Pink Floyd: i retroscena di "The endless river" in un libro
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Pink Floyd: i retroscena di "The endless river" in un libro

La vera storia del nuovo album nelle pagine di "ll fiume infinito. Tutte le canzoni dei Pink Floyd"

Il fiume infinitoè un libro unico al mondo, la storia di quasi 50 anni di Pink Floyd passando per tutte le canzoni ufficiali e non solo, per una lunga serie di progetti abbozzati, immaginati e mai conclusi. Questa è la seconda saga dei Lunatics, a due anni dal precedente best seller Pink Floyd Storie e Segreti orientata all'esoterismo rock, con ricerche mirate sugli aspetti meno conosciuti della band inglese, la nuova opera affronta con una profonda indagine storiografica l'intera produzione musicale del gruppo (comprensiva di inediti e progetti mai ufficialmente registrati) lungo quasi cinquant'anni di storia. Traccia dopo traccia, album dopo album, anno dopo anno.

Qui di seguito, l'estratto relativo alla genesi diThe Endless River:

Il 2006 fu un periodo particolarmente florido di concerti e progetti, con Waters a riproporre dal vivo insieme a Mason The Dark Side Of The Moon e Gilmour-Wright nel pieno del tour del nuovo disco solista. Ma il 7 luglio 2006 il mondo del rock fu scosso dalla prematura scomparsa di Syd Barrett, primo petalo a cadere. Pochi giorni dopo, a Lucca, Waters e Mason onorarono con commozione la memoria del vecchio compagno con quella Shine On You Crazy Diamond che da sempre ne aveva celebrato il mito. Seguirono numerose altre manifestazioni per alimentarne il ricordo, mai sfiorito nell’immaginario collettivo. Il 15 settembre 2008 cade il secondo petalo: aggredito improvvisamente da un male incurabile, muore Rick Wright. La notizia sconvolse nuovamente il pianeta musicale, inconsapevole della veloce e terribile battaglia combattuta dal tastierista, che solo pochi mesi prima calcava ancora le scene. Un vuoto incolmabile che lasciò segni profondi, specie negli ex compagni, che avevano vissuto quei momenti al suo fianco.

Nel 2010 Gilmour invitò Waters a suonare insieme a lui per un evento benefico a favore della fondazione Hoping, a Kiddington; il chitarrista promise di ricambiare assicurando la sua presenza a uno dei concerti del tour mondiale di The Wall, ultima grande fatica del bassista in ordine cronologico. Gilmour fu di parola, apparendo in cima al muro della O2 di Londra il 12 maggio 2011, dove cantò e suonò Comfortably Numb. Al termine del concerto, anche Nick Mason raggiunse i due sul palco per l’esecuzione di Outside The Wall. Gli ultimi anni hanno visto Roger Waters proseguire la straordinaria sequela di concerti di The Wall, con un secondo ciclo comprendente numerose date, che dai palazzetti si sono spostate negli stadi. Un altro petalo, frattanto, andava a cadere: il 18 aprile 2013 moriva Storm Thorgerson.

All’alba del 2014 circolò una serie di indiscrezioni su nuovi progetti solisti a firma Roger Waters (sempre più calato nell’impegno politico e sociale) e David Gilmour. Voci corredate da un paio di fotografie in studio che parvero rassicurare il popolo floydiano sull’uscita di un nuovo disco del chitarrista entro la fine dell’anno. In epoca di social network, fu un tweet a stravolgere le aspettative, infiammando i cuori di milioni di appassionati. Poco dopo le 11 del 5 luglio 2014, infatti, sul profilo di Polly Samson apparve una rivelazione choc che in pochi minuti fece il giro del mondo: “Ad ogni modo, il disco dei Pink Floyd che esce a ottobre si chiama The Endless River. Tratto dalle sedute del 1994, è il canto del cigno di Rick Wright ed è bellissimo”.

Il popolo floydiano rimase letteralmente a bocca aperta. Un post su Facebook della corista Durga McBroom (immortalata insieme a Gilmour con le coriste Louise Clare Marshall e Sarah Brown in uno dei noti scatti in studio che circolavano da tempo) confermò la stupefacente anticipazione di Polly Samson. Il 7 luglio fu la volta della comunicazione ufficiale sul sito Internet del gruppo: “I Pink Floyd possono confermare che stanno per pubblicare un nuovo album, The Endless River, in uscita a ottobre 2014. È un album di musica prevalentemente ambient e strumentale, basato sulle sedute di The Division Bell del 1993-94, in cui suonano David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright.

L’album è prodotto da David Gilmour insieme a Phil Manzanera, Youth e al tecnico delle registrazioni Andy Jackson”. Il sito prometteva ulteriori anticipazioni alla fine dell’estate; da quel momento l’attesa dei fan divenne frenetica, fra speculazioni, grandi sogni e una febbrile veglia in attesa di novità: due mesi vissuti in apnea, con il classico rincorrersi di voci che individuavano la genesi del nuovo album nell’ipotetico progetto The Big Spliff, risalente all’epoca delle registrazioni di The Division Bell. Una sorta di disco parallelo mai nato e così definito da Nick Mason nel libro Inside Out: “Giungemmo a un punto in cui il materiale prodotto era sufficiente quasi per due album. Un’ipotesi era quella di pubblicare un secondo disco con un taglio più ambient, a partire da abbozzi non ancora trasformati in brani pienamente evoluti. Ci mancò tuttavia il tempo per sviluppare quelle idee fino a concretizzarle in un disco autonomo, e non avevamo intenzione di pubblicare qualcosa di incompleto”.

Quando a luglio 2014 esplose la bomba The Endless River, le operazioni di registrazione e confezionamento del nuovo lavoro erano ormai a un passo dalla conclusione: un tributo musicale a Richard Wright, chiave di volta per il clamoroso ritorno sulle scene dei Pink Floyd.

Abili nel mascherare intenzioni e orientamenti fino agli ultimi scampoli delle registrazioni, David Gilmour e Nick Mason (più relative altre parti in causa) erano al lavoro sul progetto da almeno un paio d’anni. Le origini di quello che Phil Manzanera avrebbe definito “un album dei Pink Floyd per il ventunesimo secolo” risalivano infatti all’agosto del 2012, quando David Gilmour convocò il produttore agli studi Astoria con l’intento di esaminare il materiale d’archivio rimasto escluso da The Division Bell.

Un’operazione non semplice, considerata la mole di registrazioni effettuate dal gruppo insieme ad Andy Jackson e catalogate, conservate e archiviate in modo certosino dal chitarrista. Manzanera su Uncut di novembre 2014, prima fonte autorevole a svelare i retroscena di The Endless River: “Gilmour mi disse: ‘C’è questo materiale: hai voglia di dare un’occhiata per vedere se ci trovi qualcosa di interessante?’. Così feci un salto all’Astoria. C’erano Andy Jackson e Damon Iddins, che lavora per lo studio. Dissi: ‘Ok, sono qui per ascoltare il materiale’. Fu allora che venni a conoscenza del fatto che Andy aveva assemblato un progetto chiamato The Big Spliff, al che replicai piuttosto seccato: ‘Non voglio ascoltarlo. Piuttosto voglio ascoltare ogni singola traccia o frammento registrato. Tutte le outtakes di The Division Bell. Tutte’. Così abbiamo iniziato un epico tour de force di ascolto: venti ore di materiale nell’arco di sei settimane”.

La dichiarazione escludeva quindi che il nuovo disco provenisse da The Big Spliff; in realtà si trattava di un progetto più ampio, che potenzialmente attingeva da ogni singola nota rimasta fuori da The Division Bell. Andy Jackson: “Il tutto era registrato in diversi formati: cassette DAT, alcune parti su Stereo DAT, altre su un 24 piste e altre ancora su nastri da mezzo pollice. Ogni volta che qualcosa mi piaceva, me lo segnavo. Alla fine avevo accumulato pagine e pagine”.

Fra le venti ore di materiale disponibile si nascondevano varie intuizioni, piccole divagazioni, spunti appena accennati. Il grosso lavoro di Manzanera, oltre alla selezione, fu proprio quello di rimestare gli ingredienti creando una nuova ricetta: “Avete mai visto in TV MasterChef? C’è un momento in cui ti dicono: ‘Ok, ecco qui un mucchio di ingredienti. Ora facci qualcosa’”. La strada sembrò subito orientarsi alla produzione di brani lunghi: quattro sole tracce, formate a loro volta da numerose trame sonore estratte dalle vecchie cassette. Manzanera riscrisse le parti, le registrò e le assemblò con un pedante lavoro di selezione e incastro, seguendo una sua personale visione. Infine presentò ai colleghi un primo canovaccio dell’opera. Andy Jackson: “Una sorta di sinfonia composta da quattro pezzi di dieci/dodici minuti, con una base tematica e uno sviluppo come potrebbe essere per un brano di classica. Facemmo un mash-up, e la stragrande maggioranza del materiale proveniva dalle cassette Stereo DAT”. Nel dicembre del 2012 il risultato fu presentato a David Gilmour (prima) e a Nick Mason (poco dopo).

Manzanera su Uncut: “Gilmour ci vide delle potenzialità ma era un po’ preoccupato. Era un lavoro decisamente più spinto di come sarebbe poi diventato alla fine; comunque dissero che c’era abbastanza carne al fuoco da ricavarci qualcosa di buono”. Gilmour, impegnato sul fronte del suo nuovo album solista, coinvolse nel progetto anche Youth, ex bassista dei Killing Joke e collaboratore degli Orb, un gruppo con cui il chitarrista dei Floyd aveva lavorato per il disco Metallic Spheres del 2010. Il musicista ascoltò il materiale ed ebbe licenza di intervenire per offrire ulteriori spunti a The Endless River. Amico di Guy Pratt, Youth non era nuovo alle frequentazioni floydiane: già nel 1990 era stato fautore del progetto Blue Pearl, in coppia con Durga McBroom. Ne era nato un disco, Naked, con contributi di Gilmour e Wright.

Tratto da L FIUME INFINITO. TUTTE LE CANZONI DEI PINK FLOYD
Giunti Editore
Autori The Lunatics
In libreria dal 12 novembre

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Gianni Poglio