Jacobacci & Partners di Torino, a tutela dei brevetti e delle idee
Alberto Bevilacqua

Jacobacci & Partners di Torino, a tutela dei brevetti e delle idee

Fondato nel 1872, è il primo studio che ha come missione il deposito e la salvaguardia della proprietà intellettuale

"Il mondo va verso la semplificazione della tutela della proprietà intellettuale, ma non basta perché l’applicazione delle normative è un campo che viene regolato anche localmente. Quello dei brevetti e delle tutele è un campo complesso, ma ancora più fondamentale in un mondo globale". A parlare è Enrica Acuto Jacobacci, 53 anni, ceo di Jacobacci & Partners, il primo studio per il deposito e la tutela della proprietà intellettuale in Italia nel 1872. Nasce a Torino, sede il primo ufficio italiano Brevetti e Marchi dove Jacobacci a depositò il primo marchio Fiat. 

Insomma, Jacobacci è uno studio cresciuto insieme con la storia della tecnologia, dello sviluppo industriale e della tutela della proprietà industriale. "Il deposito dei marchi in Italia è complesso, ma da maggio 2015 si possono fare i depositi online. Il costo di deposito riferito alle sole tasse ufficiali per due classi merceologiche è di 170 euro di tasse", continua Jacobacci, moglie dell’erede di quarta generazione del fondatore.

"In Ue invece il processo è più snello, ma più caro perché comprende 28 paesi e il costo è di 900 euro. Per quanto riguarda i brevetti invece, il costo di deposito in Italia è di 50 euro. Nel mondo di oggi però, non basta un Paese perché la competizione è internazionale".

Capirlo vuol dire tutelare il business. E per questo è necessaria l’assistenza di uno studio preparato, capace di muoversi tra continui aggiornamenti normativi, tasse, procedure e convalide locali eseguire i rinnovi perché il brevetto non scada. Per un brevetto europeo esteso in sei Paesi i costi si aggirano sui 50mila euro in dieci anni, cui si aggiunge il costo dell’assistenza. In attesa che arrivi il brevetto unico per tutti i Paesi membri.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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