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Schulz sostiene Renzi: in Europa serve crescita non rigore

Incontro con il Presidente del Parlamento Europeo che loda Renzi, il Governo "stabile" e la linea tenuta in Europa. Siparietto su Andreotti

"L'Italia non chiede flessibilità all'Europa, non chiede qualcosa: offre la volontà di dare una mano sapendo che se la politica economica di questi anni dobbiamo forse riflettere insieme. L'Europa si deve muovere insieme, ma si deve muovere". Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz che ha chiosato: "Il vantaggio quando si parla con il premier italiano è questo: si parla chiaro, con Matteo non si prendono le questioni alla larga. Sia se si è d'accordo sia se c'è una controversia. Oggi abbiamo capito che c'è una sintonia praticamente su tutte le questioni internazionali".

Le proposte per l'Europa
Renzi e Schulz. Significativo che a casa nostra il presidente del Parlamento Europeo si ponga con un atteggiamento diametralmente opposto a quello del collega Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, da mesi ostile alle richieste italiane di flessibilità.

"La nostra voce in Europa non è di chi porta fastidi ma di chi porta proposte" ha detto Renzi al termine dell'incontro con Schulz. "Ho condiviso con Schulz la volontà italiana: non vogliamo essere quelli che aprono polemiche in Europa, non ci interessa", ha sottolineato.

Anche perchè, ha sottolineato Schulz, "L'Italia è un pilastro fondamentale dell'Europa. Ed è il paese con il governo più stabile. Merita rispetto per tutti i passi coraggiosi che ha fatto. E io sono d'accordo con Renzi. Il patto non è solo stabilità ma anche crescita, dobbiamo rispettare le regole ma le regole, questo è fondamentale, devono servire per creare crescita: sono due facce della stessa medaglia".

"In questo senso - ha aggiunto - proseguirà la nostra cooperazione. È stato un incontro molto utile, molto positivo. Abbiamo chiarito che cooperiamo in modo molto stretto e amichevole per affrontare quel che ci aspetta. Me ne vado di buonumore".

Il siparietto su Andreotti
Non è mancata l'occasione per i due di farsi anche qualche risata. Il siparietto cultural-politico che passerà alla storia è stato quello che ha preceduto il loro incontro. I due leader infatti sono stati in visita alla chiesa di San Lorenzo in Lucina. "Ho scoperto che era la parrocchia di Giulio Andreotti", ha commentato Schulz. "Tutte le parrocchie erano di Andreotti", ha risposto con una battuta Renzi aggiungendo che il presidente dell'Europarlamento gli ha fatto "una dotta dissertazione su San Lorenzo in Lucina e sulle sue frequentazioni romane".

"Sono d'accordo con Renzi"
Che i due andassero d'accordo era già chiaro dopo aver letto l'intervista uscita su Repubblica questa mattina in cui Schulz diceva: Matteo Renzi non è "nè guastatore, nè profeta: è un capo di governo che parla chiaro, con idee chiare e un forte istinto politico. L'Europa ha bisogno di uno slancio in avanti perchè lo status quo non è sostenibile. A volte, per avanzare, più che di piccoli passi si ha bisogno di una spinta. Renzi chiede all'Europa maggior ambizione? Non posso che essere d'accordo".

"Credo che il rigore da solo non porti da nessuna parte", prosegue. "Le regole esistenti sono state create e rafforzate per garantire una fiducia reciproca tra i membri della zona euro
quando, durante la crisi, la fiducia stava evaporando. Ma all'interno del quadro economico bisogna definire ora una politica comune che sia capace di controbilanciare i cicli economici, rilanciare investimenti e dare maggior peso e forza alla zona euro".

Quanto alla risposta europea davanti alla crisi, Schulz dice che "se avessimo avuto i mezzi e gli strumenti che avevano a disposizione gli Stati Uniti avremmo dovuto usarli come ha fatto Obama. Ma gli strumenti mancavano e abbiamo dovuto crearli strada facendo: dall'Unione bancaria - ancora da completare - al meccanismo unico di risoluzione sono stati fatti passi avanti importanti. Ma non possiamo accontentarci". "Certo le finanze devono essere in ordine perchè la crescita sia sostenibile e non dopata. Ma il rapporto deficit Pil è fatto di numeratore e denominatore. L'Unione europea deve assicurarsi che il denominatore, cioè il prodotto interno lordo, cresca: per troppo tempo ha guardato solo al numeratore".

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