Philippe Lombard, Perché Sherlock si chiama Sherlock
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Perché Sherlock si chiama Sherlock?

Harry Potter, Topolino, Superman: il giornalista francese Philippe Lombard ci svela perché i nostri personaggi preferiti si chiamano proprio così

I personaggi di romanzi e film, di fumetti e cartoni animati, popolano il nostro immaginario e spesso ci sembrano vecchi amici di cui conosciamo a menadito tic e idiosincrasie. Ma c’è una cosa che non sappiamo di loro: perché si chiamano così? Sicuramente non in memoria di un bisnonno o del patrono della città in cui sono nati! Allora da dove vengono i loro nomi? Come sono stati inventati?

Se lo è chiesto anche il giornalista francese Philippe Lombard e il risultato delle sue ricerche è Perché Sherlock si chiama Sherlock (Clichy, 2017), una piccola enciclopedia che, “dalla A di Alice alla X di X-Men” ripercorre le storie di tutti i personaggi pop più amati e più famosi.

Supereroi, maghi e agenti segreti

Qualche esempio? L’idea di Batman, l’uomo pipistrello, è venuta al suo creatore Bob Kane guardando le macchine per volare di Leonardo da Vinci, mentre Wolverine deve il suo nome all’animale più temibile delle foreste canadesi. L’orso? No, il tasso americano: adorabile finché non si avvicina. Harry Potter ha lo stesso cognome dei vicini della casa d’infanzia di J.K. Rowling, e James Bond in realtà è un ornitologo, autore di uno dei libri preferiti di Ian Fleming: Gli uccelli delle Indie occidentali. Un nome semplice e virile, perfetto per un agente segreto.

I personaggi della nostra infanzia

Pippo, goofy – cioè strambo – in inglese, era il termine preferito di Walt Disney per indicare la semplicità un po’ goffa della gente di campagna, invece Tom Sawyer è il nome di un amico di Mark Twain, da cui lo scrittore ascoltava rocamboleschi ricordi di gioventù. E Rambo? È una varietà di mele della Pennsylvania che per il suo suono ricordava a David Morrel, lo scrittore che lo ha creato, Rimbaud: la “stagione all’inferno” del poeta francese corrispondeva per Rambo alla prigionia in guerra.

Ma la storia più bella è forse quella all’origine di Red Skull, il nemico di Capitan America: l’idea di questo personaggio è venuta al disegnatore Joe Simon all’improvviso, osservando una ciliegina in cima a un sundae, i tipici gelati americani ricoperti di glassa al cioccolato.

Perché Sherlock si chiama Sherlock è un libro curioso e lieve, la cui unica pecca è la presenza di molti riferimenti alla cultura francese che potrebbero non essere immediati per un lettore italiano. Conosciamo tutti Asterix ed Emma Bovary, ma nomi come Bidochon o Quick e Flupke non sono istantaneamente riconducibili a un immaginario comune.

Philippe Lombard
Perché Sherlock si chiama Sherlock
Clichy, 2017
320 pp., euro 17

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Matilde Quarti