Un suicidio ogni 40 secondi. Così ogni anno sparisce una città...
I dati drammatici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: 803.000 casi, il 75% nei paesi a reddito medio-basso. L'Italia? Per una volta in coda a una classifica
Uno ogni 40 secondi, con la certezza che la stima - laddove il conto è difficile - sia per difetto e non per eccesso. "Un enorme tributo di morti tragiche ed evitabili" lo definisce il rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che per la prima volta fotografa un fenomeno drammatico e diffuso ovunque, che nel solo 2012 (anno dell'analisi dei dati) ha causato la morte di 803.000 persone. Una città svanita nel nulla, spesso con morti che si potrebbero prevenire e che colpiscono nella stragrande maggioranza dei casi nei luoghi dove più basso è il tenore di vita, tanto che i paesi più colpiti arrivano ad avere anche 40 volte in più suicidi rispetto ai paesi meno colpiti. Ad ammazzarsi sono soprattutto i giovani: il dato sconvolgente è che nella fascia d'età tra i 15 e i 29 anni il suicidio è la seconda causa di morte, poi la curva si abbassa tornando ad impennarsi per gli over 50. Si muore per povertà, crisi economica e finanziaria (soprattutto nei paesi dell'Occidente), per la perdita di un caro o per la fine di un amore. Si muore, soprattutto, nei paesi del Terzo mondo: la ricerca dell'OMS arriva a contare 606.000 suicidi nei paesi a basso e medio reddito pro capite, il 75,5% del totale.
Non tutto, però, può essere correlato alla sola condizione economica. Il rapporto analizza, infatti, anche la diversa incidenza della religione e della cultura sulla tendenza a togliersi la vita. E' particolare, infatti, dove sia maggiormente diffuso il credo cristiano e musulmano, il tasso si abbassi mentre diversamente accade nei paesi con religioni differenti. In ogni caso il maggior numero di suicidi per popolazione si concentra nel sud est asiatico: 39%. E' la Corea del Nord la nazione più colpita (39,5 suicidi per 100.000 abitanti), ma anche i vicini della Corea del Sud non stanno meglio (36,6 per 100.000). Seguono le regioni che si affacciano sul Pacifico, l'Africa e le zone povere d'Europa e America. A proposito del Vecchio Continente, ci sono due paesi che si trovano in testa alla classifica: Lituania (5°) e Kazakhstan (10°). Il resto del continente viaggia al di sopra della media mondiale di 11,4 suicidi per 100.000 abitanti, mentre l'Italia - fortunatamente - riesce a stare nelle parti basse della classifica. Nella mappa realizzata dall'OMS, lo Stivale è colorato in giallo chiaro a segnalare un tasso inferiore a 5.
A soffrire maggiormente della piaga è l'India, che si segnala anche per la pratica del suicidio mediante ingestione volontaria di pesticidi, diffusa soprattutto nelle aree rurali dove molti agricoltori soffrono sempre maggiori difficoltà a mantenere la propria attività e il proprio status sociale. Anche per questo l'OMS sta stimolando gli Stati a portare avanti programmi per rendere più difficile l'accesso alle sostanze tossiche. La forma di suicidio con i pesticidi è così diffusa, da aver spinto alcune aree dello Sri Lanka alla creazione di veri e propri depositi chiusi a chiave e inaccessibili se non per le necessità legate al lavoro della terra.
Il rapporto dell'OMS chiarisce anche che la prevenzione dei suicidi si fa attraverso la creazione di una rete di intervento sociale e non, come capita in alcuni paesi, criminalizzando l'atto di togliersi la vita. Anzi, proprio l'India dimostra che non ha alcuna funzione deterrente l'aver messo fuorilegge il suicidio: il tasso è salito a 21 morti per 100.000 abitanti, quasi il doppio rispetto alla media mondiale. "Il desiderio di ammazzarsi è transitoria - ha spiegato Shekhar Saxena, responsabile del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze presso l'OMS -. Chi è spinto alla morte cerca di afferrare attorno a sé lo strumento adatto e se si riesce a limitarne l'accesso anche per poche ore e possibile salvare molte vite". Ad oggi, secondo il rapporto OMS, solo 27 nazioni nel mondo hanno un vero e proprio programma di prevenzione.