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ANSA / MATTEO BAZZI
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Rula Jebreal la martire del Festival di Sanremo

La giornalista al centro di polemiche da giorni per la sua presenza al Festival accusa: "Non mi vogliono perché faccio paura"

Rula Jebreal non vedeva l'ora di esibire le stimmate. «Qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace», ha detto ieri la giornalista, a cui Repubblica ha dedicato un'intera pagina di intervista a firma Gad Lerner. Il titolo era infuocato: «Io censurata perché rappresento l'Italia inclusiva e tollerante. E questo fa paura». In effetti, l'idea di Rula a Sanremo un po' di timore lo mette. Ma non per via della sua presunta «diversità». A spaventare sono piuttosto i risultati in termini di ascolti che la giornalista rimediò l'ultima volta che apparì in un programma di prima serata su Rai 1.
Era il 2013 e Rula presentò (assieme a Michele Cucuzza) il «docu-reality» Mission, tutto dedicato ai rifugiati e realizzato con la collaborazione di Unhcr e Intersos. Le due puntate in prima serata sulla rete ammiraglia furono un bagno di sangue: 8,16% di share la prima; 8,85% la seconda. Nemmeno il clamoroso (in un certo senso eroico, e comunque memorabile) fiasco di Vittorio Sgarbi scese così in basso.

A scagliarsi contro Mission, nel 2013, fu pure Michele Anzaldi, allora del Partito democratico. La Rai, disse, «è andata incontro a un flop clamoroso di ascolti. Ora chi paga?». È lo stesso Anzaldi che, ieri, da segretario della commissione di vigilanza (e da esponente di Italia viva), si chiedeva come la Rai potesse «censurare la presenza di Rula Jebreal». Si vede che il nostro ha la memoria corta.

Anche Laura Boldrini non sembrò apprezzare troppo Mission. Ma pure lei, ieri, ha difeso Rula: «Il servizio pubblico deve valutare le competenze di una persona non piegarsi alla prepotenza di chi la insulta». Giusto. Infatti, a proposito di competenze, un flop come quello del 2013 consiglierebbe per lo meno un po' di cautela, mettiamola così.
Certo, non si può attribuire alla Jebreal il potere di affossare Sanremo, ma nemmeno quello di trasformarlo in un successo.
A Repubblica Rula ha spiegato: «Abbiamo progettato di coinvolgere Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey» per parlare di diritti delle donne. Il senso è chiaro: senza di me, suggerisce la Jebreal, non ci saranno questa star.
A parte il fatto che a personaggi di tale calibro la Rai potrebbe forse arrivare anche da sola, viene da pensare che di Oprah e Michelle sia decisamente più consigliabile fare a meno. Anche solo per via degli ingaggi monstre, nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro. Ma a Rula importa poco. A lei interessa soprattutto passare per martire. E nel cucirsi addosso l'abito della censurata ne dice di ogni. Si definisce «italiana nuova», quando ormai è in giro da anni, e da anni ribadisce sempre le stesse posizioni, per lo più ostili alla destra. Sostiene di essere «sotto choc», e che in Rai ci sia «un brutto clima», ripete che gli attacchi nei suoi confronti sono partiti da persone vicine a Salvini. A un certo punto arriva a paragonarsi a Liliana Segre (che modestia, pensate...).

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Francesco Borgonovo

(Reggio Emilia, 1983). È caporedattore della Verità. Ha ricoperto lo stesso ruolo a Libero. Ha pubblicato, tra gli altri, i saggi Tagliagole (Bompiani) e L'Impero dell'Islam (Bietti). Con Giacomo Amadori ha collaborato alla stesura del libro I segreti di Renzi (Sperling & Kupfer) di Maurizio Belpietro. Ha lavorato come autore televisivo per programmi in onda sulla Rai e su La7, tra cui La gabbia. Conduce su Telelombardia il talk show politico Iceberg.

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