Dopo nove anni alla guida della direzione creativa femminile e haute couture di Dior, Maria Grazia Chiuri ha annunciato il suo addio alla maison. Una notizia attesa, che segna la fine di un ciclo iniziato nel 2016 e destinato a lasciare un’impronta profonda nella storia della moda contemporanea.
Gli inizi tra Roma e l’alta moda italiana
Nata a Roma nel 1964, Maria Grazia Chiuri cresce in un ambiente in cui l’arte e la sartorialità si intrecciano con naturalezza. La madre, sarta di professione, le trasmette sin da giovane la passione per il mestiere, insegnandole l’attenzione ai dettagli e il rispetto per i processi artigianali. Dopo il diploma presso l’Istituto Europeo di Design, inizia il suo percorso nel mondo della moda entrando nel reparto accessori di Fendi. È qui che si distingue per la capacità di rinnovare i codici della classicità, contribuendo, tra le altre cose, alla creazione della celebre Baguette bag, oggetto di culto alla fine degli anni Novanta.
Valentino, con Pierpaolo Piccioli
Nel 1999 approda da Valentino, dove stringe un sodalizio creativo con Pierpaolo Piccioli, destinato a durare più di un decennio. Inizialmente incaricati della linea accessori, i due plasmano un’estetica raffinata, contemporanea ma radicata nell’eleganza italiana. Nel 2008 vengono nominati direttori creativi della maison, firmando collezioni di grande impatto visivo e poetico. L’approccio condiviso è complementare: Chiuri apporta rigore e visione concettuale, Piccioli sensibilità cromatica e lirismo. La loro cifra stilistica viene accolta con favore dalla stampa e dal pubblico, contribuendo a un rilancio sostanziale del brand.
La prima donna alla guida di Dior
Nel luglio 2016 Maria Grazia Chiuri compie un passo storico: diventa la prima direttrice creativa donna di Dior, maison fondata nel 1947 e rimasta fino ad allora saldamente sotto la guida maschile. Il suo debutto avviene con la collezione prêt-à-porter primavera-estate 2017, in cui campeggia la celebre T-shirt con la scritta We Should All Be Feminists, ispirata all’omonimo saggio di Chimamanda Ngozi Adichie. È l’inizio di un percorso che lega moda e impegno sociale, estetica e attivismo, sartorialità e cultura contemporanea. Chiuri riporta la couture a un lessico più accessibile, mantenendo però un forte legame con l’identità storica della maison.
L’impronta femminista e culturale
Chiuri trasforma Dior in una piattaforma per riflettere su temi come il ruolo della donna, la sororità, la spiritualità, l’arte e la danza. Ogni collezione è accompagnata da una ricerca concettuale rigorosa: collaborazioni con artiste come Judy Chicago, performance di danza contemporanea, ispirazioni tratte dalla filosofia e dalla storia delle donne. Non si limita a vestire il corpo femminile, ma cerca di rappresentarne le complessità e le sfumature, in un linguaggio che unisce femminilità e forza. Il suo stile, spesso definito “militante”, segna una frattura decisa con l’immaginario romantico tradizionalmente associato alla couture.