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Ponte dell'Immacolata, via allo sci con il caro skipass

Inizia la stagione sciistica più difficile che la montagna ricordi: tra caro energia, inflazione e crisi globale la settimana bianca rischia di diventare un lusso per pochi fortunati - LO SCI STA MORENDO?

Sulle Dolomiti serviranno 74 euro per garantirsi l'accesso agli impianti di risalita del circuito Dolomiti Superski. Il record in Italia. Non che l'anno scorso si spendesse poco (67 euro), ma per i fortunati che si avvicineranno alle piste più belle dell'arco alpino l'inflazione sarà qualcosa di concreto e non di astratto, visto che l'aumento in dodici mesi è nell'ordine del 10,4%. Accadrà un po' ovunque nelle stazioni sciistiche del Belpaese. Qualche esempio? Courmayeur 61 euro, La Thuile 51, Cervinia 57, Livigno 55 e Bormio 52 laddove, nel caso della località lombarda, il salto è stato addirittura del 13% e quindi oltre il recupero secco dell'inflazione a due cifre.

Succede così che gli amanti persi dello sci, quelli non occasionali nel periodo delle feste natalizie o di Carnevale e Pasqua ma abituati a frequentare le piste lungo tutto l'anno, dovranno mettere in conto una vera e propria finanziaria per alimentare la propria passione. Soprattutto se accompagnati dal resto della famiglia. Uno stagionale Valle d'Aosta più comprensorio di Zermatt, ad esempio, costerà 1.518 euro e altrove non si scenderà molto sotto la soglia psicologica dei mille euro per prenotarsi l'intera stagione.

Benvenuti nell'inverno 2022/2023 del turismo invernale italiano. L'anno più difficile dopo quello del Covid, che portò alla chiusura anticipata nel marzo 2020 e alla mancata apertura nel dicembre 2021 con danni incalcolabili al sistema. Come in una sorta di maledizione, anche la crisi energetica e il galoppare dell'inflazione si sono abbattuti sugli operatori di un settore energivoro per definizione, muovendo impianti giganteschi, e che già è provato dalla siccità che ha svuotato gli invasi e sta costringendo molti a sparare neve artificiale a qualunque costo, pur rischiando di chiudere in perdita ma sapendo di non potersi permettere di restare serrato.

Seppure a fatica, il turismo bianco è rimasto in piedi. Il fatturato complessivo dell'anno scorso è stato di 8,7 miliardi di euro contando i ricavi diretti (impianti di risalita, attrezzature, skipass, noleggi vari e maestri da sci) e quelli dell'intera filiera che alimenta ed è alimentata anche dalle strutture alberghiere e dagli altri servizi come ristorazione, commercio e attività ricreative. Un giro d'affari pressoché identico a quello del 2019/2020 quando, però, sono venute meno le ultime settimane causa lockdown, e ancora lontano dai 10,4 miliardi del 2018/2019. Il benchmark di riferimento e l'obiettivo cui tutto il settore tende.

Le previsioni dicono che il volume dei ricavi crescerà ancora, ma che non c'è troppo da sorridere visto che a crescere enormemente saranno anche i costi per colpa della mancanza di acqua e neve e del caro energia che renderà difficili da sostenere le bollette degli operatori. Parte di questi costi saranno scaricati direttamente sugli appassionati e qui c'è il sottile filo su cui camminerà tutta l'economia bianca della montagna, perché il rischio è di allontanare la gente e perdere un'intera generazione di praticanti.

Lo sci, insomma, teme di tornare nella nicchia da cui è uscito negli anni scorsi affermandosi come sport di massa. Non è una paura poggiata sul nulla, se si uniscono le previsioni di costi che gli sciatori dovranno affrontare per soddisfare la propria passione alloggiando in alberghi e strutture ricettive. L'Osservatorio Italiano del Turismo Montano nel suo report sulla situazione congiunturale con le previsioni per l'inverno che sta iniziando, ha stimato in 1.308 euro a persona la spesa media per trascorrere una settimana bianca con una proiezione di 3.400 euro per una famiglia che abbia un solo figlio di età inferiore agli 8 anni. Un investimento superiore dell'11% a quello dell'anno scorso che è la somma di tanti rincari: +11,8% gli skipass, +11,6% gli alberghi, +6,8 le scuole sci e +10,4% bar e ristoranti.

Non ci si salverà nemmeno limitando la fuga sulla neve a un solo week end: 487 euro di media a persona e 1.412 euro per nucleo familiare minimo. Soluzioni per evitare di perdere il bacino d'utenza? Prezzi dinamici modello compagnie aeree low cost (prima prenoti, meno paghi e dipende anche dalle giornate che scegli), offerte speciali per i ragazzi e, novità dell'anno, le piccole stazioni consorziate così da attrarre soprattutto le famiglie che cercano di avviare i proprio figli alla pratica dello sci. Succede in Val d'Aosta dove località sciistiche minori si sono messe insieme offrendo un pacchetto di giornate sulle proprie (poche) piste con massima flessibilità e costo contenuto: 100 euro per 5 giorni a scelta nel corso dell'anno, senza limitazioni di data. E' il tentativo di tenere legati anche i meno appassionati o abbienti. Per gli altri non rimane che mettere mano al portafogli e sperare che le cose migliorino l'anno prossimo anche se non bisogna illudersi: difficile che i prezzi tornino indietro, più semplice immaginare che sulla neve ci sarà d'ora in poi una selezione per classi sociali.

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Giovanni Capuano