Corsa al quirinale: l'elezione di Sandro Pertini (1978)
News

Corsa al quirinale: l'elezione di Sandro Pertini (1978)

Per tutti è stato il presidente "partigiano", quello della notte "Mundial" a Madrid. La sua elezione però fu molto travagliata

Il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, il 15 giugno annuncia agli italiani, attraverso un messaggio televisivo, che si sarebbe dimesso con effetto immediato, è la seconda volta che accade nella storia repubblicana.

Dopo le dimissioni di Leone, la parola d’ordine tra i partiti è che il nuovo candidato deve essere al di sopra di ogni sospetto. Per la DC si ripropone il solito annoso problema: le correnti del partito arrivano divise all’appuntamento. I nomi che circolano sono: Benigno Zaccagnini, Giulio Andreotti, Guido Gonella e Amintore Fanfani. Il Partito Socialista del nuovo corso propone un rosa di nomi abbastanza ampia: Francesco De Martino (lo sconfitto del ’71), Antonio Giolitti, Giuliano Vassalli e Norberto Bobbio. Il nuovo segretario socialista, Bettino Craxi, è stato chiaro: “Dopo Leone, la Dc deve passare la mano almeno per i sette anni di presidenza e noi poniamo la candidatura di un socialista al Quirinale”. I comunisti propongono un solo nome: Giorgio Amendola.

Sandro Pertini è il nome che tutti pensano ma nessuno pronuncia. A suo sfavore gioca la questione anagrafica ritenuta per tanti un difetto non di poco conto in quanto aveva 82 anni. Ma Pertini era uno dalla tempra dura che nel corso della vita aveva sopportato mille difficoltà e quella dell’età non lo scalfiva affatto.

Il 29 giugno, giorno stabilito per la prima votazione, Montecitorio sembra una fortezza inespugnabile asserragliato com’è da carabinieri in assetto da guerra che imbracciano un mitra. Dopo le prime tre votazioni nelle quali i partiti votano i rispettivi candidati di bandiera, sabato primo luglio la DC comincia la strategia dell’astensione. Domenica 2 luglio Craxi convoca una conferenza stampa alle 11,30 al quinto piano del palazzo di via Uffici del Vicario, sede del gruppo parlamentare socialista per comunicare alla stampa che il PSI intende candidare ufficialmente Sandro Pertini per la più alta carica dello Stato in quanto: “figura eminente della democrazia repubblicana, la cui vita politica si è sempre identificata con lotte per la libertà e per la emancipazione sociale delle classi lavoratrici del nostro Paese”.

Pertini, dal canto suo, non intende essere il candidato delle sinistre e invia una lettera a Craxi con la quale sottolinea che la sua candidatura deve essere intesa come “...espressione di tutto l’arco costituzionale che rappresenta il Paese”. Ora la palla passa alla DC che decide di non mollare per il momento il Quirinale.

Il 4 luglio i repubblicani fanno sapere che Ugo La Malfa potrebbe essere la persona giusta. Si succedono gli incontri tra i vertici dei vari partiti con ognuno che propone una rosa di nomi più o meno attendibile. Il 6 luglio Craxi ritorna su Antonio Giolitti o Giuliano Vassalli. Sembra che sul secondo ci siano margini di accordo. Decima votazione: 429 astenuti e 106 schede bianche.

L’ennesimo vertice tra i partiti porta alla rinuncia di Vassalli, alla riproposta di La Malfa da parte dei repubblicani, al veto dei socialisti che propongono Giolitti osteggiato a sua volta da democristiani e repubblicani con questi ultimi che minacciano la crisi di governo con una dura lettera dello stesso La Malfa.

Finalmente dopo estenuanti trattative, Benigno Zaccagnini comunica che la DC non ha nulla in contrario nel far convergere i propri voti su Pertini: “la Direzione centrale del partito ha ribadito con forza l’esigenza di pervenire ad una solida candidatura dell’area laico-socialista”. Sabato 8 luglio, quando molti italiani sono già in partenza per le ferie, Sandro Pertini viene eletto Presidente della Repubblica con 832 voti (record assoluto) al sedicesimo scrutinio.

Il giorno prima, venerdì 7 luglio, Pertini aveva acquistato un biglietto aereo per recarsi in Francia dove si trovava la moglie, con la quale avrebbe trascorso il fine settimana in quanto la questione dell’elezione presidenziale era una cosa che non lo riguardava più.

I più letti

avatar-icon

Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

Read More