Un Google segreto per la NSA
La prima pagina di The Intercept
Tecnologia

Un Google segreto per la NSA

I nuovi documenti pubblicati da The Intercept raccontano di un motore di ricerca in stile Google a servizio della National Security Agency e di altri 23 partner. Ecco cosa può fare

In un tranquillo agosto statunitense Murdoch lo aveva detto : “Google è peggio della NSA”. Talmente peggio da spingere la National Security Agency a costruirsene uno per sé, una sorta di motore di ricerca tanto privato quanto potente. È ciò che sostiene The Intercept, nuovo depositario della conoscenza di Edward Snowden (o di una seconda talpa ) sugli strumenti utilizzati dall’Agenzia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti per monitorare e spiare le persone, prettamente in via digitale.

Secondo il sito fondato dall’ex giornalista del Guardian Glenn Greenwald, i documenti che citano la costruzione di un motore di ricerca sul modello di Google sono l’evidenza che la NSA ha fatto uso, per anni, di tecniche di monitoraggio di massa, rendendole pubblicamente accessibili alle forze di polizia e agenzie partner, come l’FBI e la britannica GCHQ. 

Chiamato ICREACH, la piattaforma aveva (e ha ancora) l’obiettivo di tracciare i movimenti di osservati speciali a livello internazionale ma, come si legge nei documenti federali, anche "di studiare i comportamenti di milioni di cittadini americani formalmente non accusati di alcun crimine”. A quanto pare, il motore di ricerca segreto non è direttamente connesso ad alcuno dei precedenti software scoperti, tra cui Prism, Boundless Informant e X-Keyscore.

SecondoThe Intercept, ICREACH può avere accesso a più di 850 miliardi di registrazioni telefoniche, email, luoghi visitati via mobile e chat internet. Un memo del 2010 della NSA spiega come più di mille analisti di 23 agenzie connesse alla NSA possono avere accesso alla piattaforma. Insomma un vero Google personalizzato con cui avere un accesso privilegiato alle informazioni di tanti cittadini, anche innocenti, inerenti le attività svolte online ogni giorno.

A scandalizzare è lo strumento in sé e non la quantità di dati che può gestire. È inutile far finta di non sapere che è lo stesso internauta ad arricchire il web di tante informazioni teoricamente accessibili. Ogni volta che si fa check-in su Facebook, si usa Google Maps con la localizzazione (GPS) attiva o ci si diverte a taggare amici e parenti in foto e video, si dice qualcosa in più sulla propria vita alle singole piattaforme. Il problema è che i database di quei siti non dovrebbero, sempre in teoria, essere accessibili a terzi. Il punto da combattere, non a caso quello su cui la legislazione europea lavora maggiormente, è vietare alle agenzie di intrufolarsi segretamente nei server delle aziende, se non utilizzando le vie ufficiali, come dovrebbe succedere negli USA con il tribunale del FISA.

Rispondendo alle rivelazioni di The Intercept, l’ufficio del direttore della National Intelligence ha confermato che ICREACH condivide i dati collezionati con l’autorizzazione dell’Ordine Esecutivo 12333 . Si tratta di una direttiva risalente all’era Reagan che permette diverse operazioni di monitoraggio di massa da parte di soggetti governativi, proprio come la NSA. Secondo gli esperti, la sorveglianza che si basa sull’ordine 12333 non ha bisogno di una supervisione speciale e ha sempre ricevuto un controllo minore da parte del governo perché indirizzata alle reti di comunicazioni estere. Proprio il contrario di quanto rivelato ieri.

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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