Se in Ucraina arrivano i russi
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Se in Ucraina arrivano i russi

L'incerta offensiva di Kiev aumenta i rischi di un blitz dell'armata russa. Che ha già schierato ai confini 40 mila uomini, appoggiati da 200 cacciabombardieri e altrettanti elicotteri. La guerra sommersa tra Mosca e Washington

L’ipotesi di un intervento militare russo in Ucraina sud orientale non è da sottovalutare specie ora che l’offensiva scatenata dalle truppe di Kiev a Salvyansk e la repressione delle manifestazioni dei filo russi a Odessa hanno provocato un elevato numero di vittime senza però riuscire a sbloccare la situazione militare e a riprendere il controllo delle regioni di confine.

Se la propaganda di Kiev ha cercato di presentare i molti civili che a Slavyansk sostengono i ribelli come scudi umani utilizzati dai filorussi per fermare l’offensiva governativa, quella di Mosca ha tenuto a sottolineare che migliaia di cittadini ucraini hanno scritto al Cremlino chiedendo a Vladimir Putin di proteggerli dalle repressioni del governo di Kiev.

Un governo ad interim che sta impiegando negli scontri a Odessa e nel Donbass quella Guardia Nazionale neocostituita e composta anche da militanti dei partiti neonazisti Svoboda e Settore Destro il cui impiego nelle operazioni di repressione certo non aiuta a smorzare le tensioni. Anzi, consente a Mosca e ai filorussi ucraini di richiamare vecchi schemi patriottici inneggiando alla lotta contro il “fascismo”.  Sul piano operativo l’offensiva di Kiev è lenta, mal coordinata, poco supportata in termini logistici sta fornendo a Mosca il pretesto per un intervento militare giustificato dalla necessità di proteggere i civili. I pochi mezzi e reparti a disposizione non consentono quel blitz che avrebbe permesso a Kiev di riprendere il controllo dei territori orientali con il minimo spargimento di sangue.

La battaglia per Slavyansk sta infatti  diventando un lento assedio mentre in altri settori del Donbass le forze di Kiev non sono sufficienti neppure a contrastare i filorussi. La debolezza intrinseca delle forze ucraine è dovuta a molti fattori tutti ben noti ai Paesi Occidentali e alla Nato che pure hanno incoraggiato il governo ad interim ucraino a usare la forza contro i ribelli creando i presupposti per una devastante guerra civile.   

Innanzitutto l’Ucraina paga anni di scarsi investimenti nella Difesa che hanno minato addestramento ed efficienza  al punto che un rapporto del marzo scorso evidenziava come solo il 10 per cento dei reparti e il 15 per cento dei mezzi fossero pronti al combattimento. Inoltre il sistema basato sulla leva obbligatoria, abrogato l’anno scorso e ripristinato la scorsa settimana, disperde ulteriormente le già scarse risorse finanziarie che Kiev dedica alle forze armate. Se a questo si aggiunge il fatto che negli ultimi due mesi interi reparti sono passati dalla parte dei ribelli e molti altri si rifiutano di combattere conto altri ucraini il quadro dei limiti militari di Kiev risulta ben chiaro.  In difficoltà contro ribelli per lo più male armati, le truppe di Kiev verrebbero sbaragliate in poche ore da un massiccio attacco russo. La decisione di intervenire in Ucraina verrà presa o meno in base a valutazioni politiche relative anche all’impatto sui rapporti con USA e Ue ma se i russi decidessero di dare il via alle operazioni militari in Ucraina queste avrebbero quasi certamente la caratteristica della guerra-lampo.

Circa 40 mila militari russi sono schierati lungo i confini e almeno altrettanti  potrebbero affluire rapidamente. Forze corazzate e blindate appoggiate da oltre 200 cacciabombardieri e altrettanti elicotteri , più che sufficienti a sbaragliare il sottile velo di truppe ucraine che cerca di presidiare il confine russo (altre unità sono state schierate per precauzione al confine bielorusso , molto vicino alla capitale) e le unità raffazzonate che assediano Slavyansk.

Un attacco russo si svilupperebbe probabilmente senza ultimatum né preavvisi e darebbe priorità al conseguimento in tempi brevissimi degli obiettivi per porre la comunità internazionale davanti al fatto compiuto, come è accaduto nel marzo scorso in Crimea. Nel settore di Kharkhiv sarebbero le unità della Ventesima Armata a penetrare in Ucraina da Belgorod dirigendosi poi verso meridione per mettere in sicurezza Lugansk e congiungersi con le unità della Quarantovesima Armata che muoverebbero da Rostov e Novoshaktinsk sul Donbass.

Dalla Penisola di Crimea i fanti di marina russi marcerebbero su Kershon e sul fiume Dnepr che, nel sud, potrebbe in futuro rappresentare il confine tra le regioni controllate da Kiev e quelle annesse alla Russia. Più a Occidente i russi potrebbero tentare un’operazione anfibia su Odessa (forse per questo Mosca ha annunciato ieri il rafforzamento della flotta del Mar Nero) tesa non solo a conseguire il controllo della città e del suo importante porto ma anche ad aprire un corridoio con la Transnistria, repubblica indipendente staccatasi dalla Moldova ma riconosciuta solo dalla Russia e rimasta isolata dopo l’avvio della crisi ucraina. Un’operazione militare ad ampio respiro quindi e dai notevoli risvolti strategici. Per ora è solo un’ipotesi ma considerata molto credibile dai centri di ricerca e dai comandi militari occidentali.

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Gianandrea Gaiani