Già c’era da vergognarsi prima, quando Pier Carlo Padoan si era candidato a Siena, per un posto da deputato. Avendo salvato con i soldi pubblici la banca della città, da cui dipende l’economia dell’intera provincia toscana, l’economista prestato al Pd era in evidente conflitto di interessi. O meglio: l’interesse era precedente e con le elezioni semmai si passava all’incasso, riscuotendo un consenso ottenuto con i miliardi dello Stato. Ma poi l’onorevole Pier Carlo Padoan, ex Ministro dell’Economia dei Governi Renzi e Gentiloni, si è superato.
Infatti, siccome il seggio di Montecitorio evidentemente non gli bastava, il deputato del Partito democratico si appresta a occupare la poltrona di presidente di Unicredit, una delle più importanti banche italiane. Che un politico passi senza soluzione di continuità da un posto in Parlamento a uno in consiglio di amministrazione è piuttosto preoccupante, soprattutto quando va a interessarsi di risparmio, cioè di soldi degli italiani. Ancor più preoccupante se, oltre a militare in un partito, è anche stato responsabile per anni delle scelte economiche e finanziarie del Paese. Una legge del 1953, ispirata da don Luigi Sturzo, vieta a un parlamentare di assumere incarichi ai vertici delle banche, proprio per evitare che politica e affari vadano a braccetto. Nel caso in questione, si tratta per di più dell’ex ministro che vigilava, tra l’altro, sugli istituti di credito e dunque anche su Unicredit. È pur vero che esiste un pericoloso precedente e riguarda proprio la banca amministrata da Jean Pierre Mustier, il quale evidentemente deve essere particolarmente affezionato a chi ha comandato in Via XX settembre, sede del ministero dell’Economia. Nel 2018 infatti, il consiglio di amministrazione dell’istituto di piazza Gae Aulenti a Milano, nominò presidente Fabrizio Saccomanni, ex direttore della Banca d’Italia, ma soprattutto ex ministro del governo Letta.
Nel caso di Pier Carlo Padoan, però, c’è un’aggravante rispetto a quello del suo predecessore. Come detto, l’ex capo economista dell’Ocse che sussurrava a Massimo D’Alema ai tempi in cui questi era presidente del Consiglio, è il ministro che si è occupato del Monte dei Paschi di Siena e, soprattutto, della sua nazionalizzazione. Fu lui, con un intervento irrituale, a far dimettere Fabrizio Viola, a quei tempi amministratore delegato di Mps, che si opponeva all’intervento della banca d’affari americana Jp Morgan. L’istituto, assai ascoltato da Matteo Renzi quand’era premier, avrebbe dovuto salvare dal crac il Monte, ma come si sa alla fine toccò allo Stato mettere mano al portafogli con 4,5 miliardi. A distanza di anni (ne sono passati quattro) la banca toscana ha bisogno di essere salvata un’altra volta e, poiché da sola non è in grado di stare in piedi, la si vuole fondere con una più grande. E quindi meglio farla sposare con Unicredit che, dopo la scalata di Banca Intesa a Ubi, è rimasta indietro. Sì, Pier Carlo lascia la politica dove si era occupato di banche e di Mps, per prendere un posto – ben remunerato – da cui si occuperà di banche e di Mps. In altri termini, lo si potrebbe chiamare il gioco delle porte girevoli, dove uno prima fa l’economista da Parigi e spiega ai ministri dell’Economia che cosa si deve fare, poi fa il ministro che dice alle banche come si devono comportare e poi finisce a fare il banchiere per consigliare agli italiani come investire i loro soldi. Mica male come percorso. Tuttavia, onde chiarire ancora meglio le giravolte del personaggio in questione, sarà bene chiarire che nel caso Unicredit decida davvero di comprare il Monte dei Paschi di Siena, l’ex deputato di Siena ed ex ministro si troverà a trattare con il compagno di partito (Padoan lascia Montecitorio, non le sue idee ed è probabile nemmeno la tessera del Pd) Roberto Gualtieri, che per conto dello Stato è di fatto il padrone di Mps. Non c’è che dire, si tratta di un gioco dei quattro cantoni, dove l’unico che è messo in mezzo è il risparmiatore. Anzi: sono gli italiani.
Il Domani ha riesumato alcune perle del programma di Padoan quando passò all’incasso dopo aver nazionalizzato il Monte dei Paschi. All’epoca, il futuro presidente di Unicredit giurava di voler riportare Mps «al centro del sistema bancario», promettendo che l’istituto avrebbe rifinanziato l’economia di Siena, della provincia e della regione, oltre che dell’Italia tutta. Al momento, risulta che sia stata l’Italia a finanziare la banca. Di sicuro c’è che la carriera di Padoan ne ha tratto giovamento: da capo economista a capo banchiere il salto è triplo e anche carpiato.