare l’allarme non è un gruppo di ricercatori, e nemmeno la solita associazione di genitori un po' ansiosi, bensì due grandi fondi d’investimenti americani, azionisti - fra gli altri - di Apple.
Proprio così. Jana Partners e il fondo previdenziale di CalSTRS, detentori nel complesso di circa due miliardi di dollari di azioni di Cupertino, hanno scritto una lettera pubblica a Tim Cook e soci invocando una "svolta di responsabilità" a favore delle nuove generazioni, un suggerimento nemmeno troppo velato a considerare lo sviluppo degli strumenti tecnologici tenendo conto degli impatti che questi potrebbero avere nei confronti dei giovani.
Distrazione, insonnia, depressione, suicidio: ecco cosa rischiano i giovani che si attaccano al cellulare
"Apple dovrebbe rendere più facile e intuitivo per i genitori impostare limiti di utilizzo", spiegano i due azionisti, sottolineando i danni ormai conclamati che un utilizzo smodato degli smartphone e degli altri dispositivi mobili sta arrecando a bambini e adolescenti: distrazione (secondo i dati diramati dall’Università dell’Alberta, il 67% degli insegnanti reputa che le nuove generazioni facciano più fatica a concentrarsi in classe), insonnia (chi usa dispositivi elettronici per più di 5 ore ha il 71% di probabilità di dormire meno di 7 ore a notte), depressione (rischio più alto del 27% nei giovani utenti che fanno un uso smodato di sociaò network) e addirittura tendenze suicide (il rischio cresce del 35% e del 71% quando l'utilizzo quotidiano supera rispettivamente le 3 e le 5 ore).
Questione di reputazione
Insomma, nonostante i lauti guadagni ricevuti in dote (solo nel 2017 le azioni Apple sono cresciute di oltre il 50%), gli azionisti temono che la società di Cupertino - così come tutti gli altri produttori di tecnologia - stiano sottovalutando i rischi associati alla diffusione degli strumenti hi-tech a tutti i livelli sociali, e in particolare sugli strati più giovani.
Un consiglio etico ma non certo scevro da implicazioni più concrete, soprattutto nel medio e lungo termine. In un’era in cui la reputazione si costruisce curando ogni minimo dettaglio della catena del valore, sembrano voler suggerire i due investitori, Apple non può permettersi il rischio di ignorare l’impatto che l’iPhone, l’iPad e tutti gli altri iGadget avranno sugli utenti del futuro.
Tanto più se si considerano i recenti trascorsi della società di Cupertino, che - soprattutto nell'era di Tim Cook - ha sempre cercato di distinguersi per la qualità delle sue politiche ambientali, di lavoro e, più in generale, di social responsability.
La soluzione? Applicazioni che aiutino i genitori a controllare tempo e qualità delle connessioni
Secondo Jana Partners e CalSTRS, il contributo di Apple alla causa dovrebbe tradursi nello sviluppo di software e applicazioni per il controllo parentale: "Non stiamo sostenendo un approccio del tipo o tutto o niente", si legge nella lettera inviata dai due investitori. "Le opinioni degli esperti su questo tema sono variabili, ma sembra esserci un consenso sul fatto che l'obiettivo per i genitori dovrebbe essere quello di garantire la quantità e il tipo di accesso ottimali per lo sviluppo, in particolare considerando i benefici educativi che i dispositivi mobili possono offrire. Pensiamo al beneficio in termini di reputazione che può dare una collaborazione con i genitori per offrire loro più opzioni per proteggere la salute e il benessere dei propri figli.
L'utilizzo di soluzioni per moderare l'uso del cellulare, insomma, potrebbe giovare sia agli utilizzatori che ad Apple. Oltre che prevenire una possibile richiesta di intervento da parte delle istutuzioni.
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