Il binario rotto
Foto di Giorgio Sturlese Tosi
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Treno deragliato a Pioltello: chi ha toccato quei binari

Zeppe come quella che ha causato il disastro ferroviario nel milanese se ne trovano ovunque, come ha scoperto Panorama. Sono lì per altro o davvero era diffusa la pratica di "puntellare" le rotaie in attesa di sostituire i pezzi usurati? C'è chi racconta: "Le mettevamo spesso, ma non è mai successo niente"

Cera una volta un pezzo di legno. E Panorama ha scoperto che ce ne sono ancora molti simili, soprattutto lungo la ferrovia di Pioltello, accanto a quelle rotaie da cui, alle 6.57 del 25 gennaio, il convoglio di pendolari della società Trenord "Cremona-Milano Porta Garibaldi" è deragliato, provocando la morte di tre donne e il ricovero di quasi 50 passeggeri.

Perché l'uso di zeppe di legno a puntellare è uso diffuso

Il primo pezzo di legno stava proprio sotto al "punto zero", ossia il tratto dove si pensa sia uscito il terzo vagone, proseguendo la sua corsa, tra polveree scintille, per oltre due chilometri fino al disastro finale. Stava lì, messo a stabilizzare un giunto che univa due rotaie chiaramente difettose, se i rilievi della polizia scientifica hanno evidenziato che ne mancavano ben 23 centimetri. Non era altro che una zeppa di legno. Ricavata dal taglio di vecchie traversine ormai dismesse sui tratti principali della rete, ma richiamate in servizio per uno scopo meno nobile, fare da zeppa sotto ai binari.

Il suo nome tecnico è zoncola e, nonostante Rfi, la società di Ferrovie dello Stato cui è affidata la gestione e la manutenzione della rete ferroviaria, si sia affrettata a dichiarare che "l'utilizzo di spessori in legno non è previsto dalle normative tecniche e dai protocolli operativi", il suo impiego è pratica diffusa. Per i magistrati di Milano che indagano i vertici di Rfi e di Trenord per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo, è lì la chiave del giallo. Le indagini, affidate al Noif, Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polizia di Stato e alla Guardia di Finanza, dovranno accertare cause e responsabilità del disastro, esaminando non solo i binari ma anche i danni del treno (il primo carrello del terzo vagone è stato scagliato a metri di distanza) e i resoconti del macchinista.

Le tante domande senza risposta

Ma certo quella zeppa di legno, come ammette Rfi, non doveva esserci. Lo ribadisce a Panorama il legale di Rfi, l'avvocato Ennio Amodio: "È una metodologia artigianale che forse poteva essere stata seguita nel passato ma è sconfessata dai protocolli istituiti per garantire la sicurezza".

È anche la prova che qualcuno sapeva che rotaia e giunto erano difettosi. Chi l'ha messa? Perché è stata infilata sotto al giunto traballante invece di sostituirlo? Chi ha dato l'ordine? O, almeno, chi ne era al corrente? Tutte domande alle quali gli investigatori della polizia ferroviaria non riescono a trovare risposta. La squadra di manutentori che opera a Pioltello ha base a Treviglio. Sono pochi uomini, lavorano a turno il giorno e la notte, hanno centinaia di chilometri di competenza. E paura di parlare. In procura sperano di ottenere qualche informazione dai server dei computer sequestrati a Rfi e Trenord. O che qualcuno si decida a raccontare come stanno le cose.

Il nostro sopralluogo lungo i binari

Noi siamo andati di persona a verificare ciò che i commenti raccolti informalmente nell'ambiente ferroviario ci suggerivano: "Quelle zoncole sono ovunque e le stanno togliendo dopo l'incidente". Se davvero c'è stata un'operazione di frettolosa rimozione, come è arrivato anche alle orecchie degli investigatori, è stata piuttosto maldestra. Camminando lungo la massicciata dei binari che, dalla stazione di Melzo attraversano quella di Vignate e arrivano a Pioltello, di zeppe se ne vedono parecchie. Gettate accanto ai binari nuovi, ricavate da traversine che pure sono abbandonate lungo la ferrovia, nonostante da molto tempo siano state sostituite da quelle in cemento.

Sarà una coincidenza ma alcune le troviamo in corrispondenza di giunti o di lavori di manutenzione. Su un binario secondario, con traversine in cemento dove poggiano vagoni cisterna, abbiamo trovato quattro zeppe di legno sotto un giunto arrugginito. In effetti su quella linea i lavori di manutenzione sono ripresi subito dopo il deragliamento, tanto che quattro operai sono stati sorpresi a violare i sigilli per fare verifiche lungo i binari. "Normali controlli, è stato un errore" hanno ribattutto. Anche durante il nostro sopralluogo gli operai erano al lavoro, ma quando abbiamo tentato di raggiungerli si sono allontanati, abbandonando le loro costose apparecchiature.

La testimonianza di un operaio del Servizio lavori

Poi c'è l'anonimato, che come tale va preso con le pinze. Lo chiede uno degli operai del Servizio lavori che fa base a pochi chilometri da Pioltello. Seduti attorno al tavolo del suo soggiorno, mentre la moglie, con in braccio un bambino, lo guarda severa, l'operaio racconta, prima titubante, poi quasi fiero del suo lavoro, di aver messo decine di zoncole nella sua carriera. "Se si cercano bene, se ne trovano ancora". Per lui quella è, e resta, la migliore soluzione temporanea quando le massicciate si abbassano e i binari restano sospesi per alcuni centimetri. Una soluzione semplice ed efficace, una zeppa di legno sotto un giunto di ferro, materiale elastico in grado di assorbire le vibrazioni delle rotaie. Una soluzione provvisoria, secondo lui.

"Non sempre siamo autorizzati a effettuare gli interventi che riteniamo necessari. Quando riscontriamo qualche anomalia chiediamo un'interruzione del servizio per i lavori, che devono essere svolti a linea ferma. Ci sono tre tipi di interruzioni. Quella accidentale richiede un intervento immediato: il nostro responsabile avvisa il capostazione che blocca la circolazione dei treni su quel binario. Poi ci sono le interruzioni programmate e quelle tecniche: l'intervento può attendere qualche ora o qualche giorno e i lavori possono essere fatti di notte, nel caso i binari non siano in funzione, o programmando la chiusura di un binario per un determinato giorno".

E aggiunge: "Gli interventi meno urgenti vengono spesso rimandati per non creare ritardi o disservizi. È per questo che mettiamo le zoncole: per tamponare una situazione potenzialmente rischiosa in attesa di intervenire definitivamente".

Se fosse vero, ed è quanto sta cercando di appurare la polizia ferroviaria che ha raccolto dichiarazioni analoghe, significherebbe che a volte, quando gli addetti alla manutenzione segnalano ai superiori delle criticità, i lavori di riparazione non sono eseguiti subito per evitare ritardi sulla linea (come sostiene l'anonimo). Dice il nostro operaio, forse per allontanare la responsabilità di aver provocato, così facendo, la morte di tre persone: "Sa quante rotaie rotte ho trovato, con le zoncole, e il treno non ha mai deragliato?".

Cosa dice la società addetta alla manutenzione ferroviaria

Sollecitata a rispondere, la Rfi ribadisce a Panorama: "La manutenzione deve essere eseguita secondo procedure codificate dal Sistema di Gestione della Sicurezza, in accordo alla normativa tecnica di settore, al quadro normativo italiano di sicurezza ferroviaria e con certificazione di parte terza. Nell'ambito del miglioramento della sicurezza e delle prestazioni, l'uso del legno, che ha accompagnato la storia delle ferroviee viene tuttora usato in molte linee ferroviarie nel mondo, è stato sostanzialmente abbandonato in Italia, e limitato a pochissimi casi codificati".

Una cosa è certa: su quel pezzo di legno gira l'inchiesta, così come attorno alla ricerca di brogliacci o registrazioni in cui si segnalava la rottura sul binario. Da lì si capirà quanto è lunga la catena di quelli che sapevano.


Articolo pubblicato sul n° 8 di Panorama in edicola dall'8/2/2018 con il titolo "Chi ha toccato quei binari"

Sopralluogo lungo i binari, foto

Una zeppa
Foto di Giorgio Sturlese Tosi
Una zeppa sistemata sotto due traversine su un binario morto adiacente a quello del disastro.

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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